1. DAL CENTRO-TAVOLA DI CASINI-MONTEZUMA AL FRONTALE DI BERSANI-NAPOLITANO-D’ALEMA, CON AZZANNAMENTI BERLUSCONIANI: HERR MONTI COSTRETTO A NON CANDIDARSI 2. DAGOSPIA, MEJO DEI MAYA: LO AVEVAMO SCRITTO IN DATA NON SOSPETTA, MENTRE “REPUBBLICA” SPARAVA MONTI IN CAMPO: FATALE PER SUPERMARIO L’INCONTRO DI MARTEDÌ SCORSO CON RE GIORGIO: DARò L’INCARICO A BERSANI E TU PERDI PURE IL QUIRINALE 3. I SOGNI DI MONTI, PER LA PATTUGLIA CASINI- MONTEZEMOLO-FINI, DIVENTANO INCUBI. SENZA IL BOCCONIANO IN PISTA PRENDONO UNA MISERIA DI VOTI (PER I SONDAGGISTI IL 6%) E NEI PROSSIMI GIORNI POTREBBERO TROVARSI A DECIDERE SE ASSECONDARE I DESIDERATA DELLO SGOMITANTE CORRADINO PASSERA DI FARLO LUI, IL CANDIDATO PREMIER

1- DAGO-PREVISIONE: NON SI CANDIDA
19 e 20 dicembre 2012
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-si-candida-direttamente-mettendo-la-faccia-sulla-scheda-oppure-si-limiter-a-scodellare-48374.htm

 

2- MOLTO PIÙ NO CHE SÌ
Tommaso Labate per pubblico giornale.it

Adesso è più no che sì. Molto più no che sì. «Domenica (domani, ndr) presenterò la mia agenda di riforme per il Paese. Ma è un documento a disposizione di tutte le forze politiche che lo vorranno accogliere. Per il resto, ci sarà tempo nei giorni successivi... ». Quelle quattro parole che Mario Monti pronuncia ieri mattina parlando al telefono con Pier Ferdinando Casini e Luca Cordero di Montezemolo - «tutte le forze politiche» - sono la scheggia che potrebbe mandare in frantumi il progetto di coalizione montiana.

Anche perché adesso il Professore, invece che la discesa in campo, potrebbe cominciare a preparare una clamorosa marcia indietro. A cominciare, appunto, da domani mattina. Quando, nella sua prima conferenza stampa da premier dimissionario, alzerà il sipario sui punti programmatici che costituiscono l'agenda Monti. E se davvero sarà per «tutte le forze politiche che la vogliono accogliere», allora potrebbe essere la prima spia di quello che potrebbe succedere prima di Natale.

Quando l'ormai ex premier potrebbe chiudere definitivamente la porta all'ipotesi di misurarsi con l'elettorato. In un modo o nell'altro. Ma visto che questa è una partita di «modi», è dal «modo» che bisogna partire. Già martedì, quando li incontra a Palazzo Chigi, Monti aveva fissato il primo dei paletti. «Io non mi candido perché sono senatore a vita », aveva spiegato agli attoniti Casini, Cesa e Montezemolo.

Andrea Riccardi, l'altro presente alla riunione ristretta, sapeva già tutto dei timori del Professore. Non foss'altro perché, confidandosi con qualche collega di governo, il deus ex machina della Comunità di Sant'Egidio aveva già tracciato il suo personale percorso: «Avevo deciso di candidarmi ma con questi chiari di luna preferisco tornare al mio lavoro...». Il perché, Riccardi l'avrebbe spiegato con una punta di irritazione durante la presentazione del libro di Bruno Vespa: «I sogni di Monti non li conosce nemmeno sua moglie...».

Ma i sogni di Monti, per la pattuglia Casini- Montezemolo-Fini, diventano incubi ieri mattina. Quando il Professore capisce che il tentativo di mostrarsi «complementare» al disegno di Pier Luigi Bersani, e di tenere aperta quello spiraglio di ritrovarsi insieme nella prossima legislatura, rischia di andare in frantumi. Perché è vero, Monti aveva resistito ai due affondi che Massimo D'Alema gli aveva rifilato dalle colonne del Corriere della Sera («La sua candidatura sarebbe moralmente discutibile»).

Ma quando capisce che la sua discesa in campo può portarlo a rompere definitivamente col leader della coalizione che comunque rimane in testa nei sondaggi, a quel punto ingrana la retromarcia. A Palazzo Chigi, infatti, si racconta di un Monti «molto scosso» per due passaggi dell 'intervista che Bersani aveva rilasciato ieri l'altro a SkyTg24 . Il primo è quello in cui il leader del Pd cominciava a prendere le distanze dall'«agenda» («Se immaginate dei punti di distanza tra me e Monti sono contento»).

Il secondo era l'annuncio di una sfida: «Sono pronto anche a un confronto in tv con Monti». A completare il quadro è arrivata, ieri mattina, la prima pagina dell'Unità, che il direttore Claudio Sardo ha mandato in stampa con un titolo che non ammette dubbi: «La sfida di Bersani a Monti». Senza dimenticare quella previsione "interessata " che Silvio Berlusconi si premura di mandargli a mezzo stampa: «Se Monti si candida, addio Quirinale».

Alle 8 di sera, mentre lascia il Quirinale dopo le dimissioni e corre a Palazzo Chigi per un consiglio dei ministri convocato in fretta e furia (finito però quando Pubblico era già andato in stampa), nella testa di Monti ci sono più «no» che «forse». E nessun sì. La candidatura diretta in Parlamento? Sicuramente no. Si farà indicare come candidato premier da Casini e Montezemolo? Probabilmente no. E il nome sulla lista? «Dirà no alla scritta "Per Monti premier" e sì soltanto a un'indicazione generica tipo "Per l'agenda Monti "», scommettono i (furibondi) centristi, che nei prossimi giorni potrebbero trovarsi a decidere se assecondare i desiderata di Corrado Passera di farlo lui, il candidato premier.

Rimane «l'agenda Monti», certo. Che sarà presentata domenica, forse «per tutte le forze politiche» che la «vorranno accogliere». A cominciare dai centristi. Per finire a Bersani.

 

MARIO MONTI DURANTE LA VISITA ALLO STABILIMENTO FIAT DI MELFI jpegmario-montiSERGIO MARCHIONNE E MARIO MONTINAPOLITANO-MONTI - BY VINCINOMONTI NAPOLITANOAndrea Riccardi BERSANI MONTI PIERFERDINANDO CASINI E LUCA DI MONTEZEMOLO Massimo Dalema

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