CODICE PENATI - NEL MIRINO DEI PM LA STRANA VENDITA DI QUEL 15% DI AZIONI SERRAVALLE (VALUTANDOLE IL TRIPLO DI NOVE MESI PRIMA) DA PARTE DEL GRUPPO GAVIO ALLA PROVINCIA GUIDATA DA PENATI, CON UN GUADAGNO PER L’IMPRENDITORE DI 176 MLN € - UN AFFARONE CHE VENNE "GIRATO" ALL'UNIPOL DI CONSORTE: GAVIO, REALIZZATA L’ENORME PLUSVALENZA, DECISE D’IMPEGNARE 50 MLN € nella scalata Unipol-Bnl....

Paolo Colonnello per "La Stampa"

"Ma lo sgobbo per Penati quant'è?». Nel colorito linguaggio del pirotecnico Piero Di Caterina, le tangenti si chiamano così: «sgobbo», ovvero, in milanese, la fatica, il piegarsi, lo scavallamento. La domanda rivolta a bruciapelo dal titolare della società di trasporti Caronte, piomba una sera di un paio di anni fa durante una cena, nel piatto del povero Antonio Princiotta, il fedele segretario generale della Provincia all'epoca governata da Filippo Penati.

Di Caterina è come al solito in affanno per ottenere i soldi dall'Atm, nonchè deciso a rientrare da quelli che lui considera «prestiti» fatti all'amico Penati: all'incirca 7 miliardi di lire. Per questo è così interessato a sapere degli «sgobbi» altrui. I due quella sera però non stanno parlando di autobus ma di autostrade, in particolare della Milano-Serravalle, il trafficatissimo nastro d'asfalto che collega Milano al mare della Liguria e che adesso è diventato il nuovo fronte d'indagine della Procura di Monza.

Da ieri infatti i pm Mapelli e Macchia hanno chiesto ai colleghi di Milano il fascicolo della vecchia inchiesta aperta dal pm Stefano Civardi prima sul tentato acquisto delle azioni da parte della Provincia guidata da Ombretta Colli e poi sulla vendita del 15 per cento delle quote della A7 da parte del gruppo Gavio alla Provincia guidata da Penati, perché sospettano che l'intera operazione abbia coperto uno «sgobbo» mica da ridere a vari politici. E non è detto solo del centrosinistra.

All'epoca, ovvero estate 2005, la plusvalenza realizzata dal defunto Marcellino Gavio fu pari a 176 milioni di euro. E l'operazione fece discutere anche perché l'anno prima, 2004, la Procura di Milano aveva aperto un'indagine proprio sulla battaglia per il controllo della Serravalle e gli accordi tra l'allora presidente della Provincia Ombretta Colli e il gruppo Gavio.

Le intercettazioni regalarono agli inquirenti uno spaccato interessante che però non riuscì ad essere corroborato da prove definitive, riuscendo a registrare sia «la gestione Colli» che quella di Penati.

Così se all'inizio in alcuni passaggi vennero evocate «noccioline», oppure «latte di buona vernice» o «argomenti da portare alla signora», successivamente, 30 giugno 2004, sui nastri finì persino la voce del segretario Pierluigi Bersani: «Bersani dice a Gavio che ha parlato con Penati... Dice a Gavio di cercarlo per incontrarlo in modo riservato: ora fermiamo tutto e vedrà che tra una decina di giorni, quando vi vedrete, troverete un modo...»

Il 5 luglio è Penati a chiamare Gavio: «Buongiorno, mi ha dato il suo numero l'onorevole Bersani...». Ci fu un incontro in un albergo di Roma. E alla fine un accordo si trovò. La Provincia, che già deteneva la quota di maggioranza dell'autostrada, spese ben 238 milioni di euro per conquistarne un altro 15 per cento, senza nessun senso logico apparente. Anche perché ogni azione venne pagata 8,93 euro, mentre solo 18 mesi prima Gavio le aveva acquistate a 2,9.

Un affarone, per Gavio. Un po' meno per i cittadini. Un po' più, invece, per un altro campione della finanza rossa: Gianni Consorte, l'ex presidente di Unipol che in quell'estate infuocata, l'estate dei «furbetti del quartierino», era impegnato nella scalata della Bnl, la banca di cui l'allora segretario dei Ds Piero Fassino si illuse a un certo punto di essere diventato proprietario («Allora, abbiamo una banca?»). Gavio infatti, dopo aver realizzato l'enorme plusvalenza, decise d'impegnare 50 milioni di euro nell'acquisto dello 0,5 per cento della banca per affiancare Consorte.

C'entra qualcosa la decisione di Penati di acquistare contro ogni logica le quote Milano Serravalle con la gigantesca operazione finanziaria dell'allora gran capo di Unipol? È quanto vorrebbero capire i magistrati partendo proprio da quella domanda sullo «sgobbo per Penati» rivolta a bruciapelo da Di Caterina all'amico Princiotta.

