UNA VOLTA AMMAZZATI DAI TECNICI, COSA RESTA DA FARE AI POLITICI? ANDARE A CACCIA DI (E)LETTORI - DALLO SCRANNO ALLO SCRITTOIO, IN LIBRERIA CE N’È PER TUTTI I GUSTI: DAL SAGGIO DI TREMONTI (61 MILA COPIE) AL FLOP DEL CUOCO BRUNETTA (5 MILA COPIE) - TIRANO SOLO I ROMANZI DI VELTRONI (300 MILA COPIE PER “PRIMA DELL’ALBA”) - NEGLI USA IL BOOM DEI LIBRI POLITICI È LEGATO AI GRANDI NOMI (CHE DA NOI MANCANO): CLINTON HA VENDUTO 900 MILA COPIE, BUSH 775 MILA, MILIONI DI COPIE PER OBAMA…

Elisabetta Ambrosi per il "Fatto quotidiano"

"Di tanto in tanto, emerge un po' di me. Capita, quando si riferisce di un'emozione o di un dubbio, oppure un tormento". Si rivolge al suo pubblico con tono confidenziale, un po' come Manzoni ai suoi venticinque lettori, Angelino Alfano, nel suo libro La mafia uccide d'estate. Cosa significa fare il ministro della Giustizia in Italia. Secondo i dati forniti dal suo editore Mondadori, le copie vendute da novembre sarebbero circa 20.000.

Un po' più del suo collega Maurizio Lupi con La prima politica è vivere (15.000 copie da ottobre). Quasi il doppio di Enrico Letta (12.000 copie con il suo Costruire una cattedrale. Perché l'Italia deve tornare a pensare in grande, uscito nel più lontano 2009) e quasi il triplo di Maurizio Sacconi, Ai liberi e ai forti. Valori, visioni e forma politica di un popolo in cammino: solo 8.000 copie (tutti Mondadori).

Tanti? Pochi? Se consideriamo i saggi scritti dai politici al pari degli altri, vendere 10.000 copie con un libro non fiction può considerarsi un successo. Ma questo vale per professori universitari e giornalisti, personaggi pubblici di nicchia, non per chi è stato rispettivamente ministro della Giustizia, vicepresidente della Camera, vicesegretario del più grande partito di opposizione e ministro del Lavoro e del Welfare.

Insomma persone che, oltre a (e)lettori garantiti, dovrebbero avere anche un congruo numero di telespettatori, essendo assidui frequentatori di talk show, dove i loro libri spesso sono di casa. Invece, mentre di norma la tv è un volano infallibile dell'editoria - vedi i casi milionari di Littizzetto, Parodi, Saviano - per i politici la regola sembra non valere, anche quando puntano decisamente allo show (come il Brunetta autore per Sperling di Oggi (vi) cucino io con pentole e padelle da Bruno Vespa).

"Non possiamo pensare che le copie vendute siano una traduzione letterale dello share", spiega il nuovo responsabile della saggistica Mondadori, Francesco Anzelmo (che ha preso il posto del licenziato Andrea Cane, ndr). "Per mettere mano al portafoglio - ad esempio 18,50 euro nel caso di Alfano - bisogna avere un grado di motivazione molto più alta, quindi 20.000 si può considerare un medio successo editoriale", aggiunge. Non la pensano troppo diversamente gli altri editori.

"In Italia il mercato dei libri politici esiste, anche se è diviso in tribù, per cui funzionano meglio i libri che ribadiscono la tesi di una tribù o cercano di smentirla", sostiene l'editor Marsilio Andrea Romano. Qualche esempio di successo? La svolta. Lettera a un partito mai nato, di Francesco Rutelli (7.000 copie, per un ex ministro, ex candidato premier, ex sindaco della Capitale). Idem per il libro di Goffredo Bettini, Oltre i partiti.

Anche da Sperling si dicono entusiasti delle 10.000 copie del libro di Giorgia Meloni, Noi crediamo. Un'inchiesta sulla meglio gioventù, uscito a novembre. "Per noi quello dei libri intervista ai politici è un filone che funziona", spiegano da Laterza, che solo negli ultimi mesi ha pubblicato i libri di Bindi, Bonino, Bersani. Dati non pervenuti da Rizzoli, che non svela le cifre di vendita, tranne che per il suo best-seller Tremonti Uscita di sicurezza (61.000 copie).

Pure nei casi di medio successo, però, i numeri (dichiarati) restano inchiodati al corrispettivo degli abitanti di un paesone. Basta fare un impietoso confronto con gli States, cinque volte circa la nostra popolazione, per capire che, al contrario, lì gli elettori, con la complicità delle primarie, si trasformano molto più facilmente in lettori: nella sola prima settimana l'autobiografia di Clinton ha venduto 900.000 copie, il libro di George Bush 775.000, quello di Sarah Palin 700.000. Per non parlare dei milioni di copie vendute da Obama.

Insomma, dati alla mano, fa capolino il dubbio che i libri dei politici non stiano esattamente sul mercato come gli altri. "La nostra valutazione non è scientifica ma empirica: si suppone che quel politico considerato come personaggio mediatico, e che quindi occupa uno spazio stabile, possa felicemente occupare uno spazio editoriale. E comunque sono più le richieste che rifiutiamo che quelle che accettiamo", spiega Anzelmo.

Come mai allora nei titoli degli ultimi mesi compaiono soprattutto personalità dell'ultimo governo Berlusconi (Ichino a parte, che con la sua Inchiesta sul lavoro ha finora venduto 16.000 copie e Chi comanda qui? di Fausto Bertinotti, dati di vendita caritatevolmente non rivelati)? "Nei prossimi mesi", risponde, "pubblicheremo un libro di Ivan Scalfarotto, vicepresidente del Pd, e in autunno uscirà il libro di Pier Ferdinando Casini, che da anni sta all'opposizione".

Anche da Marsilio annunciano le novità: un libro di Lapo Pistelli sulla politica estera, un libro manifesto di Raffaele Bonanni, ma soprattutto un volume di Marco Follini su Shakespeare. Un altro politico che si dà alla letteratura, come i colleghi Dario Franceschini e Walter Veltroni? "No, sarà un modo metaforico per parlare dell'Italia", rispondono. Peccato. Perché i dati ci rivelano anche un'altra cosa: quando non scrivono di politica, i nostri politici vendono di più.

Sia quando scrivono romanzi: è il caso di Veltroni (più volte in classifica, 300.000 copie per Prima dell'alba e 70.000 per Senza Patricio) e di Dario Franceschini, i cui romanzi pubblicati Bompiani "vanno molto bene" (l'editore non ci dice le cifre, ma ricorda i successi di critica e le traduzioni estere). Sia quando parlano di tutt'altro, come nel caso della deputata Pdl Melania Nichilo Rizzoli, che ha venduto con Sperling 45.000 copie con il libro in cui racconta la sua malattia. Unica eccezione, il Brunetta cuoco, 5.000 copie: perché si sa, politici ci si improvvisa, cuochi no.

 

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