COME DAGO-ANTICIPATO, DRAGHI, NEL SUO INCONTRO PRE-NATALIZIO CON SALVINI, HA FATTO PRESENTE CHE È DISPOSTO A RESTARE A PALAZZO CHIGI, A PATTO CHE IL GOVERNO SIA SOLIDO (E ABBIA UN PROGRAMMA DEFINITO) – “NONNO MARIO” NON CI STA A FARE LA FOGLIA DI FICO DEI PARTITI IN UN ANNO ELETTORALE. TRADOTTO: COMANDO IO, E ALLA PRIMA SBANDATA VI MANDO A QUEL PAESE…
PER INCHIAVARDARE DRAGHI A PALAZZO CHIGI BISOGNA DARGLI UN GOVERNO SOLIDO (E UN PROGRAMMA DEFINITO) - NELL’INCONTRO DEL 23 DICEMBRE A PALAZZO CHIGI CON SALVINI, MARIOPIO HA FATTO PRESENTE CHE IL SUO GOVERNO È SCATURITO DA UN’EMERGENZA MA PER CONTINUARE FINO ALLE POLITICHE DEL 2023, ALL’ITALIA SERVE UN ESECUTIVO CON UN PROGRAMMA DEFINITO, CON ALMENO 5 PUNTI IMPORTANTI. E TALE ACCORDO TRA I PARTITI, DEVE AVVENIRE PRIMA DEL VOTO PER IL NUOVO CAPO DELLO STATO ALTRIMENTI...
mario draghi sergio mattarella
I PALETTI DI DRAGHI AI PARTITI: POSSO RESTARE PREMIER SOLO SE LIBERO DI DECIDERE
Carlo Bertini per “La Stampa”
Posto che il commiato di Mattarella sia definitivo e che il retropensiero dei leader non sia «tanto alla fine c'è sempre lui», il rebus del Quirinale si complica: all'accordo sul prossimo capo dello Stato va sommato infatti quello sul nuovo governo che verrà. E pur essendo d'accordo sul punto, i partiti rischiano proprio su questo di finire a gambe per aria.
La tesi lanciata da Renzi e condivisa da Letta che il prossimo premier debba esser un politico, («siamo tutti per una tenuta salda degli equilibri costituzionali», dicono al Nazareno) si scontra con la scelta del nome: «Se la Lega lanciasse Giorgetti, noi diremmo Guerini o Franceschini e se Forza Italia spingesse su Brunetta...di questo passo non si va da nessuna parte», sintetizza un dirigente dem.
Fatto sta che il totem piantato dal leader Pd - che i due corni del problema (Quirinale e Chigi) vadano tenuti assieme altrimenti si precipita verso le urne - trova sponde ormai in tutte le anime del Pd: che ora sono meno restie a dare il via libera a Draghi al Quirinale, ma chiedono un accordo blindato sul «dopo». Del problema hanno parlato a vario titolo Letta e i ministri dem col premier negli scambi di auguri di fine anno.
giancarlo giorgetti e matteo salvini 2
E hanno raccolto un messaggio dal presidente del Consiglio di questi tenore: posso pure restare a palazzo Chigi, ma in un quadro in cui la maggioranza sia la stessa e che il governo sia messo in grado di operare. Un messaggio recapitato giorni fa anche a Salvini e ripetuto a tutti in queste ore.
Della serie, Draghi non ci sta a fare la foglia di fico dei partiti in un anno elettorale, alla prima sbandata in cui non fosse messo in grado di decidere, lascerebbe il campo: nessun ruolo da mediatore come capitato già troppe volte in questi mesi, con la manovra di bilancio ed i provvedimenti sulla pandemia.
Pd più compatto su Draghi
Ma il premier è anche consapevole che la sua corsa al Quirinale è minacciata dai franchi tiratori e i dem, da Letta a Lorenzo Guerini, passando per Dario Franceschini, gli hanno detto l'unico modo per sventare le insidie è lavorare ad un accordo di ferro sulla durata della legislatura.
Il ministro della Difesa, che controlla la corrente più corposa dei gruppi dem, Base Riformista, lo ha spiegato così ai suoi: «Più che su chi farà il presidente della Repubblica bisogna concentrarsi su come dare continuità ed efficacia all'azione di governo, la pandemia e il Pnrr chiedono un governo forte retto da partiti responsabili». Insomma, i ragionamenti che fanno i big del Pd in queste ore sono questi: «Le urgenze del Paese necessitano un'azione di governo seria, non condizionata dalle preoccupazioni elettorali del 2023».
Dunque ormai il baricentro della discussione nei partiti si è spostato: il problema non è più chi andrà al Colle, ma il governo. Un governo che potrebbe pure continuare a essere retto dal premier attuale, disposto però a restare per operare al meglio e non per fare da parafulmine agli scontri tra partiti. Salvini potrebbe sfilarsi E nel Pd si è pure aperto un altro fronte: Draghi ha posto come condizione per restare che la maggioranza resti la stessa, «ma se a palazzo Chigi non ci fosse più lui, Salvini potrebbe sfilarsi più agevolmente», notano preoccupati i dem.
Che non credono alla tesi di un governo senza Draghi «a maggioranza Ursula», ovvero con Forza Italia e senza la Lega. E quindi a maggior ragione hanno fatto sapere al premier che un accordo di ferro sul prossimo governo deve esser costruito insieme al centrodestra, perché altrimenti può crollare tutto.
conferenza stampa di fine anno di mario draghi 2
Nessuno si fida di nessuno: quando nelle sue chiacchierate Renzi fa sapere che l'altro Matteo sarebbe felice di stare un anno all'opposizione e che non vuole andare alle urne perché ha bisogno di tempo, al Nazareno si chiedono se sia realistico pensare che Forza Italia possa sganciarsi dal Carroccio e dalla Meloni.
Specie con questa legge elettorale che obbliga a unirsi in coalizioni per vincere quel 30% dei seggi messi in palio con le sfide nei collegi. Anche per questo nei vari consigli elargiti a Draghi c'è anche quello di includere nel patto del futuro governo pure la modifica della legge elettorale, in un sistema proporzionale per favorire questa via di uscita agli azzurri...