CONTE SI E’ SINTONIZZATO CON IL QUIRINALE - LE PAROLE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUL RISPETTO DELLE REGOLE UE, SUI CONTI PUBBLICI E GLI IMPEGNI PRESI RICALCANO IL PENSIERO DI MATTARELLA - AVENDO ALLE SPALLE IL COLLE, CONTE SI È MESSO IN UNA BOTTE DI FERRO; PER FARLO CADERE, SALVINI DOVREBBE AFFRONTARE L'EUROPA E AFFRONTARE I MERCATI RISCHIANDO DI USCIRNE CON LE OSSA ROTTE…
1 - LA RICERCA DELLO SCUDO DI MATTARELLA
Ugo Magri per “la Stampa”
giuseppe conte e mattarella all'inaugurazione della nuova sede dell'intelligence 1
Sì, il presidente della Repubblica «era stato informato» su ciò che Conte avrebbe annunciato all' Italia. No, Mattarella «non aveva concordato» con lui un bel nulla: l' iniziativa del premier ricade nella sua esclusiva responsabilità politica. Sul Colle, certi distinguo sono parte della tappezzeria, come i quadri e gli arazzi. Rientrano nel bon ton istituzionale. Per cui pare davvero escluso che tra Palazzo Chigi e Quirinale siano circolate bozze, o addirittura il capo dello Stato abbia suggerito cosa dire e non dire.
Tuttavia, sebbene non sia stata coordinata affatto, l'uscita di Conte rispetta ugualmente le coordinate presidenziali. Si colloca cioè sulla scia di alcune indicazioni che vengono da lassù. Anzitutto, in materia di bilanci, il premier si impegna a rispettare le regole Ue. In attesa di cambiarle, specifica, gli impegni sui tetti alla spesa vanno puntualmente onorati: che poi è l'unico modo per tenere a bada lo spread. Con questa mossa Conte si è messo in una botte di ferro; per farlo cadere, Salvini dovrebbe affrontare l'Europa e affrontare i mercati rischiando di uscirne con le ossa rotte.
giuseppe conte e mattarella all'inaugurazione della nuova sede dell'intelligence
Idem per l'impegno a chiarire in fretta, senza perdere settimane: si sa che Mattarella sollecita decisioni rapide dai partiti. Se vogliono nuove elezioni, votiamo pure; purché le elezioni si tengano al massimo per metà settembre, in tempo per mettere in piedi un nuovo governo e varare entro fine anno la manovra 2020. Conte è su questa stessa lunghezza d'onda. Dopodiché i frequentatori del Colle non fanno pronostici. «Wait and see», è il loro motto, che si potrebbe tradurre in «chi vivrà vedrà».
2 - LISTE E COMIZI A FERRAGOSTO IL PALAZZO E L'INCUBO DELLE ELEZIONI "BALNEARI"
Ugo Magri per “la Stampa”
giuseppe conte maria elisabetta alberti casellati sergio mattarella
I nostri leader, e i loro cari, rischiano seriamente di non andare in vacanza. Dipende se torneremo o meno alle urne. Qualora prevalesse la voglia di nuove elezioni, le uniche date per rivotare cadrebbero a metà settembre, il 15 o il 22. Al massimo domenica 29. Rinviare più in là sarebbe impedito dalle scadenze di bilancio e il presidente Mattarella è stato chiaro: non se ne parla nemmeno.
Per cui Salvini e Di Maio si trovano dinanzi a una drammatica scelta personale, prima ancora che politica. Meglio seppellire l' ascia di guerra (e tirare a campare) o sacrificare le proprie ferie (e rovinarle alle rispettive fidanzate) per lanciarsi in una nuova campagna elettorale? «Mai fare incazzare il partito delle mogli», già allora ammoniva Bettino Craxi. In realtà, l'intero ceto politico è appeso alla decisione di quei due; e, se vogliamo, lo sono 50 milioni di cittadini elettori. Già, perché una resa dei conti dopo l' estate non si è mai vista da un secolo in qua. L'ultima volta accadde nel 1919, poi mai più per le troppe grane a ogni livello.
ALL'ULTIMA SPIAGGIA
SERGIO MATTARELLA PAOLO SAVONA GIUSEPPE CONTE
Prima complicazione: le liste andrebbero presentate a cavallo di Ferragosto. Migliaia di candidati a caccia di documenti e certificazioni con gli uffici pubblici semi-chiusi. I piccoli partiti costretti, sotto il sole della canicola, a raccogliere montagne di firme e a vidimarle una per una. Ma sarebbe solo l' antipasto di una campagna bollente, la prima in assoluto sotto l' ombrellone. In pratica, cosa vorrebbe dire?
Anzitutto che di comizi in piazza se ne vedrebbero pochi. Al massimo dopo le 21, quando cala il fresco, e soltanto nelle località balneari. Per giunta destreggiandosi tra gli appuntamenti dell' estate canora che ha già selezionato le migliori date e location (Jovanotti, per esempio, ha in programma un Beach Tour con 25 tappe da Lignano Sabbiadoro a Viareggio). Rischieremmo di ritrovarci i leader sul pattino o da imbucati la sera in discoteca.
Sorvoli di aeroplani e di droni con in coda striscioni tipo «Vota il Capitano» o «Vota l'Avvocato del Popolo». «Ci godremmo una campagna all' ultima spiaggia», scherza molto sul serio Filippo Sensi, comunicatore «Dem». Ma il profondo Nord sarebbe tagliato fuori, idem quanti preferiscono la montagna, per non parlare di chi se ne fugge all' estero. Come raggiungere quei milioni di italiani sparsi qua e là? Non certo con i manifesti 6x3 che costano un occhio e con i partiti che nelle elezioni europee si sono sparati fino all' ultimo cent. scuote la testa la vecchia volpe Ignazio La Russa. Inutile stampare depliant o spedire lettere destinate ad ingiallire nella cassetta della posta.
MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA
L'INCOGNITA DEL RIENTRO
Altro ostacolo alla propaganda: i palinsesti televisivi. In agosto chiudono i talk-show e i super-conduttori si rifugiano ciascuno nel proprio «buen retiro», impensabile che rinuncino al (meritato) riposo per intervistare Berlusconi o Meloni. Tra l'altro, rispetto alla primavera, in estate l' audience crolla del 30 per cento. L'unico mezzo per restare connessi agli elettori sarebbero i social media, ancora più determinanti che nel passato.
Salvini partirebbe in netto vantaggio, visto che lavora per lui la «Bestia», temuto algoritmo che lo rende onnipresente. Resta infine il dubbio di come tornerebbero gli italiani dalle vacanze: più rilassati e sereni, o in preda all' ansia da rientro, altrimenti detta sindrome post-vacanziera? Meglio disposti verso la politica oppure stressati con chi li stressa in un' eterna vigilia pre-elettorale? Chi vorrebbe votare a settembre farebbe meglio a pensarci su.