bersani renzi

IL DUCETTO, UNA PALLA AL PIEDE DELLA SINISTRA – BERSANI SBEFFEGGIA RENZI: “UNITI SI PERDE” E D’ALEMA SFANCULA I TENTATIVI DI FASSINO – PRODI IN MOVIMENTO: VEDE FRANCESCHINI E MARTINA – IL TANDEM GRASSO-BOLDRINI COME LA “SORA CAMILLA”: TUTTI LI VOGLIONO E NESSUNO SE LI PIGLIA…

 

Carlo Bertini per la Stampa

 

RENZI BERSANI

Pure se Matteo Renzi è sicuro che dopo il 2 dicembre, quando sarà battezzata la lista unitaria di Mdp guidata da Piero Grasso, i compagni arriveranno a più miti consigli (così ha detto ad uno dei suoi interlocutori), ad oggi Pierluigi Bersani chiude la porta a un' intesa elettorale. Non solo rinviando a data da fissare un confronto con il delegato di Renzi alle alleanze a sinistra, Piero Fassino: al cui cospetto si presenterà magari Epifani e non certo D' Alema (che pare gli abbia già comunicato al telefono il suo «niet») o Bersani. Ma coniando uno slogan efficace, come quell' «uniti si perde», evocato dalla Gruber ieri sera.

 

L' ex segretario è persuaso infatti che andando in coalizione col Pd renziano, la sinistra unita perderebbe la sua forza propulsiva, per usare un termine in uso negli anni del Pci: dimezzando i suoi consensi. «C' è un pezzo di popolo del centrosinistra che non ne vuol sapere di Renzi e della sua arroganza», ha spiegato a Otto e Mezzo. Dove ha definito «un teatro» questa mediazione affidata a Fassino.

 

GRASSO-BOLDRINI ATTACCANO

FASSINO

Il quale si è visto chiudere la porta, anche se con garbo istituzionale, pure dai due presidenti delle Camere, che ha incontrato ieri mattina. A Fassino che gli spiegava il suo compito Grasso ha infatti risposto «sulle alleanze non ti posso dire nulla perchè non rappresento alcun soggetto politico». Facendogli notare però che per gli effetti perversi di questa legge elettorale, è difficile trovare qualsiasi intesa. Il Presidente del Senato è infatti scettico, «ad oggi mi pare difficile fare un' alleanza col Pd», avrebbe detto a chi gli ha parlato ieri.

 

PIETRO GRASSO SILVIO BERLUSCONI LAURA BOLDRINI

Il clima non è dei migliori se i suoi uomini contrattaccano, «ieri dal Pd lo criticavano perchè starebbe assumendo un ruolo politico e oggi viene consultato dal delegato della segreteria pd...». E anche la Boldrini non sarebbe stata da meno, se è vero che ha rintuzzato le critiche, dicendo a Fassino che in questi anni sul merito delle politiche ha visto «contaminazioni con la destra» che l' hanno portata a dare quel giudizio sul Pd.

 

E se queste sono le premesse di due presidenti che ancora parlano senza avere ruolo, «abbiamo avuto un piacevole scambio di opinioni che ho espresso a titolo personale», chiarisce la Boldrini, non stupisce che Bersani si mostri tranchant, tagliando per ora i ponti col suo ex partito. «Uniti si perde. È cambiando che si vince. Questo a Renzi non è chiaro», dice l' ex leader. Che spara a zero. «Senza un cambio di politiche inutile ammucchiarsi. Vince la destra». Con una sola flebile apertura. «Se il Pd cancella il Jobs act e si tiene Renzi come leader ci stiamo alla grande. La gente che incontro io e non è disposta a votare Pd perché glielo dice Bersani».

 

IL PROF. DARÀ UNA MANO

RENZI JOBS ACT

Mentre Lorenzo Guerini, delegato per i centristi marcia in discesa (ieri ha visto Dellai, Casini, la Lorenzin), Fassino invece va in salita, ma non dispera di convincere Mdp, concedendo qualcosa di concreto. «Non siamo chiamati a dare un giudizio su come abbiamo governato ma a scrivere un programma con cui presentarci agli elettori. Nel fare questo si può andare oltre, introducendo le correzioni necessarie».

romano prodi intervistato

 

Il delegato per la sinistra oggi vedrà Romano Prodi, che ieri ha pranzato con Martina e Franceschini: il Professore, confida Arturo Parisi, ha apprezzato le aperture alle alleanze larghe: «Prodi ha sempre dichiarato la sua preoccupazione per la unità più ampia e non può che incoraggiare e se possibile mettere qualche buona parola», dice Parisi.

 

ULTIMATUM MDP A PISAPIA

bersani pisapia

E in questo calderone che è la sinistra, Pisapia (che sabato vedrà Fassino) incassa pure un duro strattone per uscire dal guado: in Transatlantico gira voce che si sia beccato un ultimatum da Mdp. Della serie: decidi entro il 26 novembre, giorno delle assemblee provinciali, o sei fuori dalla lista unitaria...

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…