giorgia meloni ursula von der leyen

DAGOREPORT - IL DUBBIO AMLETICO DI “AO’, IO SO' GIORGIA”: ENTRARE O NON ENTRARE NELLA MAGGIORANZA URSULA? - QUALUNQUE COSA DECIDA, LA DUCETTA FINISCE AL MURO. SE APPOGGIASSE VON DER LEYEN, OTTERREBBE UN COMMISSARIO DI PESO PER L’ITALIA. MA SI TROVEREBBE, DE FACTO, ALL’OPPOSIZIONE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI, DI CUI È PRESIDENTE - I POLACCHI DEL PIS E I NEO-FASCI SPAGNOLI DI VOX METTEREBBERO IN DISCUSSIONE LA SUA LEADERSHIP IN ECR – SE INVECE SCEGLIESSE DI DIRE NO ALLA "LOGICA DEI CAMINETTI", SI RITROVEREBBE TRA GLI EURO-PUZZONI E CON UNA COMMISSIONE OSTILE, IN UN MOMENTO CRUCIALE PER I CONTI ITALIANI TRA PROCEDURA D’INFRAZIONE, MES DA RATIFICARE, PATTO DI STABILITA' E IL RISCHIO AUSTERITÀ...

DAGOREPORT

ursula von der leyen giorgia meloni g7 borgo egnazia

Giorgia Meloni è attanagliata da un dubbio amletico: entrare o non entrare nella maggioranza Ursula? Come Dago-dixit, il camaleontismo della premier è arrivato a un bivio decisivo e, alla faccia di ogni traccheggiamento, è il momento delle decisioni irrevocabili. La Ducetta non può più giocare su vari tavoli e deve dire chiaramente a Ursula se intende sostenerla oppure no.

 

A maggior ragione che la Presidente uscente della Commissione ha dichiarato che i voti li cercherà personalmente. Il che significa che intendere dialogare con i suoi possibili sostenitori senza intermediari e si aspetta una risposta chiara. D’altronde Ursula ha confermato, senza nascondersi, che negozierà direttamente con Meloni. E se la presidente chiama, Giorgia deve rispondere: ci sta o no?

 

raffaele fitto giorgia meloni

Una scelta non facile, perché qualunque cosa decida c’è molto da perdere. Se decide di sostenere Ursula von Der Leyen, la Sora Giorgia otterebbe un commissario di peso per l’Italia (probabilmente una vicepresidenza esecutiva con delega al Pnrr). Ma si troverebbe poi, de facto, in opposizione al gruppo dei Conservatori, di cui è presidente. I polacchi del Pis e i neo-franchisti di Vox non vogliono sostenere la politica tedesca e difficilmente accetteranno di avere come guida “l’amica di Ursula”.

 

EMMANUEL MACRON - DONALD TUSK - OLAF SCHOLZ

Orban, pur di non accodarsi alla Von der Leyen, ha preferito non entrare in Ecr, creando un euro-gruppo di sovranisti dell’Est. Marine Le Pen e Salvini, dal fortino di “Identità & Democrazia”, un secondo dopo l’accordo tra Giorgia e Ursula, griderebbero all’inciucione azzannando la Meloni da destra.

 

Il premier polacco Tusk, uno dei reucci del Partito popolare europeo e strenuo oppositore delle destre anti-Ue, sarebbe anche disposto ad accogliere i voti della Meloni ma solo come leader di Fratelli d’Italia e non come capo di Ecr.

 

giorgia meloni bacia santiago abascal atreju

Dunque, se ci sostiene, è il ragionamento dei vertici Ppe, deve lasciare la guida dei Conservatori con cui ogni dialogo è impossibile (Tusk detesta gli arci-rivali del Pis, membri del raggruppamento guidato dalla Sora Giorgia).

 

Il vicolo stretto della Ducetta è reso ancora più impervio da Ursula che, dopo aver navigato tra acque procellose (lo scetticismo di parte del Ppe e le recriminazioni dei socialisti), ora sembra aver trovato una posizione più solida: se i 24 eurodeputati di Fratelli d’Italia non la sosterranno, si rivolgerà ai Verdi che hanno offerto il loro appoggio e dispongono di una delegazione anche più numerosa di Fdi (ben 53 parlamentari).

