LA CINA TI CUCINA - LA GIUNTA MILITARE BIRMANA SI È APERTA ALL’OCCIDENTE E ALLE VISITE DI OBAMA E HILLARY MICA PERCHÉ UN BEL GIORNO SI È SVEGLIATA DEMOCRATICA - È CHE PECHINO ERA DIVENTATA IL “BULLO” DELLO STATO, E HA SPREMUTO LA BIRMANIA PER ANNI SENZA OFFRIRE PARTICOLARI ‘’BENEFICI’’ ALLE OLIGARCHIE - OBAMA SARÀ PIÙ GENEROSO? - SUU KYI: “DIFFIDATE DEL MIRAGGIO DELLE RIFORME”…

Ilaria Maria Sala per "la Stampa"

Il rapido progresso democratico portato avanti dalla Birmania, dopo decenni di dittatura militare, ha colto quasi tutti di sorpresa, e fra le motivazioni che vengono date per un così repentino e totale cambiamento di rotta c'è anche quella dello zampino cinese. Non perché Pechino abbia spronato il Paese vicino ed alleato a democratizzarsi, ma perché l'abbraccio cinese sarebbe stato così stretto e soffocante da aver spinto i generali birmani ad aprirsi per cercare altri alleati altrove.

Gli investimenti cinesi in Birmania sono stati abbondanti, per quanto spesso definiti «rapaci» - fra opere di disboscamento massiccio e un'invasione del mercato locale con beni scadenti a basso costo -, mentre le proteste popolari contro parte dell'operato cinese non sono passate inosservate. Lo scorso anno, dopo scioperi e manifestazioni, il governo di Naypydaw ha deciso infatti, contro ogni aspettativa, di cancellare un enorme progetto idroelettrico a Myitsone, che avrebbe dovuto fornire energia alla Cina. Lo shock causato nei circoli governativi e diplomatici cinesi dalla chiusura del progetto a Myitisone è stato significativo, e sembra aver lasciato tracce profonde.

Quest'anno, di nuovo, sono scoppiate proteste anti-cinesi, che riguardano invece la società mineraria Wangbao Mining, la quale ha firmato un accordo lo scorso giugno per aprire una miniera di rame a Monywa. Un altro progetto massiccio, che prevede la confisca di 78.000 ettari di terra, lo spostamento di migliaia di abitanti, l'inquinamento delle acque di un fiume, l'abbandono dei campi agricoli e la profanazione di alcuni luoghi sacri per la popolazione locale.

Nei lunghi anni bui in cui il malgoverno dei militari aveva portato la Birmania ad un isolamento diplomatico quasi totale, la presenza della Cina, disposta a tessere alleanze senza fare domande imbarazzanti, era l'unico segnale di amicizia internazionale che arrivava alla giunta. Un segnale talmente intenso da suscitare iniziative diplomatiche di reazione dall'India, abituata a considerare la Birmania parte della sua sfera d'influenza tradizionale, ed irritata dallo sconfinare cinese nel suo «cortile di casa».

Ma la Cina sembra aver preteso troppo, sia in termini di concessioni economiche che di influenza politica, e secondo alcune indiscrezioni diplomatiche, il gigante anti-democratico della regione avrebbe avuto suo malgrado un effetto pro-democrazia sul Paese. La dipendenza dalla Cina stava cominciando ad avere per la Birmania un costo troppo alto.

L'arrivo di Obama in Birmania si gioca dunque in questo delicato contesto, che vede la diplomazia cinese mietere insuccessi e Pechino stessa essere ormai considerata come il bullo della regione: ha in piedi contenziosi con tutti i suoi vicini marittimi, con i quali ha grosse dispute territoriali, e rifiuta per ora di affrontarle tramite l'apertura di un dialogo. Anzi, finora Pechino ha voluto gestire le tensioni con crescente aggressività, suscitando sospetto e timore tutt'intorno.

Che cosa sia alla base di questo stato di cose non è del tutto chiaro: da una parte, di recente l'esercito cinese si è mostrato più irrequieto, e insofferente davanti all'ipotesi delle trattative. Ma sembra anche esserci un'innegabile arroganza che si accompagna all'essere divenuta la seconda economia mondiale in pochi decenni di riforme economiche, che porta Pechino a considerare con malcelato senso di superiorità i suoi vicini.

Questo, lo scenario in cui gli Stati Uniti hanno annunciato di voler spostare ad Est l'orientamento della politica estera americana: e se fino a poco tempo fa l'America poteva essere vista in Asia come spinta da una volontà egemonica o imperialista, l'irrompere sulla scena di una Cina così carica di pretese sembra aver cambiato le carte in tavola, garantendo agli Usa un caloroso benvenuto.


BIRMANIA: SUU KYI, DIFFIDARE MIRAGGIO SUCCESSO RIFORME PAESE
(ANSA-AFP) - La leader dell'opposizione birmana ha lanciato un appello ai birmani e alla comunità internazionale di diffidare del "miraggio del successo" delle riforme birmane, dopo un incontro con il presidente Usa Barack Obama nella sua abitazione a Rangoon. "Il momento più difficile in una fase transizione è quando il successo è in vista. Quindi dobbiamo stare molto attenti a non essere ingannati dal miraggio del successo", ha detto in una breve dichiarazione alla stampa.

 

OBAMA BACIA AUNG SAN SUU KYI OBAMA E HILLARY CLINTON IN BIRMANIA OBAMA E HILLARY CLINTON IN BIRMANIA MYANMAR OBAMA E HILLARY CLINTON IN BIRMANIA MYANMAR OBAMA E AUNG SAN SUU KYI

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