COME MUORE UN LEADER - MITTERRAND NON SI LASCIÒ MORIRE, MA SCELSE L’EUTANASIA: “GLI FU PRATICATA UN´INIEZIONE ENDOVENOSA” - IL FIGLIO GILBERT: “SOLO UNA PERSONA SA COS´È SUCCESSO, MA NON DIRÀ NIENTE. CI HA SOLO RACCONTATO CHE TUTTO SI È SVOLTO TRANQUILLAMENTE” - SI TRATTA DEL MEDICO CHE ACCOMPAGNÒ IL PRESIDENTE NEI SUOI ULTIMI, TRAVAGLIATI SEI MESI DI VITA, QUANDO ANCHE IL CERVELLO FU COLPITO DALLE METASTASI - “FINO ALLA FINE HA VOLUTO DOMINARE LA MORTE”…

Giampiero Martinotti per "la Repubblica"

«È come se avessi la Gestapo dentro di me», confessa François Mitterrand a Jack Lang, poche settimane prima di morire. Poi aggiunge: «Ho risolto la questione filosofica». La morte è vicina, il vecchio leader lo sa, a tratti la combatte, a tratti si lascia andare.
Inchiodato nel letto, la mattina dell´8 gennaio 1996 il suo calvario viene abbreviato, «dietro sua esplicita domanda», dice un libro appena uscito: «Gli fu praticata un´iniezione endovenosa». Eutanasia attiva, insomma.

Il figlio Gilbert, interrogato dai due autori, lascia la porta aperta a questa interpretazione: «Mio padre non ha mai detto: "Farò questo o quello". Solo una persona sa cos´è successo, ma non dirà niente. Ci ha solo raccontato che tutto si è svolto tranquillamente. Mio padre voleva affrontare la morte in faccia, cosciente. Fino alla fine ha voluto dominarla». L´uomo cui allude Gilbert Mitterrand è probabilmente il dottor Jean-Pierre Tarot, che ha seguito come un´ombra il malato negli ultimi due anni di vita. Ma finora si è sempre saputo che François Mitterrand aveva deciso di lasciarsi morire, non di essere stato ucciso da un´iniezione.

Il mistero, forse, non sarà mai chiarito. Le ultime settimane della vita di Mitterrand sono state oggetto di racconti, romanzi, film. A volte fedeli alla realtà, a volte fantasiosi. Le versioni si contraddicono, sono contrassegnate dalle gelosie dei cortigiani. «Non ho paura della morte, ma mi piace vivere. Viene sempre troppo presto», diceva il vecchio presidente. Il suo medico personale, radiato dall´Ordine per aver violato il segreto professionale, ha raccontato le sue bugie: aveva un cancro alla prostata fin dall´autunno 1981, ma lo aveva obbligato a scrivere bollettini sanitari falsi. Operato nel 1993, ha lasciato l´Eliseo nel maggio 1995: gli ultimi sei mesi di vita sono stati un calvario.

Mitterrand ha pianificato la propria morte, questo è certo. Ha resistito finché ha potuto e organizzato le ultime feste insieme alle due famiglie: Natale in Egitto con Anne Pingeot e la loro figlia, Mazarine; Capodanno nella casa di campagna delle Landes con la moglie "ufficiale", Danielle, e gli amici più stretti. Poi, con il dottor Tarot, ha deciso di lasciarsi morire: niente alimenti, niente farmaci, se non quelli palliativi. O forse, come sostiene il libro di Denis Demonpion e Laurent Léger, un´iniezione letale.

I racconti delle ultime settimane descrivono un uomo torturato dal dolore e dalla malattia, che in rari momenti riesce ad avere la forza di uscire ancora, di incontrare collaboratori e amici: «Voglio che ogni anno vi ritroviate il giorno della mia morte per pranzare alla mia memoria», dice agli uni. E agli altri: «Ho chiesto al dottor Tarot, se mi metto a divagare, di non andare fino in fondo. Chiedo anche a voi di dirmi la verità. Se vedete che la mia testa non funziona più, ditemelo».

Passate le feste, Mitterrand ha dolori di testa, una radiografia mostra le metastasi al cervello. Il vecchio leader decide di lasciare la vita terrena, manda via Anne Pingeot e Mazarine, vuol morire solo. La mattina dell´8 gennaio 1996, prima dell´annuncio ufficiale dato da Jacques Chirac, Anne Pingeot porta la figlia a vedere per l´ultima volta il padre: è morto nella notte, tenendo la mano del dottor Tarot. Il segreto delle ultime ore lo conosce solo lui.

 

 

Francois Mitterrand al salone del ibro a Parigifrançois mitterrandfrancois -danielle-mitterand

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