 

Giorgia Meloni Viktor Orban Mateusz Morawiecki

La scelta che si para davanti alla premier è angusta e piena di rischi. Se decide di mettersi all’opposizione di Ursula con gli euro-puzzoni di destra, si ritroverà una futura Commissione ostile. E di problemi economici da discutere con Bruxelles, l’Italia ne ha a iosa.

 

A partire dalla procedura d’infrazione per il deficit eccessivo, aperta la settimana scorsa; la ratifica del Mes (l’Italia è l’unico paese dell’area euro a non averlo approvato); la manovra finanziaria tutta da scrivere, con le mani legate dal ritorno dei legacci del Patto di Stabilità. Senza contare le rogne legate alla Concorrenza (tassisti e balneari), su cui Bruxelles ha l’ultima parola.

 

GIORGIA MELONI - ER MES - MEME BY DAGOSPIA

Accodarsi, da ultima ruota del carro, alla maggioranza Ursula (Ppe, Socialisti, Liberali) le toglierebbe lo scettro di Ecr e la leadership delle destre, che passerebbe definitivamente a Marine Le Pen. Privata del suo eurogruppo e rinnegata come “traditrice” dai suoi attuali alleati, la Sora Giorgia si ritroverebbe a essere una “paria” a Bruxelles senza seguito né potere. Un prezzo da pagare per gli interessi dell’Italia: la Regina della Garbatella è disposta a “sacrificare” le sue personali ambizioni? D’altro canto, non sarebbe una rinuncia totalmente disinteressata.

 

elly schlein sara funaro

Le elezioni amministrative hanno registrato un primo smottamento di consensi verso il "Campo largo”: l’alleanza di Destra-centro ha preso schiaffi nelle grandi città ed è stata randellata a Firenze, Bari, Perugia, Campobasso, Potenza, Cagliari. Inoltre, la premier è consapevole che un’Italia attanagliata dai problemi economici, che la Commissione Ue può rendere più aspri con le sue decisioni o i suoi “no”, diventerà un campo minato. Da Renzi a Salvini, ci sono già stati leaderini inebriati da un fragile consenso poi evaporato alle prime difficoltà. Se non mette una pezza subito, sporcandosi con i compromessi imposti a Bruxelles, anche la Meloni rischia di fare la stessa fine: giubilata nel carrello dei bolliti.

MELONI MORAWIECKI

GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN A FORLI

 

 

GIORGIA MELONI MATEUSZ MORAWIECKI SANTIAGO ABASCAL

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)

giorgia meloni tosi matteo salvini luca zaia vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - MENTRE IL PD DI ELLY, PUR DI NON PERDERE LA CAMPANIA, STA CERCANDO DI TROVARE UN ACCORDO CON DE LUCA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SONO A RISCHIO DI CRISI SUL VENETO - ALLE EUROPEE FDI HA PRESO IL 37%, LA LEGA IL 13, QUINDI SPETTA ALLA MELONI DEI DUE MONDI - A FAR GIRARE VIEPPIÙ I CABASISI A UN AZZOPPATO SALVINI, IL VELENO DI UN EX LEGHISTA, OGGI EURODEPUTATO FI, FLAVIO TOSI: ‘’IL TERZO MANDATO NON ESISTE, ZAIA NON HA NESSUNA CHANCE. TOCCA A FDI, OPPURE CI SONO IO”

emmanuel macron ursula von der leyen xi jinping donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT – PER TRUMP L'EUROPA NON E' PIU' UN ALLEATO MA SOLO UN CLIENTE PER IMPORRE I SUOI AFFARI - ALL’INAUGURATION DAY CI SARÀ SOLO GIORGIA (QUELLA CHE, TRUMP DIXIT, "HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA") MA NON URSULA VON DER LEYEN - CHE FARE DI FRONTE ALL'ABBANDONO MUSK-TRUMPIANO DI UNA CONDIVISIONE POLITICA ED ECONOMICA CON I PAESI DELL'OCCIDENTE? - CI SAREBBE IL PIANO DRAGHI, MA SERVONO TANTI MILIARDI E VOLONTÀ POLITICA (AL MOMENTO, NON ABBONDANO NÉ I PRIMI, NÉ LA SECONDA) - L’UNICA SOLUZIONE È SPALANCARE LE PORTE DEGLI AFFARI CON PECHINO. L'ASSE EU-CINA SAREBBE LETALE PER "AMERICA FIRST" TRUMPIANA

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…