vertice di berlino

IL SUMMIT DI BERLINO VIENE VENDUTO COME UN SUCCESSO MA LA DICHIARAZIONE NON PORTA LE FIRME NÉ DI SERRAJ NÉ DI HAFTAR. I DUE ERANO IN STANZE SEPARATE E LA MERKEL FACEVA LA SPOLA PER COMUNICARE I PASSAGGI DEL NEGOZIATO. IL FELDMARESCIALLO HA FATTO IRRITARE PARECCHIO LA CANCELLIERA NEGANDOSI NELL'ULTIMO PASSAGGIO - I RISULTATI: CESSATE IL FUOCO DURATURO, UN EMBARGO SULLE ARMI E LA FINE DELLE INGERENZE STRANIERE (CIAO CORE)

 

  1. HAFTAR SI TIRA INDIETRO PER L'ULTIMO PASSAGGIO

Dall'articolo di Paolo Valentino per il ''Corriere della Sera''

 

vladimir putin mike pompeo

(…)  Erano presenti, ma non hanno partecipato ai lavori, anche il generale Khalifa Haftar e il premier al-Serraj. I due hanno aspettato in stanze separate che l’accordo fosse redatto, mentre la Merkel in persona si è incaricata di far la spola tra le due stanze per riferire. E però, a un certo punto, Haftar «non ha più risposto alla cancelliera, che sollecitava una sua parola definitiva sul testo della dichiarazione finale. Secondo chi era nella stanza, è stato l’unico momento del pomeriggio nel quale l’imperturbabile Angela Merkel ha tradito una punta di irritazione.

 

 “Aspettiamo ancora dieci minuti — ha detto — se Haftar continua a negarsi, chiudiamo qui con il documento che abbiamo concordato”. Ed è finita proprio così. La Conferenza sulla Libia si è conclusa con l’approvazione di un meccanismo internazionale che ambisce a consolidare la tregua con una serie di passi successivi. Prima di tutto il blocco effettivo delle forniture d’armi e la cessazione del sostegno militare ai duellanti da parte degli attori internazionali coinvolti nella vicenda libica.

 

Ma la dichiarazione di Berlino non porta le firme né di Al-Sarraj né di Haftar. E soprattutto sulla sua praticabilità grava l’ambiguo silenzio del generale, che si è squagliato all’ultimo momento, riproponendo il copione della scorsa settimana a Mosca, quando era partito nella notte rifiutandosi di firmare la tregua e lasciando Vladimir Putin, uno dei suoi padrini, con un palmo di naso. Merkel ha dovuto ammetterlo a denti stretti: “Non abbiamo potuto risolvere tutti i problemi”»

 

 

  1. LA CONFERENZA DI BERLINO

Marco Conti per “il Messaggero

 

vladimir putin emmanuel macron giuseppe conte

7 titoli, 55 punti e nemmeno 4 ore di riunione. Giusto il tempo per far capire ai due contendenti, chiusi in due diverse stanze della Cancelleria, che si deve far di tutto per cercare di passare dalla tregua alla pace. Di una Conferenza a Berlino sulla Libia si parlava invano sin dallo scorso settembre. Sino a qualche giorno fa non c'era nemmeno una data. Alla fine è uscito un documento articolato di fatto eguale alla bozza circolata nei giorni scorsi. La Cancelliera Merkel fa la padrona di casa. Lascia l'iniziativa alle Nazioni Unite, dopo aver schierato l'Europa che conta. Nella capitale tedesca arrivano i principali leader dei Paesi europei e arabi, oltre ai rappresentanti di Usa, Ue, Unione africana e Onu.

 

EMBARGO SULLE ARMI

vertice di berlino

Il documento finale spiana la strada ad una cessate il fuoco duraturo, a un embargo sulle armi dirette verso il Paese e alla fine delle ingerenze straniere. Un work in progress tutto da verificare, ma che cambia il registro del confronto che passa dalle armi alla diplomazia. Haftar e Serraj continuano a non volersi parlare e si rifiutano di incontrarsi, ma alla fine scontano la firma che i rispettivi sponsor mettono sotto il documento conclusivo. La guerra per procura dovrebbe terminare definitivamente seguendo un percorso che parte da una tregua immediata per arrivare, attraverso regolari elezioni, all'insediamento di un nuovo governo libico unitario.

 

Presupposto di tutti ciò è il disarmo delle milizie, l'embargo sulle armi e le sanzioni monitorie per chi continua a non rispettarlo. Haftar deve permettere l'estrazione di greggio, mentre nel documento non c'è la forza di interposizione anche se al punto 55 si dice di riportare il lavoro fatto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L'idea è spinta dall'Italia, rilanciata di recente dallo stesso Serraj e ripresa anche da Mosca, Parigi e dal primo ministro britannico Boris Johnson.

mike pompeo recep tayyip erdogan

 

Pesa la rivalità tra Serraj e Haftar. I due sono stati informati all'inizio e alla fine dalla Cancelliera sull'andamento dei lavori. Non hanno firmato il documento, ma alla fine hanno dato comunque il loro assenso alla nomina dei membri del comitato militare 5+5 che, secondo il piano di azione dell'Onu, dovrebbe monitorare il cessate il fuoco e stabilire la linea degli schieramenti. Ma l'ostacolo più grande, probabilmente, oltre alle rivalità interne, sarà misurare la reale volontà di applicare in pratica quanto hanno sottoscritto a Berlino quelli che fino a ieri hanno continuato a incrementare la propria influenza nel Paese: la Turchia, la Russia, gli altri stati arabi, in primis Egitto e Emirati Arabi Uniti. Ma anche, seppure senza ammetterlo, la Francia.

 

merkel pompeo guterres

Ieri era il momento dell'esultanza, con la cancelliera tedesca Angela Merkel che insieme al segretario generale dell'Onu Antonio Guterres si presenta soddisfatta in conferenza stampa per annunciare che «tutti sono d'accordo» su una soluzione politica e per rispettare l'embargo sulle armi. Da Vladimir Putin al turco Erdogan, dall'egiziano al Sisi ai rappresentanti degli Emirati arabi, sino agli Stati uniti rappresentati dal segretario di Stato Mike Pompeo, passando per Francia, Germania, Gran Bretagna, Unione Europea, Algeria, Lega Araba, Unione Africana.

 

ALTA PARTECIPAZIONE

khalifa haftar

Un livello di presenze mai raggiunto nei precedenti tentativi, e che ha contribuito al successo, ma che dà anche il senso di come si sia complicata la vicenda per lo spropositato aumento dei protagonisti.

 

La certezza che domani non si riprenderà a sparare in Libia non ce l'ha nessuno, ma Berlino è la prova che se l'Europa vuole ha la forza di imporsi anche a russi e turchi e sa tirare per la giacca anche Washington.

 

Il passaggio in Consiglio di Sicurezza sottrae la vicenda ad affare a due, la avvolge in un multilateralismo dal quale non si può sottrarre la Francia ma non è detto che all'Italia torni lo spazio degli anni scorsi anche se Di Maio è rientrato a Roma gongolante per il giudizio espresso dalla Cancelliera: «Complimenti, ho sentito parlare molto bene di lei».

il vertice di berlino

 

emmanuel macron angela merkel

 

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…