HOUSE OF SCAZZ - DELRIO ACCUSA LUPI DI AIZZARE QUEL CHE RIMANE DEL “SISTEMA INCALZA” AL MINISTERO DEI TRASPORTI PER PARALIZZARE LA SUA AZIONE DA MINISTRO - NEL MIRINO ANCHE LA REVOCA DELLA NOMINA DI MUSCI AL CONSIGLIO SUPERIORE DEI LAVORI PUBBLICI

Giorgio Meletti per il “Fatto Quotidiano”

 

delriodelrio

La scena è avvenuta l’altroieri sotto gli occhi esterrefatti dei pochi deputati presenti nell’aula di Montecitorio. Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio risponde, nel corso del question time, a una pungente interrogazione firmata da quattro deputati del gruppo di Alleanza Popolare, presieduto dal suo predecessore a Porta Pia Maurizio Lupi.

 

Appena finito di parlare, l’ex braccio destro di Matteo Renzi a Palazzo Chigi scorge proprio Lupi in transito nell’emiciclo, si avvicina e lo apostrofa: “Questo agguato l’hai organizzato tu”. Lupi gli risponde a muso duro. La conversazione sale rapidamente verso i toni della concitazione, fino a che i due decidono di trasferirsi nell’attigua saletta a disposizione dei ministri per finire di cantarsele.

 

graziano delrio va in bici contromano e senza manigraziano delrio va in bici contromano e senza mani

Delrio accusa Lupi di soffiare sul fuoco di quella sorta di irredentismo del “sistema Incalza” che di fatto sta paralizzando la sua azione nel ministero che Renzi gli ha chiesto di mettere a posto, dopo l’arresto dell’ex capo della Struttura tecnica di missione e le dimissioni dell’esponente Ncd.

 

Lupi replica rinfacciandogli mosse che giudica sleali, come la revoca della nomina di Francesco Musci alla presidenza del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Musci era stato effettivamente nominato dal Consiglio dei ministri, su indicazione di Lupi, il 12 marzo scorso, quattro giorni prima dell’arresto di Ercole Incalza, e pochi giorni dopo da Palazzo Chigi era partita la procedura di revoca.

LUPI INCALZALUPI INCALZA

 

Secondo gli uomini di Delrio, Lupi non aveva informato il governo che su Musci pendeva una richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Brindisi. Ma è il caso discusso mercoledì alla Camera a illuminare meglio di qualunque altro la guerra in corso tra nuovo e vecchio regime del ministero delle Infrastrutture. Delrio è accusato di aver di fatto bloccato l’iter della cosiddetta “Valdastico nord”, bretella autostradale che dovrebbe collegare Vicenza con Trento.

 

Non solo Lupi si è speso molto per l’opera nel corso del suo mandato, ma la stessa candidata Pd alle imminenti elezioni regionali venete, Alessandra Moretti, ne ha fatto un cavallo di battaglia. Pochi mesi fa, quando grazie agli sforzi di Lupi e Incalza il Cipe aveva “sbloccato” l’opera, Moretti aveva twittato felice: “Ok al progetto per la Valdastico Nord: un’opera attesa dal Veneto da decenni. Finalmente un governo che si assume responsabilità e decide”.

 

RENZI E LUPI RENZI E LUPI

Quello della Valdastico Nord è oggettivamente un pasticcio. La provincia autonoma di Trento è da sempre contraria all’opera. Lupi aveva attivato le procedure previste dalla Legge Obiettivo per superare d’auto - rità le resistenze degli enti territoriali. Delrio, provocando l’ira del predecessore ha fermato tutto rilevando che il diritto di Trento di dire no è scritto nello Statuto speciale della provincia che, avendo rango costituzionale, non può essere superato dalla legge ordinaria dello Stato.

 

IL partito anti-Delrio accusa il ministro di conflitto d’inte - ressi. Attribuisce il no della provincia di Trento al timore che la bretella Vicenza-Trento tolga traffico alla A22 del Brennero, che da Vicenza bisogna andare a prendere a Verona per risalire verso il confine austriaco.

 

L’autostrada del Brennero ha tra i suoi azionisti anche la provincia di Reggio Emilia, città di cui Delrio è stato sindaco fino alla nascita del governo Renzi. Il vero problema non è però questo, e neppure l’imbarazzo della Moretti, spiazzata dallo stop di Delrio su un’opera centrale nella campagna elettorale ormai vicina al traguardo.

