marco travaglio magistratura democratica

COSE MAI VISTE: TRAVAGLIO CONTRO I MAGISTRATI - DURISSIMO ATTACCO AL CONGRESSO DI MAGISTRATURA DEMOCRATICA, LA CORRENTE DELLE TOGHE DI SINISTRA REA DI AVER CRITICATO I PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO: ''SPOCCHIA, AUTOREFERENZIALITÀ, IPOCRISIA, DOPPIOPESISMO, ASTRATTEZZA, ELITISMO, NEGAZIONE DEI PROBLEMI, ALLERGIA A TUTTO CIÒ CHE VIENE DAL POPOLO (BUE), AUTOCOMPIACIMENTO DI STARE DALLA PARTE DEI BUONI E DEI GIUSTI, COMPATIMENTO PER LA PLEBE "GIUSTIZIALISTA", "POPULISTA" E "SOVRANISTA"''. E NON FINISCE QUI…

 

1. TOGHE ROSSO-VERDI

Marco Travaglio per ''il Fatto Quotidiano''

 

Se qualcuno vuole capire perché Salvini continua a fare incetta di elettori di destra, centro, sinistra e 5Stelle, ma anche perché i 200 mila che ieri hanno manifestato a Milano contro il razzismo non trovano rappresentanza politica, si faccia un giro nel mondo fatato del congresso di Magistratura democratica. Vi troverà tutti i migliori alleati del salvinismo trionfante.

 

marco travaglio al suo arrivo al teatro brancaccio

Cioè i vizi e i tic che hanno dannato e continuano a dannare la sinistra italiana: spocchia, autoreferenzialità, ipocrisia, doppiopesismo, astrattezza, elitismo, negazione dei problemi, allergia a tutto ciò che viene dal popolo (bue), autocompiacimento di stare dalla parte dei buoni e dei giusti, compatimento per la plebe "giustizialista", "populista" e "sovranista". Come se non bastassero i loro deliri vetero-ideologici contro il "populismo giudiziario" del governo, le anime belle in toga hanno chiamato i rinforzi: Gian Domenico Caizza, presidente delle camere penali, e il vicepresidente del Csm, David Ermini.

 

IL CONGRESSO DI MAGISTRATURA DEMOCRATICA CON VIGNETTA DI VAURO

Caiazza è l' istigatore della legge per separare le carriere dei magistrati, presentata dal forzista Sisto con l' appoggio dei pidini Martina e Giachetti: Md, in piena sindrome di Stoccolma, l' ha invitato a concionare al suo congresso. Ermini è uno dei più zelanti ayatollah del renzismo, che per anni ha attaccato qualunque pm osasse avvicinarsi a Renzi, guadagnandosi l' anno scorso la rinomina a deputato, per poi passare al ruolo di "garanzia" di numero 2 del Csm. Ma ogni tanto se ne scorda e il richiamo della foresta lo riporta agli antichi amori: l' altro giorno era alla Camera con la Boschi, impegnata a bastonare i giudici di Firenze che osano arrestare i genitori di Renzi, e poi a tavola con altri renziani anti-toghe.

 

MARIA ROSARIA GUGLIELMI LEADER DI MAGISTRATURA DEMOCRATICA

In un Paese civile, Mattarella e i colleghi del Csm l' avrebbero accompagnato alla porta. Invece pontifica dal pulpito di Md: non per difendere i giudici di Firenze manganellati dai suoi compari come lui menava quelli di Napoli per Consip; ma per denunciare "la saldatura tra populismo e sovranismo" che "si fa potere di governo" e mette addirittura "in crisi i capisaldi della democrazia costituzionale e dello Stato di diritto con le politiche del rancore e l' ideologia moralistica della volontà popolare". Già, perché la volontà popolare va bene solo quando vince il Pd e i giudici vanno difesi solo quando li attacca B. o Salvini.

 

C' è chi può e chi non può. Così gli elettori di destra penseranno che avesse ragione B., quando strillava alle "toghe rosse" e le accusava di guardare in una sola direzione. Mutatis mutandis, è la posizione di Ermini e degli astuti magistrati democratici che lo invitano a tuonare contro gli unni al governo.

 

magistrati

Cioè contro questo barbaro "presente giuridicamente regressivo, declinante verso il giustizialismo", questo plebeo "populismo che scardina le regole e mette in crisi la separazione dei poteri, l' indipendenza della magistratura e delle autorità di controllo, col rischio di trascinare il processo democratico verso l' abisso della dittatura della maggioranza e la visione ordalica e sommaria della giustizia" (qualunque cosa voglia dire).

 

Chissà a che titolo il vicepresidente dell' autogoverno dei giudici si permette di trinciare giudizi del genere non su singole norme (su cui il Csm ha il diritto-dovere di esprimere osservazioni), ma sulla legittima maggioranza parlamentare. Una delle sue supercazzole - "l' ottica secondo cui la decisione del giudice viene valutata secondo fuorvianti e inesistenti legami con idee di popolo dal significato emotivamente ambiguo, più vicine all' immagine della piazza o della folla" - pare alludere alla (orrenda) legge leghista sulla legittima difesa.

 

MARCO TRAVAGLIO CON CARTA IGIENICA GRIFFATA RENZI

Ora, sapete chi scrisse quella del Pd, approvata dalla Camera il 4.5.2017, che già dava licenza di uccidere i ladri in base a un semplice "turbamento psicologico", ma solo "in ore notturne"? Lo stesso Ermini che ora strepita contro la giustizia di piazza. Salvini si è limitato a copiare la sua boiata e a estenderla alle ore diurne.

