renzi abbuffata

DOPO ENI, ENEL, POSTE E FINMECCANICA RENZI SI PAPPA PURE IL FISCO – A BREVE LA NOMINA DI ERNESTO MARIA RUFFINI A CAPO DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE: GUARDA CASO, PURE LUI E’ PASSATO DALLA LEOPOLDA – GUIDERA’ LUI LA SUPERAGENZIA FRA CHI ACCERTA L’EVASIONE (AGENZIA ENTRATE) E CHI L’INCASSA (EQUITALIA)

 

Alessandro Barbera per la Stampa

 

rossella orlandirossella orlandi

Fra le nomine di questi giorni ce ne è una che è passata in sordina: la conferma di Rossella Orlandi alla guida dell' Agenzia delle Entrate. Attenzione però: si tratta solo di una breve proroga imposta dalla legge sullo spoil system in attesa di una decisione più impegnativa, ovvero la nomina del nuovo direttore della superagenzia che fonderà le Entrate con Equitalia.

 

ERNESTO MARIA RUFFINI EQUITALIAERNESTO MARIA RUFFINI EQUITALIA

Per Gentiloni e Padoan è questione di settimane: il 12 giugno scade il mandato della Orlandi, e venti giorni dopo - il primo luglio - la fusione fra accertamento e riscossione dovrà essere operativa. Nei corridoi delle burocrazie fiscali il nome del successore è un segreto di Pulcinella: il prescelto è Ernesto Maria Ruffini, numero uno di Equitalia e architetto della riforma voluta da Renzi. Classe 1969, di origini palermitane ma cresciuto a Roma, tributarista e autore di un pamphlet di successo ("L' evasione spiegata ad un evasore"), Ruffini è uno dei molti quarantenni capaci passati dal palco della Leopolda.

 

PELEGGIPELEGGI

La decisione è virtualmente presa, lo dimostra il fatto che per la Orlandi è pronta anche la destinazione futura: la guida dell' Agenzia delle Dogane dove sostituirà Giuseppe Peleggi, lì sin dai tempi di Vincenzo Visco ministro. Secondo alcune interpretazioni la scelta dell' avvicendamento risalirebbe all' anno scorso, quando da Palazzo Chigi trapelò il disappunto di Renzi per come la Orlandi aveva gestito l' introduzione della dichiarazione precompilata. In realtà nella testa dell' ex premier Ruffini è destinato a quella poltrona sin da quando fu scelto per riformare uno degli enti più odiati e temuti dagli italiani. Ciò conferma quel che appare evidente nell' ultima tornata di nomine: l' immutato ruolo di Renzi come king maker.

 

DIVA MORIANI DIVA MORIANI

Non c' è molto di cui stupirsi: benché abbia lasciato Palazzo Chigi, l' ex premier resta (e quasi certamente resterà) l' azionista di maggioranza del governo Gentiloni fino alla scadenza della legislatura. La sua impronta non è evidente solo nella decisione di confermare presidenti e amministratori delegati di Eni ed Enel (Descalzi e Starace) o nella scelta di Alessandro Profumo a Leonardo, ma è chiara anche sfogliando i nomi di alcuni dei consiglieri di amministrazione.

 

Nella lista pubblicata sabato mattina dal Tesoro sono confermati il presidente della Fondazione Open e fund raiser dell' ex premier Alberto Bianchi (ad Enel), l' imprenditore della sanità Fabrizio Landi (a Leonardo) e all' Eni Diva Moriani della Intek. Sempre all' Eni c' è una new entry nel collegio sindacale, dove è stato nominato il commercialista Marco Seracini, già sostenitore dell' allora sindaco di Firenze.

Carlo CeramiCarlo Cerami

 

La lista dei professionisti vicini al segretario Pd non esaurisce però i nomi scelti dalla politica per i consigli delle grandi società quotate. Bastino qui alcuni esempi: a Poste è confermato Roberto Rao (già portavoce di Pierferdinando Casini) ed entra l' avvocato Carlo Cerami, difensore del sindaco di Milano Beppe Sala. Nel consiglio di amministrazione dell' Eni è confermato l' avvocato Andrea Gemma, legatissimo al ministro Alfano, così come è confermato nel consiglio dell' Enel l' ex coordinatore laziale di Forza Italia Alfredo Antoniozzi.

giuseppe aciernogiuseppe acierno

 

Al di là delle competenze professionali, nei palazzi della politica ieri c' era chi si chiedeva il perché della nomina nel consiglio Enav dell' ex presidente degli aeroporti pugliesi Giuseppe Acierno: scelto dall' allora governatore Nichi Vendola, ebbe poi un duro scontro con Michele Emiliano, che lo rimosse dall' incarico. Un attestato di merito, secondo alcuni.

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…