CONTI CHE NON TORNANO – ANCHE I FRANCESI RIFANNO I COMPITI DOPO LA LETTERA DI BRUXELLES – PER EVITARE LA BOCCIATURA SALTANO FUORI ALTRI 3,7 MILIARDI DAL TAGLIO DEL DEFICIT – SALVO L’ASSE FRANCO-TEDESCO
Marco Moussanet per “Il Sole 24 Ore”
Alla fine anche la Francia ha dovuto prendere atto dell'indisponibilità della Commissione (e di molti partner europei) ad accettare la sua Finanziaria 2015 così com'era stata presentata. È quindi scesa dalle barricate e ha trovato qui e là altri 3,6-3,7 miliardi che dovrebbero consentire una riduzione del deficit strutturale molto vicina a quella chiesta da Bruxelles (0,8%).
Parigi aveva aperto le ostilità con la Commissione (e con Berlino) a fine agosto, annunciando che avrebbe rinviato di altri due anni (dal 2015 al 2017) il ritorno a un deficit nominale uguale o inferiore al 3% del Pil. Dopo aver già ottenuto per due volte in sei anni il disco verde a uno slittamento.
La decisione era stata formalizzata il 1° ottobre, con la presentazione del budget dell'anno prossimo, che prevede un deficit al 4,3% del Pil (appena inferiore al 4,4% del 2014), con la prospettiva di scendere al 2,8% appunto tra due anni. La Francia aveva cercato di far fronte alle contestazioni europee spiegando che lo scenario economico era peggiorato (la crescita 2014 e 2015 è stata rivista dall'1% e 1,7% allo 0,4% e 1%) e che non c'erano spazi per manovre correttive importanti. Né sul piano delle entrate (con una pressione fiscale al 44,6% del Pil) né su quello dei tagli alla spesa (21 miliardi previsti nel 2015).
Una posizione che ufficialmente non ha mai abbandonato, facendo balenare negli incontri ufficiosi a Bruxelles e in Germania il rischio politico di un ulteriore rafforzamento dell'estrema destra (alle europee il Front National è stato il primo partito, con il 25% dei voti).
La Commissione e gli alleati tedeschi hanno in sostanza accolto la tesi francese, spostando però l'attenzione sul deficit strutturale, al netto degli effetti congiunturali e quindi della crisi che si prolunga. Osservando che Parigi ha previsto una riduzione di appena lo 0,2% (dal 2,4% al 2,2% del Pil) rispetto allo 0,8% richiesto. Anche in questo caso le posizioni si sono via via avvicinate, visto che Parigi ha spiegato che prendendo in considerazione alcuni effetti contabili, il calo "vero" sarebbe dello 0,6 per cento. Alla fine, insomma, ballava uno 0,2%, circa 4 miliardi.
Quelli che, più o meno, ha appunto annunciato il ministro delle Finanze Michel Sapin nella lettera inviata ieri al Commissario agli Affari economici Jyrki Katainen in risposta alle osservazioni della scorsa settimana (analoghe a quelle rivolte all'Italia). «Le informazioni più recenti - scrive Sapin - ci consentono di rivedere alcune stime». E quindi di recuperare 3,6-3,7 miliardi. Tra le voci più importanti ci sono il minor costo dell'onere sul debito grazie a tassi storicamente bassi (400 milioni), una contribuzione al bilancio europeo inferiore di 300-600 milioni rispetto alle previsioni iniziali e alcune misure fiscali che dovrebbero consentire di incassare circa 2 miliardi in più (900 milioni dalla lotta all'evasione e all'ottimizzazione fiscale).
Jyrki_Katainen primo ministro finlandia
Nel contempo, il ministro ribadisce la validità dell'impianto della Finanziaria, in particolare per quanto riguarda proprio i 21 miliardi di tagli alla spesa pubblica (terreno sul quale erano in molti a chiedere a Parigi uno sforzo maggiore, visto che in realtà non di tagli si tratta bensì di un rallentamento dell'aumento automatico della spesa, che continuerà comunque a crescere). È stata insomma trovata una soluzione di compromesso, come previsto, che consente a tutti di uscire dignitosamente da un conflitto che avrebbe potuto avere conseguenze politiche devastanti. Salvando l'immagine di Bruxelles (custode del rigore e dell'equità di trattamento), l'onore della Francia (che sarebbe stato il primo Paese a vedersi bocciato il budget) e l'asse franco-tedesco.
«Non dubito - può quindi scrivere Sapin in chiusura della sua lettera - che gli elementi già noti del nostro progetto di Finanziaria e quelli che abbiamo appena precisato, consentiranno alla Commissione di apprezzare lo sforzo strutturale che verrà realizzato dal Paese nel 2015».