 

Naturalmente Ermini non fa alcun mea culpa, confidando nella smemoratezza di Md (che, quando certe porcate le faceva il Pd, taceva e acconsentiva). E nessuno di chi grida alla barbarie giustizialista si domanda perché la propaganda securitaria è così popolare fra gli elettori di ogni tendenza. Eppure è semplice, banale: la gente non ne può più di uno Stato incapace di mettere ordine nelle strade, garantire certezza delle pene e tutelare le vittime dei reati.

 

Questo è "il" problema, che poi ha soluzioni diverse. Quelle xenofobe, forcaiole e incivili di Salvini (quasi tutte avviate o tentate dal centrosinistra) non risolvono nulla, ma le conoscono tutti. Il ministro Bonafede aveva provato a realizzarne di civili, utili ed efficaci, bloccando la Svuotacarceri del predecessore (molto gradita ai decarceratori di Md), fermando la prescrizione e alzando il rischio giudiziario per corrotti e corruttori (come in passato chiedevano anche i magistrati, Md inclusa).

 

salvini bonafede

Ma il Csm e Md, per non parlare delle Camere penali, hanno alzato le barricate perché è vietato dire che i 5Stelle fanno anche cose giuste (e sono gli unici a subire processi, anche fantasiosi come quelli alla Raggi e a Nogarin, senza dire una parola contro i magistrati). Il resto l' ha fatto l' informazione di regime, oscurando una buona riforma come la Spazzacorrotti, attesa dai tempi di Mani Pulite.

 

Così ora, sul campo, restano gli opposti estremismi: da una parte Md e le Camere penali, che continuano a negare i problemi della sicurezza e dell' immigrazione incontrollata, anziché indicare soluzioni serie, e a scomunicare col ditino alzato ("populismo giudiziario") chi chiede un minimo di ordine e certezza della pena; dall' altra Salvini, che non risolve nulla ma illude tutti con la propaganda da saloon, a base di pistoleri, negri e bordelli. Indovinate chi vince.

 

 

2. IL PARTITO DEI MAGISTRATI ATTACCA I GIALLOVERDI «IN CRISI LA DEMOCRAZIA»

Patricia Tagliaferri per ''il Giornale''

 

ALFONSO BONAFEDE MATTEO SALVINI

Va bene che il pulpito era quello del congresso di Magistratura democratica, la corrente più di sinistra delle toghe, quella delle cosiddette toghe rosse, ma un affondo così dal vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura non si era mai sentito: la fusione tra populismo e sovranismo mette in crisi lo stato di diritto e apre a politiche della chiusura e del rancore, sostenute dall' ideologia della volontà popolare. Parole pesanti quelle di David Ermini (Pd).

 

Un golpe politico dei magistrati? Sicuramente un discorso clamoroso quello pronunciato dal numero due del Csm, che avrà fatto fare un bel salto sulla sedia al capo dello Stato, Sergio Mattarella, che presiede l' organo di autogoverno dei giudici. Ermini sceglie queste parole per quello che suona come un attacco frontale al governo gialloverde:

 

 «Dopo la lunga crisi che ha sconvolto le economie occidentali e gli equilibri geopolitici, si è aperta un' era in qualche modo nuova, fondata sulla saldatura tra populismo e sovranismo,una fusione che, nel momento in cui si fa potere di governo, opera un salto di scala quantitativo e qualitativo nella messa in crisi dei capisaldi della democrazia costituzionale e dello stato di diritto, alimentando politiche del rancore e della chiusura e agitando l' ideologia moralistica della volontà popolare». Il nome di Salvini non compare, ma è chiaro che si parla di lui se l' argomento è il rischio di delegittimazione dei giudici a favore del giudizio popolare.

david ermini

 

Il numero due del Csm mette in guardia contro il pericolo, «che si annida nelle pulsioni populiste», di alimentare la sfiducia nei confronti dei magistrati, intaccandone la credibilità. Ermini spiega che una delle caratteristiche del populismo è «scardinare le regole» e questo «mette in crisi separazione dei poteri, indipendenza della magistratura e delle autorità di controllo, sistema di pesi e contrappesi, con il rischio di trascinare il processo democratico verso l' abisso della dittatura della maggioranza».

 

Non serve citare l' attualità, inerpicarsi in sentieri scivolosi come quelli dei dubbi sulla legittima difesa e sul decreto sicurezza. Le parole del vicepresidente del Csm sono fin troppo eloquenti lì dove accennano al «passaggio traumatico da un passato di espansione dei diritti fondamentali e individuali, all' incognita di un presente giuridicamente regressivo, declinante verso il giustizialismo e povero di tutele».

 

ermini eletto vicepresidente del csm 1

Per difendere l' autonomia della giurisdizione e l' indipendenza da qualsiasi forma di pressione, Ermini si appella a tutti gli operatori del diritto: magistrati, avvocati, accademici. L' Anm raccoglie l' assist: «L' idea di un pubblico ministero sottoposto all' esecutivo è un rischio che non possiamo e non vogliamo correre», dice il presidente dell' Associazione nazionale magistrati, Francesco Minisci, riferendosi all' ipotesi di una legge sulla separazione delle carriere e respingendo poi l' idea che l' azione della magistratura possa essere in qualche modo rivolta a danneggiare o a favorire una parte politica.

 

Anche gli avvocati si scagliano contro il populismo. Ma Gian Domenico Caiazza, presidente dell' Unione delle Camere Penali, denuncia un fatto nuovo: «Il valore del populismo penale viene rivendicato come obiettivo politico». Il timore è di «assecondare le paure e scaricarle sulla legislazione e sul processo».

GIAN DOMENICO CAIAZZA

 

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