COME DAGO-RIVELATO, BEPPE GRILLO GODE NEL VEDERE CONTE SPROFONDARE NELLE SABBIE MOBILI: PEPPINIELLO APPULO HA FATTO INCAZZARE L’ELEVATO PER COME HA TRATTATO CHIARA APPENDINO E VIRGINIA RAGGI. E ORA BEPPE-MAO GLI RENDE PAN PER FOCACCIA, PERCHÉ SA CHE L’AVVOCATO DI ALPA NON PUÒ FARE A MENO DI LUI, VERO E UNICO PADRE PADRONE DEL MOVIMENTO - NONOSTANTE I TENTATIVI DI CONVERSIONE DI LUIGI DI MAIO, LA METAMORFOSI DEI GRILLINI NON È ANCORA COMPIUTA…
GIUSEPPE CONTE E BEPPE GRILLO A MARINA DI BIBBONA
1 - CONTE, UN UOMO SOLO ALLO SBANDO! - GRILLO OSSERVA DA LONTANO PEPPINIELLO APPULO CHE SPROFONDA NELLE SABBIE MOBILI E GODE: L’ELEVATO È MOLTO RISENTITO PER COME L’EX PREMIER HA TRATTATO CHIARA APPENDINO E VIRGINIA RAGGI. E COSÌ SI RIFIUTA DI DARE UNA MANO A “GIUSEPPI” NELLA LOTTA CONTRO I GRUPPI PARLAMENTARI E SI GUARDA BENE DAL VENIRE A ROMA. IL MESSAGGIO È CHIARO: IL PADRE PADRONE DEL MOVIMENTO È LUI E NON L’AVVOCATO DI CASALINO, E USA DI MAIO PER LOGORARLO A FUOCO LENTO…
2 - GRILLO FA SENTIRE IL SILENZIO E L’ASSENZA MENTRE L’EX PREMIER CERCA UN SOSTEGNO
Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
Esistono silenzi che dicono più di mille discorsi. Quello di Beppe Grillo sulle vicende del Movimento 5 Stelle guidato da Giuseppe Conte è il modo più comodo di stare seduto sulla riva del fiume, in attesa. L’ex presidente del Consiglio parla più che può. Parla ai suoi parlamentari, in televisione, nelle piazze.
giuseppe conte vs beppe grillo meme
E ogni volta deve rispondere alla domanda sui rapporti con il padre e ancora padrone del partito di cui lui è diventato capo unico e indiscusso, almeno sulla carta. Senza poter esimersi dal rispondere che tutto va bene, che c’è un uomo solo al comando con il consenso tacito dell’uomo che per anni ha comandato da solo, al massimo in condivisione con Gianroberto Casaleggio, con la storia a ricordarci che non furono rose e fiori.
A Roma lo sanno tutti che è una mezza verità, e già stiamo larghi. Se le cose tra i due filassero lisce come suggeriscono le veline e qualche opportunità fotografica che viene annunciata imminente per carità di patria contiana, allora l’Elevato di Genova si sarebbe già materializzato nella Capitale.
La visita, invocata a gran voce da quelli che lui chiama «i suoi ragazzi» e Conte invece gruppo parlamentare, definizione più appropriata ma indicativa di una distanza sentimentale difficile da colmare rispetto a chi c’era prima di lui, doveva avvenire il mese scorso. Grillo era già con il piede sull’uscio della sua villa di Nervi, quando venne fermato dalla richiesta dei deputati più vicini a Conte. Non era il momento giusto per tornare sulla scena, l’epifania avrebbe oscurato il difficile lavoro di affermazione personale dell’altro. Adesso, è l’esatto contrario.
conte grillo ristorante marina di bibbona
Sono le truppe più vicine al nuovo corso a chiedere un cenno, meglio ancora una apparizione in carne e ossa da parte di Grillo, anche a costo di rendergli visita a domicilio, in stile Maometto che va alla montagna. C’è bisogno di puntellare una nuova leadership che si vorrebbe assoluta. Ma che in realtà fatica a trovare il giusto di canale comunicativo per fare breccia nei cuori dei peones pentastellati . E così, Beppe Grillo è riuscito a sublimare il suo eterno ritorno semplicemente stando zitto.
VINCENZO SPADAFORA GIUSEPPE CONTE
Lui non c’è, ma è come se ci fosse, al momento vincitore di un braccio di ferro silenzioso senza fare alcun sforzo. Agli altri il vano sforzo di interpretare gli oracoli del suo blog, che siano tematiche marziane il post che si chiede «Perché spendiamo tanti soldi per andare nello Spazio?» o più terrene come l’ultimo intervento sulle fake news «che infestano innegabilmente l’orizzonte contemporaneo».
