COME DAGOANTICIPATO, DRAGHI SPINGE PER UN G20 STRAORDINARIO SULL’AFGHANISTAN MENTRE BIDEN TENTENNA - SUPERMARIO, CHE VUOLE COINVOLGERE CINA, RUSSIA E TURCHIA SU KABUL, HA FISSATO I PALETTI SU CUI CONVERGERE: DIRITTI UMANITARI, CONDANNA DEL TERRORISMO, TUTELA DELLE MIGRAZIONI E DEL PROCESSO DI EVACUAZIONE DEGLI AFGHANI CHE HANNO COLLABORATO CON L’OCCIDENTE - OLTRE AL CONGELAMENTO DEI FONDI E DEGLI AIUTI FINANZIARI PER OBBLIGARE I TALEBANI A TRATTARE - LA LINEA COMUNE SARA’ FISSATA AL G7 DELLA PROSSIMA SETTIMANA…
1 - LA SPINTA DI DRAGHI PER IL G20 (IN ATTESA DI PARLARE CON XI JINPING)
Marco Galluzzo per il “Corriere della sera”
Il metodo di lavoro che si sono dati Mario Draghi e Luigi Di Maio è quello di una stretta sinergia nei contatti internazionali. Il ministro degli Esteri fa di solito da apripista, parla con il suo omologo cinese, americano, francese, poi il dossier arriva sul tavolo di Palazzo Chigi e passa al presidente del Consiglio che rafforza a sua volta l'esigenza di un G20 a guida italiana per metà settembre con i capi di Stato e di governo. Fino ad ora nessuno ha detto di no, compresi i cinesi, anche se si attende nei prossimi giorni un colloquio fra Draghi e Xi Jinping.
Di sicuro lo sforzo diplomatico che vede come protagonista il capo del governo non è facile: il G7 della settimana prossima, anche se non ancora fissato, vedrà una comunità di 7 leader che hanno più di un denominatore comune e una certa facilità a raggiungere obiettivi condivisi. Ma è solo con un formato come il G20, di cui l'Italia ha la presidenza, che si possono raggiungere risultati più efficaci, anche per il coinvolgimento dell'India, della Russia e della Cina.
I target a cui sta lavorando il premier nei suoi contatti, ultimo quello di due giorni fa con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, sono un insieme di convergenze su almeno tre o quattro temi: diritti umanitari, condanna del terrorismo, tutela delle migrazioni e del processo di evacuazione degli afghani che hanno collaborato con la coalizione internazionale. E infine, non ultimo come importanza, il congelamento dei fondi e degli aiuti finanziari internazionali come strumento di deterrenza per obbligare i talebani ad accettare alcune condizioni.
Un obiettivo che sarebbe monco se raggiunto solo in sede di G7, e per il quale Draghi è convinto che ci voglia il pieno coinvolgimento almeno di Mosca e Pechino. Anche per questo il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov discuterà con il suo omologo italiano Di Maio, e subito dopo anche direttamente con Draghi, degli obiettivi di un G20 straordinario, durante la sua visita a Roma del 26 e 27 agosto.
In questo solco si è svolta anche la telefonata di Draghi con Biden. I due hanno convenuto sulla necessità di arrivare ad una sintesi comune in sede di G7, ma hanno discusso anche dello sforzo diplomatico italiano e di allargare ad altri contesti geopolitici, attraverso il G20, la ricerca di decisioni realmente efficaci per condizionare il governo dei talebani: quantomeno all'aderenza a principi base di diritti umani, al mantenimento della promessa, fatta a Washington nei mesi scorsi, durante i colloqui sul ritiro del contingente americano, di non tornare ad essere un epicentro di accoglienza del terrorismo islamico.
