draghi xi jinping

DRAGHI HA TAGLIATO LE UNGHIE AL DRAGONE - PER LA QUINTA VOLTA DALL’INIZIO DEL 2022, LA CINA PROVA A COMPRARE UN’AZIENDA ITALIANA E VIENE RIMBALZATA GRAZIE AL “GOLDEN POWER” - STAVOLTA E’ TOCCATO A “ROBOX”, SOCIETÀ IN PROVINCIA DI NOVARA, CHE SI OCCUPA DI PRODUZIONE DI APPARECCHIATURE ELETTRONICHE, LINGUAGGI DI PROGRAMMAZIONE E SVILUPPO DELLA ROBOTICA - L'AZIENDA E’ GIÀ PARTECIPATA AL 49 PER CENTO DA EFORT INTELLIGENT EQUIPMENT, GRUPPO CINESE LEGATO A DOPPIO FILO CON IL GOVERNO DI PECHINO - EFORT VOLEVA ACCEDERE AI CODICI SORGENTE E AD ALCUNI FILE DI ROBOX…

Giuliano Foschini per “la Repubblica”

 

mario draghi alla parata del 2 giugno 2022

È il quinto caso in un anno in cui grazie ai poteri speciali del golden power si blocca, o comunque si limita, la vendita di un'azienda italiana a società cinesi. Evidentemente, quindi, non è più un caso. Il governo di Mario Draghi ha deciso la linea dura nei confronti dello shopping di Pechino nelle tecnologie strategiche del nostro paese. Una linea cominciata con Alpi Aviation, la società friulana che produceva droni militari. Proseguita in questo anno e confermata ieri con lo stop al trasferimento di tecnologia fuori dal nostro Paese di Robox - società di Castelletto sopra il Ticino, nel novarese - che si occupa di «progettazione e produzione di apparecchiature elettroniche, linguaggi di programmazione, ambienti di sviluppo della robotica ».

 

ROBOX

L'azienda era già partecipata al 40 per cento da Efort Intelligent Equipment, gruppo cinese che è considerato legato a doppio filo con il governo di Pechino. Efort è salita ora al 49 per cento nel pacchetto societario e contemporaneamente aveva previsto un investimento di circa un milione di euro per accedere ai codici sorgente e ad alcuni file di Robox. Significava mettere nelle mani dei cinesi un pezzo di tecnologia italiana. Ed è su questo che è intervenuto il governo Draghi, utilizzando i poteri speciali del golden power come spesso ha fatto fino a oggi.

 

Efort Intelligent Equipment

La frequenza è documentata dai numeri delle notifiche, obbligatorie quando ci sono cambi di proprietà potenzialmente a rischio. Nel 2021 le richieste sono state poco meno di 500 contro le 342 del 2020 e le appena 83 del 2019. La notifica non corrisponde, chiaramente, all'applicazione del golden power. Ma nel caso dei passaggi di mano con la Cina, si diceva, gli stop sono stati tanti.

 

Si è cominciato con Alpi Aviation in una storia, come ha documentato la Guardia di Finanza, che ha anche un respiro più ampio. E' stato ricostruito infatti che un avvocato napoletano, poco prima della pandemia, girasse per gli studi notarili di Roma a costituire società di comodo per permettere alle società statali cinesi di scalare alcune nostre aziende strategiche. Un piano preciso che è stato rallentato soltanto dalla pandemia che ha raffreddato gli affari.

 

Alpi Aviation

Il governo è poi intervenuto nel bloccare i passaggi di pacchetti azionari della Applied Materials Italia, società che 14 anni fa rilevò la Baccini Spa, di San Biagio di Callalta (Treviso), specializzata in fotovoltaico e che stava per essere acquistata dalla cinese Zhejiang Jingsheng Mechanic. Bloccato anche il passaggio della Lpe, storica fabbrica milanese che produce chip, alla Shenzhen Investment holding. Mentre più recente è lo stop - confermato dal Tar - alla vendita della maggioranza delle azioni di Verisem, la piccola multinazionale italiana delle sementi e degli ortaggi, a Syngenta, colosso svizzero comprato nel 2020 dai cinesi.

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