E qui per altro bisogna mordersi la lingua, soprattutto quando l’ex comico scrive che la lotta contro la disinformazione è diventata ormai una priorità assoluta. Nella sua testa, non può esistere una guida politica in leasing, su questo non ha certo cambiato idea. Come una specie di Jep Gambardella del M5S, non gli interessa partecipare ad alcuna festa, ma vuole conservare il potere di rovinarle, fosse anche solo con il suo silenzio. Non c’è nuovo Statuto che possa limitare questa facoltà, derivante da una comprensione profonda delle viscere della sua creatura.
Che sia arbitro super partes dei Cinque Stelle o convitato di pietra sempre felice di esserlo, al cofondatore dei Cinque Stelle non dispiace affatto questo ruolo da grande vecchio titolare di un filo diretto con Mario Draghi, quando invece il suo successore comunica con l’uomo che lo ha sostituito a Palazzo Chigi quasi esclusivamente a mezzo stampa. Conte non può stare con lui ma neanche senza di lui. Qualunque cosa succeda, sarà sempre obbligato a ricucire un rapporto personale mai decollato.
E allora perché sforzarsi, meglio limitarsi a tacere, osservando lo spettacolo d’arte varia di un leader che ha preteso da lui i pieni poteri e ora non riesce a eleggere il proprio capogruppo nel Senato che doveva essere il suo feudo. Non è un mistero che Grillo sia molto attento alle sorti del ricorso intentato a Napoli da un gruppo di attivisti della prima ora contro la legittimità della consultazione che lo scorso 6 agosto ha eletto l’ex premier capo assoluto del Movimento. Se dovesse essere accolto, il nuovo corso verrebbe azzerato. In quel caso, Grillo tornerebbe per forza di cose a essere parlante. E i sostenitori del nuovo corso potrebbero finire con il rimpiangere i bei tempi andati del suo silenzio .
3 - IL TENTATIVO DI ACCELERARE LA METAMORFOSI DEL GRILLISMO
Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
Le cautele residue del Pd sull'inserimento dei grillini nel gruppo parlamentare socialista europeo vanno lette in parallelo con le vicende del M5S in Italia. L'ipotesi di un'accelerazione, spuntata ultimamente come riflesso e proiezione dell'alleanza con la sinistra, in embrione a livello nazionale, non è inverosimile.
Dopo la sconfitta alle Amministrative di ottobre, il vertice grillino ha fretta di voltare pagina; e il partito di Enrico Letta, che le ha vinte e oggi sarà a Bruxelles, è pronto ad assecondare l'ingresso in un gruppo già piuttosto eterogeneo. Il problema è che il M5S teme di perdere il pezzo di potere strappato nell'Ue; e di ritrovarsi minoranze interne ulteriormente in subbuglio. In più, al di là della fama di movimento estremista guadagnata in questi anni, non risulta ancora definita la sua vera identità: perfino rispetto al Covid e alle vaccinazioni.
vincenzo spadafora e luigi di maio
Dal 2019 al febbraio scorso il M5S è stato alleato col Pd, ma appena un anno prima andava a braccetto con la Lega di Matteo Salvini: entrambi in chiave anti-sistema e euroscettica, con un'area impregnata anche di cultura antiscientifica. È vero che su questo, come sulla politica estera e la giustizia, si sono registrate conversioni da una posizione all'altra. Forse, però, non si sono avuti un'elaborazione e un ripensamento degni di questo nome.
La partecipazione al governo di Mario Draghi è un ulteriore passaggio nella ricerca di una legittimazione che alleggerisca queste zavorre ideologiche. Ma, come per la Lega, ristagnano i pregiudizi. D'altronde, i tormenti che il grillismo sta vivendo raccontano una transizione incompiuta.
Non è chiaro se il dualismo tra il nuovo leader Giuseppe Conte, ex premier, e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, farà esplodere o stabilizzerà il Movimento. Ma potrebbero complicare la trattativa in incubazione. La disponibilità del Pd deve fare i conti con quanti chiedono di capire quale M5S sarà l'interlocutore; e soprattutto con quale livello di affidabilità e di tenuta.
È probabile che la situazione si chiarisca. L'insistenza con la quale Di Maio colleziona «mea culpa» per gli errori del passato va in questa direzione. Basta pensare al «gesto sconsiderato», parole dell'ex ministro grillino Vincenzo Spadafora, della visita di Di Maio vicepremier ai «gilet gialli» francesi con Alessandro Di Battista, nel febbraio del 2019: un Di Battista tuttora contrario, ad esempio, al green pass.
Eppure c'è grande attenzione al modo in cui il grillismo di governo cerca di cambiare profilo: sarebbe un'evoluzione positiva. Il problema è che sia anche una metamorfosi credibile e irreversibile. Per quanto disastrato e diviso, fino al voto il gruppo del M5S rimane il più numeroso nel Parlamento italiano.