LA FORCA A GIORNI ALTERNI - CONTE E' COSTRETTO A RINCORRERE IL "MEA CULPA" DI LUIGI DI MAIO SUL GIUSTIZIALISMO FORCAIOLO DEI CINQUESTELLE - L'AVVOCATO DI PADRE PIO, PER NON SCONTENTARE TRAVAGLIO, PRECISA CHE IL M5S NON ABBANDONERA' LE BATTAGLIE SULLA GIUSTIZIA, NE' CEDERA' SULLA PRESCRIZIONE - E POI RIARMA LA FORCA: VUOLE LE DIMISSIONI DEL SOTTOSEGRETARIO LEGHISTA AL TESORO, CLAUDIO DURIGON (CHE IN UN AUDIO DICEVA DI ESSERE TRANQUILLO RIGUARDO A UN'INDAGINE PERCHÉ IL GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA CHE INDAGA SULLA LEGA È STATO SCELTO DAL PARTITO)
Ilario Lombardo per "la Stampa"
Secondo Giuseppe Conte il dibattito scatenato dal mea culpa di Luigi Di Maio sta scivolando verso un grosso fraintendimento. Perché un conto è prendere le distanze dalla gogna mediatica verso indagati, imputati, condannati, un altro pensare che il M5S possa abbandonare principi e battaglie sulla giustizia che lo caratterizzano da sempre. Il clamore suscitato dalle parole di Di Maio dopo l'assoluzione dell' ex sindaco di Lodi Simone Uggetti e il gelo di una fetta di parlamentari e attivisti storici hanno convinto Conte, sebbene ancora senza le vesti ufficiali del capo politico, a uscire con un lungo post per chiarire meglio lo spirito che guida il «nuovo Movimento».
«Garantiremo il massimo del rispetto alla dignità di ogni persona - dice - tenendo sempre fermo il massimo rigore nel pretendere rispetto delle istituzioni e dei più alti principi dell' etica pubblica e della trasparenza».
La sintesi politica la offre con parole ancora più nette chi ha parlato con lui nelle ultime ore: «Basta giustizialismo mediatico, certo, ma questo non significa che il M5S cederà sulla prescrizione». Il che vuole dire che i margini per un compromesso sono stretti, anche alla luce delle due proposte sulla prescrizione avanzate dalla commissione per la riforma del processo penale che la ministra Marta Cartabia ha affidato all' ex presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi.
SERGIO MATTARELLA GIORGIO LATTANZI
Non vanno nella direzione giusta, secondo i 5 Stelle, insoddisfatti anche sulla parte dell'inappellabilità da parte del pm e su quella dell'azione penale affidata al Parlamento. Così si complica la strada per il governo di Mario Draghi, alle prese con la tagliola fissata dall' Europa per accelerare gli elefantiaci tempi della giustizia italiana. Senza riforma, i rubinetti del Recovery fund si chiuderebbero.
Da quanto ricostruito con le fonti più autorevoli sul tema, Conte e il M5S sono disposti a spingersi fino a un certo punto di mediazione. L'avvocato ne ha parlato con la delegazione dei parlamentari prima del confronto con Cartabia. Le soluzioni possono essere diverse. Una potrebbe essere il "lodo Conte bis", che fu usato per scongiurare la crisi con Matteo Renzi, prima della pandemia, e che prevede la sospensione della prescrizione dopo il primo grado solo in caso di assoluzione. Conte non intende rinnegare una sua idea ma allo stesso tempo ha offerto altre ipotesi. Una si ispira al modello tedesco che prevede formule risarcitorie.
Per accelerare i tempi della giustizia bisogna intervenire prima con «meccanismi interni», usando corsie preferenziali, e tutti gli investimenti massicci in personale e modernizzazione tecnologica che sono stati già avviati. Poi, sostiene Conte, in caso di oggettiva compromissione dei tempi, si può offrire una riduzione della pena come avviene in Germania. L'obiettivo, confida l'ex premier, deve rimanere sempre quello di non arrivare alla prescrizione.
giuseppe conte e luigi di maio
E nel post lo mette giù così: «Assicureremo il massimo impegno per realizzare le riforme già avviate» per un «sistema giustizia» più celere, più efficiente, ma anche più equo. «Ci faremo scrupolo di applicare tutti i principi costituzionali a partire dalla presunzione di innocenza e dal principio della durata ragionevole dei processi. Ma sia chiaro: la via maestra è realizzare un sistema che offra risposte chiare e certe alla domanda di giustizia, non scorciatoie nel segno della "denegata giustizia"» Tutto lascia pensare che, al momento, un punto di caduta concreto tra i partiti sia impossibile. La giustizia è il tema che più divide le forze politiche della maggioranza. Ha fatto innalzare bandiere e scavare trincee.
E rimane l' ultimo avamposto dei 5 Stelle, indeboliti su più fronti, da quasi tre anni di governo, da tanti ripensamenti, e dalla defenestrazione operata da Draghi degli uomini di vertice scelti da Conte o da Di Maio. Se crollasse anche il bastione della giustizia, è la convinzione di tutti i grillini, sarebbe la fine. Per questo, scrive l' ex premier, il processo di maturazione che è in corso nel Movimento non deve trarre in inganno: «Riconoscere come errori alcuni toni e i metodi usati nel passato, come ha fatto Di Maio, vuol dire dare un segnale di questa maturazione».
Ma «rimarrà deluso chi pensa che il nuovo Movimento possa venire meno a queste convinzioni o pensa di strumentalizzare questo percorso». Conte sente di aver lavorato molto nei due anni e mezzo di governo per placare i bollori del giustizialismo più estremo e scenografico dei 5 Stelle. E chiede che da ora in poi ogni battaglia poggi sulle basi di una «cultura giuridica solida e matura», che non può prescindere dai «principi di legalità e dal valore dell' etica pubblica».
Anche in questo vuole chiarire. E lo fa con un esempio: considera «non tollerabile» quando detto dal sottosegretario leghista al Tesoro Claudio Durigon (che in un audio dice di essere tranquillo riguardo a un' indagine perché il generale della Guardia di Finanza che indaga sulla Lega è stato scelto dal partito, ndr). Ne chiede le dimissioni, non perché ci sia un reato, ma perché anche se fosse semplice millanteria denoterebbe «un' idea marcia delle istituzioni». È una questione di opportunità. Appunto: «Di etica pubblica».