AMNISTIA! AMNISTIA! - DOPO CHE L’UDC DI PIER-CALTA HA SPICCATO IL VOLO (DELLE TANGENTI) SALGONO LE QUOTAZIONI DEL NUOVO INDULTO - DAI CENTRISTI CHE ESPRIMONO LA MINISTRA DELLA GIUSTIZIA SEVERINO (AVVOCATA DI CALTARICCONE), AI PIDDINI DI BERSANI CHE SOFFRONO I PENATI DELL’INFERNO, DAL BANANA DEI MILLE PROCESSI RIPRESI ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE, AI FINIANI COINVOLTI NELL’AFFAIRE ATLANTIS: MAGGIORANZA PARLAMENTARE BULGARA PER UN BEL CONDONO TOMBALE DEI REATI..
Dimitri Buffa per "L'Opinione"
Amnistia, ovvero: "Fusse che fusse la volta buona?" Magari il coinvolgimento del tesoriere dell'Udc nella inchiesta sull'Enav e quella di molti altri politici nel sospetto di avere avuto favori e mazzette dalla galassia Finmeccanica, con lo spettro della ennesima "tangentopoli" alle porte, "aiuterà ".
Almeno nella vulgata forcaiola dei leghisti e dei dipietristi. Di sicuro, però, con il nuovo governo dei tecnici e con la sua maggioranza bulgara che lo sostiene a Camera e Senato, con le dichiarazioni del neo insediato ministro Guardasigilli Paola Severino che ha detto che il problema carceri è quello numero uno per la giustizia penale, quelle condizioni che secondo l'ex titolare di via Arenula, Francesco Nitto Palma, "non c'erano", potrebbero materializzarsi all'improvviso.
Per ora si fanno convegni che preparano il terreno. E immaginare personalità più lontane su tutto, come il direttore di "Tempi" il cattolico integralista Luigi Amicone, il leader radicale Marco Pannella, il "laicista" per antonomasia (qualunque sia il significato di questa controversa parola), e l'editorialista, anche lui sul mistico, Antonio Socci, non era facile.
Eppure da ieri, dopo l'iniziativa congiunta tenutasi a Milano, almeno una cosa in comune ce l'hanno: la richiesta di un'"amnistia per la repubblica". Ancora prima che per i detenuti. In questo spalleggiati da tutti i tecnici del settore: sindacati delle guardie carcerarie, sindacati dei direttori di penitenziari, magistrati di sorveglianza, psicologi, assistenti sociali e avvocati delle Camere penali che per la cosa hanno addirittura sostenuto a turno questa estate uno sciopero della fame in solidarietà con l'iniziativa non violenta dello stesso Pannella.
L'obiettivo è quello di dare corpo alle parole del Capo dello Stato dello scorso 28 luglio, proferite durante un convegno al Senato organizzato da Renato Schifani e da Emma Bonino. In quella circostanza Napolitano non aveva escluso, sia pure in maniera implicita, la stessa amnistia pur di sollevare le carceri da quello stato di degrado che "ci umilia in Europa" e che è diventata "emergenza assoluta e prioritaria".
I partiti però lo hanno fatto parlare confidando in un'opinione pubblica ancora "drogata" dalle campagne stampa demagogiche e disoneste intellettualmente sulla sicurezza e dai tanti inutili decreti in materia approvati. Che oltre tutto hanno aggravato il problema della detenzione senza per questo dare un millimetro di tranquillità in più ai cittadini.
Adesso, con lo scenario politico tutto cambiato, e con il bisogno di risolvere tecnicamente tutti i problemi, anche quelli non economici, l'amnistia, con buona pace di Travaglio, Di Pietro, Flores d'Arcais da una parte e magari Bossi, Maroni e gli ex An dall'altra, potrebbe prendere piede.
Magari condizionata al risarcimento del danno nei confronti della vittima del reato, così come previsto nell'originario progetto di Pannella sostenuto in questi mesi anche dagli scioperi della fame di Rita Bernardini e Irene Testa del "Detenuto ignoto". Un'amnistia che potrebbe a questo punto risolvere non solo i problemi politico giudiziari dell'eterno Cav, ma anche quelli di Casini e del Terzo Polo alle prese con la prima maxi inchiesta che rischia di travolgerli. Chi non ha paura di chiamare le cose con il proprio nome è Giuliano Ferrara che ieri si augurava che proprio da questo governo tecnico, nel male che per lui rappresenta, venga fuori "il bene" del superamento della politica come lotta tra bande armate e alleate con questo o quel segmento di magistratura politicizzata.
Ferrara chiede anche il ripristino del vecchio articolo 68 della Costituzione, quello dell'immunità parlamentare, così come in molti si augurano della "rimodifica" del 76 che ha portato il quorum previsto per un provvedimento di clemenza ai due terzi del Parlamento, cioè ben al di sopra di quello con cui si cambia qualsiasi articolo della Costituzione. Il paradosso è che si potrebbe tornare alla vecchia amnistia a maggioranza semplice delle camere solo modificando a maggioranza semplice quell'articolo, cosa più semplice che raggiungere la maggioranza qualificata per votare la stessa amnistia.
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