Anche Di Maio ritiene essenziale il congelamento dei fondi, lo ha detto due giorni fa nel corso della ministeriale della Nato: «Chi detiene adesso il comando in Afghanistan deve capire che lo terremo d'occhio e lo considereremo responsabile, usando tutta la nostra leva economica, compresi i finanziamenti. A questo proposito, non possiamo evitare di lavorare con tutte le parti, come Pakistan, Russia e Cina, che condividono con noi la stessa preoccupazione».
afghanistan evacuazione di cittadini afghani all aeroporto di kabul 5
2 - G7, SPONDA DRAGHI PER BIDEN MA GLI USA RITARDINO L'USCITA
Marco Conti per “il Messaggero”
«Biden e Draghi hanno accolto con favore l'opportunità per il G7 di pianificare un approccio comune sull'Afghanistan al summit in formato virtuale dei leader della prossima settimana». La nota della Casa Bianca che sintetizza il colloquio telefonico tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il presidente americano Joe Biden mette nero su bianco ciò che è stato evidente anche nella conferenza stampa che il presidente Usa ha tenuto poco prima della telefonata: Biden ha bisogno dell'aiuto dei suoi alleati per tentare di uscire senza danni dal pantano afghano riuscendo a portare a casa tutti gli americani e tutti, o quasi, coloro che hanno collaborato con Washington.
Il Comandante in Capo è indubbiamente in difficoltà e nel colloquio non solo ha dato appuntamento a Draghi al G7 convocato dalla presidenza inglese e che potrebbe tenersi a metà settimana, ma ha anche aperto ad una riunione straordinaria del G20 che la presidenza italiana intende convocare per mettere intorno allo stesso tavolo molti dei Paesi coinvolti a vario titolo nella vicenda afghana. Ovviamente i due leader hanno iniziato la conversazione parlando delle difficoltà che si incontrano nel rimpatrio dei militari e soprattutto dei civili.
mario draghi joe biden al g7 2
Nella nota diffusa dalla Casa Bianca si legge che i due «hanno discusso dell'importanza di uno stretto coordinamento» tra il personale militare e civile dei due Paesi a Kabul e «che stanno lavorando insieme instancabilmente per evacuare in sicurezza i loro cittadini, gli afghani che hanno coraggiosamente sostenuto noi e la Nato nello sforzo bellico e altri cittadini afghani vulnerabili». Il disastroso disimpegno da Kabul sta generando una crisi umanitaria e secondo Germania, Francia, Regno Unito e Italia, Washington non può pensare di limitarsi al rimpatrio degli americani e di qualche migliaio di collaboratori ritenendo chiusa la faccenda il 31 agosto.
afghanistan bambini tra le macerie
E' per questo che la riunione del G7 sarà importante per ricompattare l'Occidente sulla strategia da adottare anche in vista del G20 e, soprattutto, per sanare una serie di incomprensioni per una modalità di uscita che Italia e Regno Unito in testa, hanno contestato sin dal primo annuncio dato dagli americani in sede Nato. Tenuti all'oscuro dagli accordi di Doha, i Paesi occidentali che hanno partecipato alle missioni militari e umanitarie intendono ora spingere Biden ad una maggiore condivisione delle informazioni e ad accettare di essere aperti alla collaborazione con Cina, Russia, Turchia, Arabia Saudita e anche il Pakistan.
AFGHANISTAN - UNA FOLLA ACCLAMA KHALIL HAQQANI
Nella sua ultima dichiarazione Mario Draghi è stato chiaro nel delineare il quadro nel quale intende muoversi da presidente del G20. Alle telefonate con il premier inglese Johnson, il presidente francese Macron, la Cancelliera Merkel, è seguita la conversazione con il presidente russo Vladimir Putin e il colloquio che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha avuto con il suo collega cinese Wang Yi che una ventina di giorni fa ha ricevuto a Pechino i leader talebani.
Sulla necessità di un dialogo con i talebani, che non implica un riconoscimento, nessuno obietta. Senza di loro l'evacuazione dei civili e dei militari da Kabul risulta molto difficoltosa se non impossibile. Il problema principale per l'Europa resta però quello dei migranti afghani che già affollano i campi turchi al confine con la Siria, ma che potrebbero riversarsi a milioni già dalle prossime settimana. Di fronte al caos e alla violenza nel Paese asiatico, Atene è già corsa ai ripari, con la costruzione di una barriera di 40 chilometri al confine con la Turchia e per Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, non sarà facile convincere i Paesi ad aumentare le quote a disposizione per reinsediare i profughi afghani.
afghanistan un padre cerca di affidare il figlio ai militariAFGHANISTAN - TALEBANIAFGHANISTAN - LA VALLE DEL PANSHIRafghanistan talebano armatoangela merkel boris johnson 4