Il quale, l'altro ieri, davanti ai pm ha un po' balbettato quando il sostituto procuratore Mapelli gli ha fatto presente che «lo sgobbo» poteva rappresentare un reato. «Ma io - ha risposto Princiotta - credevo fosse solo un'illazione».

 

penati filippoMarcellino GavioPIERO DI CATERINA OMBRETTA COLLI bersani penati unipol giovanni consorte 001 lapFASSINO VITTORIOSO

Ultimi Dagoreport

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

davide lacerenza giuseppe cruciani selvaggia lucarelli

TE LO DÒ IO IL “MOSTRO”! – SELVAGGIA LUCARELLI, CHE SBATTE AL MURO GIUSEPPE CRUCIANI, REO DI ESSERE NIENT’ALTRO CHE IL “MEGAFONO” DI LACERENZA, DIMENTICA CHE L’AUTORE DEL PRIMO ARTICOLO CHE HA PORTATO ALLA RIBALTA LE NEFANDEZZE DELLO SCIROCCATO DELLA GINTONERIA E’ PROPRIO LEI, CON UNA BOMBASTICA INTERVISTA NEL 2020 SULLE PAGINE DI T.P.I. (“LA ZANZARA” ARRIVA SOLO NEL 2023) – POI TUTTI I MEDIA HANNO INZUPPATO IL BISCOTTO SULLA MILANO DA PIPPARE DI LACERENZA. IVI COMPRESO IL PALUDATO “CORRIERE DELLA SERA" CHE HA DEDICATO UNA PAGINATA DI INTERVISTA AL "MOSTRO", CON VIRGOLETTATI STRACULT (“LA SCOMMESSA DELLE SCOMMESSE ERA ROMPERE LE NOCI CON L’UCCELLO, VINCEVO SEMPRE!”) - ORA, A SCANDALO SCOPPIATO, I TRASH-PROTAGONISTI DELLE BALORDE SERATE MILANESI SPUNTANO COME FUNGHI TRA TV E GIORNALI. SE FILIPPO CHAMPAGNE È OSPITE DI VESPA A “PORTA A PORTA”, GILETTI RADDOPPIA: FILIPPO CHAMPAGNE E (DIETRO ESBORSO DI UN COMPENSO) LA ESCORT DAYANA Q DETTA “LA FABULOSA”… - VIDEO

andrea scanzi

DAGOREPORT - ANDREA SCANZI, OSPITE DI CATTELAN, FA INCAZZARE L’INTERA REDAZIONE DEL “FATTO QUOTIDIANO” QUANDO SPIEGA PERCHÉ LE SUE “BELLE INTERVISTE” VENGONO ROVINATE DAI TITOLISTI A LAVORO AL DESK: “QUELLO CHE VIENE CHIAMATO IN GERGO ‘CULO DI PIETRA’ È COLUI CHE NON HA SPESSO UNA GRANDE VITA SOCIALE, PERCHÉ STA DENTRO LA REDAZIONE, NON SCRIVE, NON FIRMA E DEVE TITOLARE GLI ALTRI CHE MAGARI NON STANNO IN REDAZIONE E FANNO I FIGHI E MANDANO L'ARTICOLO, QUINDI SECONDO ME C'È ANCHE UNA CERTA FRUSTRAZIONE” - “LO FANNO UN PO’ PER PUNIRMI” - I COLLEGHI DEL “FATTO”, SIA A ROMA CHE A MILANO, HANNO CHIESTO AL CDR DI PRENDERE INIZIATIVE CONTRO SCANZI - CHE FARA’ TRAVAGLIO? - LE SCUSE E LA PRECISAZIONE DI SCANZI - VIDEO!

roberto tomasi – andrea valeri blackstone – gianluca ricci macquarie – scannapieco – salvini autostrade

DAGOREPORT - DUE VISIONI CONTRAPPOSTE SUL FUTURO DI AUTOSTRADE PER L’ITALIA (ASPI) SI SONO CONFRONTATE AL CDA DI QUESTA MATTINA. DA UNA PARTE CDP (51%), DALL’ALTRA I FONDI BLACKSTONE (24,5%) E MACQUARIE (24,5%). IN BALLO, UN PIANO CHE HA COME PRIORITÀ LA MESSA IN SICUREZZA DELLA RETE AUTOSTRADALE. ALLA RICHIESTA DEI DUE FONDI DI VARARE UN SOSTANZIOSO AUMENTO DELLE TARIFFE, CHE PORTEREBBERO A UNA IMPENNATA DEI PREZZI SU OGNI GENERE DI MERCI E UN TRACOLLO DI CONSENSO PER IL GOVERNO MELONI, OGGI IN CDA CDP HA RISPOSTO CON UN CALCIONE DECIDENDO CHE NON SARANNO PIÙ DISTRIBUITI DIVIDENDI PARI AL 100% DELL’UTILE: PER L'ESERCIO 2024 SI LIMITERANNO AL 60% - CHE FINE FARA' IL CEO ROBERTO TOMASI?