 

LUPI CONTESTATOLUPI CONTESTATO

Semmai preoccupano gli impegni che il governo ha già preso nell’era Lupi-Incalza con la concessionaria della Brescia- Padova, la cosiddetta Serenissima, che ha presentato il progetto della Valdastico Nord come autofinanziato in project financing, ma anche in parte compensato da un allungamento della concessione. I tempi per la proroga della concessione stanno per scadere e, come se non bastasse, la concessionaria dichiara di essersi già indebitata per la realizzazione dell’opera. Conclusione: la Brescia-Padova ha già presentato un ricorso al Tar e ha annunciato un’azione legale in sede civile contro il ministero delle Infrastrutture.

 

LUCA LUPILUCA LUPI

Delrio è dunque assediato dalle eredità scomode del sistema- Incalza, che dimostra ancora una certa vivacità dentro il ministero. Resta al suo posto di successore (designato da Incalza) alla Struttura tecnica di missione Paolo Emilio Signorini, l’ex capo del Cipe finito sotto i riflettori quando si è scoperto che il re del Mose, Giovanni Mazzacurati, gli pagava le vacanze. E intanto il movimento No-Tav protesta dopo aver scoperto che proprio Signorini è il membro designato dal ministero per il consiglio d’amministrazione della Telt, la società mista italo-francese per la realizzazione della Torino-Lione ad alta velocità.

LUPI CONTESTATO 3LUPI CONTESTATO 3ERCOLE INCALZA ERCOLE INCALZA

 

Ultimi Dagoreport

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…

consiglio europeo giorgia meloni viktor orban ucraina zelensky ursula von der leyen

LE DECISIONI ALL’UNANIMITÀ IN EUROPA SONO FINITE: IERI AL CONSIGLIO EUROPEO IL PRIMO PASSO PER IL SUPERAMENTO DEL VETO, CON L’ISOLAMENTO DEL PUTINIANO VIKTOR ORBAN SUL PIANO IN CINQUE PUNTI PER L’UCRAINA – GIORGIA MELONI NON POTEVA SFILARSI ED È RIUSCITA A RIGIRARE LA FRITTATA CON MATTEO SALVINI: NON ERA UN DESIDERIO DI TRUMP CHE I PAESI EUROPEI AUMENTASSERO FINALMENTE LE SPESE PER LA DIFESA? DI CHE TI LAMENTI? - ANCHE LA POLEMICA DEL LEGHISTA E DI CONTE SUI “SOLDI DEGLI ASILI CHE FINISCONO IN ARMAMENTI” È STATA AGILMENTE NEUTRALIZZATA DALLA SORA GIORGIA, CHE HA FATTO “VERBALIZZARE” LA CONTRARIETÀ DELL’ITALIA ALL’UTILIZZO DEI FONDI DI COESIONE…

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - A 53 GIORNI DAL RINNOVO DELLA GOVERNANCE DI GENERALI, A CHE PUNTO È IL RISIKO BANCARIO? NEL SUO SOGNO DI CONQUISTARE IL LEONE DI TRIESTE, EVITANDO PERO' IL LANCIO DI UNA COSTOSISSIMA OPA, PARE CHE NELLA TESTA DI CALTA FRULLI UN PIANO IN DUE TEMPI: INTANTO CONQUISTARE LA MAGGIORANZA NEL CDA DELLA COMPAGNIA, DOPODICHÉ PAPPARSI MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI (SEMPRE CHE NON ARRIVI A PIAZZETTA CUCCIA UN CAVALIERE BIANCO) – ALL’OFFENSIVA DI CALTA, L’ASSO NELLA MANICA DI DONNET SI CHIAMA UNICREDIT. ORCEL AVREBBE PERSO L’ENTUSIASMO PER BPM E SAREBBE BEN FELICE DI PORTARSI A CASA BANCA GENERALI - TANTO PER SURRISCALDARE IL CLIMA GIÀ TOSSICO È ARRIVATA IERI “LA STAMPA” CHE LANCIAVA ‘’L’IPOTESI DEL CONCERTO CALTAGIRONE-MILLERI” (SMENTITA)…