COME MAI NESSUN ALTRO PAESE EUROPEO HA USATO LO "STATO D'EMERGENZA" COME L'ITALIA? - MERKEL, MACRON E ANCHE SANCHEZ TUTTI ALLA LARGA DAI "POTERI SPECIALI" - LA SCELTA DI CONTE NON ERA SENZA ALTERNATIVE: BERLINO HA USATO LA LEGGE ORDINARIA, PARIGI HA DICHIARATO SOLO L'URGENZA "SANITARIA" – MA IL MOTIVO E' IL SOLITO: FINCHÉ C’È EMERGENZA, C’È SPERANZA PER IL CONTE CASALINO DI RESTARE A PALAZZO CHIGI…

Jacopo Iacoboni per “la Stampa”

 

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO ANGELA MERKEL BY OSHO

«Nessun altro paese ha usato lo "stato d'emergenza" come l'Italia. Anzi, al netto dei differenti ordinamenti, tutti hanno cercato di limitarlo, dosarlo, sfuggire alla legislazione emergenziale». Francesco Clementi, costituzionalista, professore di diritto pubblico comparato, non ha dubbi.

 

Come non ne ha Arianna Vedaschi, docente di diritto pubblico comparato alla Bocconi, che ha appena pubblicato uno studio per confrontare la risposta giuridico-politica dei principali paesi occidentali al Covid-19 ("Il Covid-19, l'ultimo stress test per gli ordinamenti democratici: uno sguardo comparato"): «In estrema sintesi, le democrazie mature di tradizione liberale alla prova dell'emergenza hanno optato per la Fuga dalle rispettive "discipline dell'emergenza"».

GIUSEPPE CONTE BY FRANK - DA LIBERO QUOTIDIANO

 

Tradotto: anche chi aveva delle discipline molto esplicite, nella Costituzione, sullo stato d'emergenza, ha evitato di ricorrervi. Potrà essere giusto, sbagliato, discutiamone. Ma siamo tenuti a osservare con una certa attenzione cosa hanno fatto governanti europei come Emmanuel Macron, o come Angela Merkel.

 

Non perché abbiano ragione per partito preso, ma almeno per renderci conto che la scelta di Giuseppe Conte (che estenderà lo "stato d'emergenza" fino al 31 dicembre, o forse al 31 ottobre, sia pure stavolta passando dal Parlamento) non era senza alternative.

giuseppe conte e olivia paladino al cinema america 1

 

Il premier aveva disposto il primo stato d'emergenza con semplice delibera del consiglio dei ministri di gennaio. Una norma di rango secondario, che dunque non ha reso necessario alcun passaggio parlamentare. Idem per i successivi dpcm, i decreti del premier spesso criticati perché non consentono al Parlamento alcun controllo, e neanche al Quirinale (dove arrivano solo in sede di conversione).

giuseppe conte rocco casalino emmanuel macron

 

Era l'unica possibilità? In Europa le situazioni in vario modo emergenziali sono finite ovunque (ultimo il Belgio, il 30 giugno) tranne che in Francia (dove finiranno il 24 luglio). Nessun paese al momento dibatte di proroghe. Ma soprattutto, i principali paesi non hanno disposto, tecnicamente, uno "stato d'emergenza".

 

La Costituzione francese del 1958, all'articolo 16, regola l'emergenza in termini "elastici": l'organo chiamato a decidere nel frangente dell'emergenza, il presidente della République, beneficerebbe di un'ampia discrezionalità nella gestione della crisi. Ebbene: l'articolo 16 non è stato attivato da Macron.

GIUSEPPE CONTE URSULA VON DER LEYEN

 

Le president non ha neanche fatto ricorso alla loi 55 - 385 del 3 aprile 1955, che gli avrebbe permesso di dichiarare «l'état d'urgence». Parigi si è limitata a una legge (la 290 del 23 marzo 2020) che introduce solo la fattispecie, blanda e circoscritta, di «état d'urgence sanitaire».

 

La Spagna ha, nella sua Costituzione (articolo 116), tre gradi di allerta, in ordine crescente: lo stato di allarme (alarma), lo stato di eccezione (excepción) e lo stato di assedio (sitio). Pedro Sanchez il 14 marzo si è limitato a seguire una legge ordinaria del 1981, sancendo solo «lo stato di allarme», la misura più tenue, e peraltro l'ha sottoposto a vari voti del Congresso dei deputati.

 

giuseppe conte angela merkel

Anche Angela Merkel, che viene considerato in Europa un esempio piuttosto ben riuscito di gestione della pandemia di Coronavirus, ha preferito limitarsi a emendare e integrare la normativa vigente ordinaria, cioè una legge federale sulla protezione dalle infezioni del 2000 (l'Infektionsschutzgesetz 2000).

 

Berlino ha solo introdotto poteri straordinari per il Ministro della Salute federale, ma ha lasciato ai Länder di continuare a svolgere un ruolo chiave nell'adozione delle necessarie misure per il contenimento del contagio.

 

GIUSEPPE CONTE E DONALD TRUMP

Gli Stati Uniti di Donald Trump certo non sono stati un modello di efficacia: ma proprio il leader accusato spesso di autoritarismo è stato ben felice di demandare le restrizioni solo su base federale, ai governatori dei singoli Stati.

 

Doveva invece avocare a sé? Il 29 maggio la Corte Suprema, per un solo voto e perciò spaccata, ha respinto un ricorso contro le misure limitative della libertà di culto adottate dal governatore della California. Con ciò consentendo di fatto le restrizioni, ma a deciderle sono gli Stati, non il governo federale. Senza stato d'eccezione.

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…