DAJE AL BANANA – NAPO-GRASSO DECIDE (CONTRO IL PARERE DEL CONSIGLIO DI PRESIDENZA) DI COSTITUIRE IL SENATO PARTE CIVILE AL PROCESSO SULLA COMPRAVENDITA DEI SENATORI (DESTINATO ALLA PRESCRIZIONE)

Dino Martirano per il "Corriere della Sera"

Con una decisione che non ha precedenti, il Senato si costituirà come parte civile al processo per la compravendita dei senatori «conquistati» dal centrodestra ai tempi del governo Prodi in cui è imputato Silvio Berlusconi oltre all'ex parlamentare Sergio De Gregorio e al faccendiere Walter Lavitola.

Pietro Grasso ha ascoltato tutti ma poi ha deciso da solo: il Consiglio di presidenza di Palazzo Madama, infatti, solo poche ore prima aveva espresso un parere negativo (10 no e solo 8 sì) sull'opportunità di partecipare al giudizio contro il Cavaliere: «Ora mi ritiro in camera di consiglio», aveva scherzato il presidente al termine della seduta. Così, dopo due ore di riflessione, Grasso ha dato mandato all'Avvocatura dello Stato «di rappresentare il Senato della Repubblica quale parte civile nel processo sulla cosiddetta compravendita dei senatori che inizierà il prossimo 11 febbraio presso il tribunale di Napoli».

Con un comunicato ufficiale, la presidenza del Senato ha voluto anche esternare le motivazioni di questa decisione, assunta in base a «un ineludibile dovere morale»: «Il presidente - recita la nota del portavoce di Grasso, Alessio Pasquini - ha ritenuto che l'identificazione, prima da parte del pubblico ministero poi del giudice, del Senato della Repubblica italiana quale "persona offesa" di fatti asseritamente avvenuti all'interno del Senato, e comunque relativi alla dignità dell'istituzione, ponga un ineludibile dovere morale di partecipazione all'accertamento della verità, in base alle regole processuali e seguendo il naturale andamento del dibattimento».

Nelle ore che hanno separato il voto del Consiglio di presidenza del Senato (contrari FI, Lega, Ncd, Gal, Scelta civica, Udc; favorevoli Pd, M5S, Sel, Autonomie) dalla decisione di Grasso c'è stata grande agitazione ai piani alti di Palazzo Madama. Il fax preparato per conferire il mandato a costituirsi in giudizio contro Berlusconi ha avuto, a un certo punto, un rallentamento perché da altri palazzi, compresa la stessa avvocatura dello Stato, sono rimbalzati mille dubbi sull'inedita iniziativa del presidente: l'interesse dello Stato, infatti, è solitamente rappresentato dall'Avvocatura per conto della presidenza del Consiglio che, invece, sembra essere stata del tutto tagliata fuori.

Eppure, dagli uffici di Grasso rimbalzava una controdeduzione che metteva a tacere la maggioranza contraria alla costituzione in giudizio formatasi in Consiglio di presidenza: la minoranza favorevole, presente nel Consiglio, è infatti maggioranza in aula. Basta fare la somma dei senatori di Pd, M5S e Sel.

Grasso, secondo quanto filtra dalla presidenza del Senato, «ha preso una decisione istituzionale pur essendo conscio del peso che questo passo comporta a livello politico». La mossa - che fa esultare i grillini e la sinistra del Pd (un po' meno i renziani) - getta sabbia negli occhi del centrodestra: arriva infatti alla vigilia del delicatissimo passaggio elettorale sulla legge elettorale targata Renzi-Berlusconi che, per uno scherzo del calendario, entra nel vivo alla Camera proprio martedì 11. E in questo contesto delle larghe intese sulle riforme, tutte le caselle sembravano essere riempite nel senso giusto.

Il Pd, come ha sottolineato la renziana Rosa Maria Di Giorgi, «ha espresso il suo voto in maniera compatta per la costituzione in giudizio»; l'Udc Antonio De Poli si è schierato con il centrodestra; Linda Lanzillotta (Scelta civica), dopo essersi presa gli applausi dei grillini a novembre, ai tempi del voto palese sulla decadenza di Berlusconi, ora ha portato argomenti giuridici contro la costituzione in giudizio al processo di Napoli. Risultato: il parere non vincolante e non obbligatorio ha messo in minoranza (10 a 8) la decisione che di lì a poche ore sarebbe stata comunque presa dal presidente Grasso.

La svolta è stata gradita dal capigruppo del Pd (sono intervenuti Roberto Speranza e Luigi Zanda, che in mattinata ne aveva parlato con Matteo Renzi) ma ha addirittura rivitalizzato la sinistra bersaniana tanto che alla riunione del gruppo del Senato si è levato un lungo applauso quando è arrivata la notizia.

Danilo Leva (già responsabile giustizia) ha poi chiesto che ora «anche il Pd si costituisca parte civile». La grillina Paola Taverna, invece, la mette così: «Meglio Grasso della presidente Boldrini». L'effetto Grasso, infine, viene letto così da Francesco Paolo Sisto che della legge elettorale Renzi-Berlusconi è il relatore alla Camera: «Il presidente del Senato ha mentito, è tornato a essere un pm di sinistra».

 

 

PIETRO GRASSO SILVIO BERLUSCONI LAURA BOLDRINI PIETRO GRASSO SILVIO BERLUSCONI LAURA BOLDRINI camera dei deputatiArbore Farinetti e Lanzillotta sergio de gregorio a servizio pubblico de gregorio e lavitolaMATTEO RENZI

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…