renzi pd

IL CAZZONE RESISTE, E SCATTA LA SOTTOSCRIZIONE PER CANDIDARE LUIGI MANCONI IN BERLINGUER. FIRMANO, CALENDA, DACIA MARAINI E CACCIARI. PETIZIONE A FAVORE ANCHE DI MISTER “FRITTURA DI PESCE” – EPURAZIONE DALLE LISTE PER I NON RENZIANI – PRIMA DIREZIONE PD SULLE DEROGHE A CHI SFUGGE LE TRE LEGISLATURE  

 

Angela Mauro per www.huffingtonpost.it  

 

renzi alla festa per i dieci anni del pd

Giuliano Da Empoli dentro. Luigi Manconi chissà. Di certo diranno addio alle Camere diversi parlamentari Dem tra i meno renziani o non renziani, quasi fosse una nuova diaspora silenziosa dopo la scissione del febbraio scorso. Fuori per scelta propria Pietro Ichino, Vannino Chiti, Giorgio Tonini, Beppe Fioroni, Massimo Mucchetti oltre a Anna Finocchiaro e Rosi Bindi, che lo hanno annunciato già prima della pausa natalizia. E invece sull'alleanza tra Pd e Ala di Denis Verdini ancora non è detta l'ultima parola, anche se è materia scottante per il Nazareno: dal quartier generale renziano continuano a fioccare dinieghi e silenzi.

luigi manconi bianca berlinguer

 

Mercoledì alle 18 il segretario Dem Matteo Renzi riunisce la direzione nazionale del partito. Non è ancora quella decisiva sulle candidature per le politiche (c'è tempo fino al 29 gennaio). Ma servirà a stabilire le deroghe per i parlamentari che si ricandideranno pur avendo già maturato i 15 anni in Parlamento, limite previsto dallo Statuto. Anche Manconi è tra coloro che avrebbero bisogno di deroga per correre. E su di lui, simbolo della battaglia sullo ius soli, capofila dello sciopero della fame a staffetta sostenuto da amministratori, società civile e ministri (Delrio) per ottenere la nuova legge sulla cittadinanza (invano), si addensano punti interrogativi.

 

Giuliano Da Empoli Renzi

A sostegno della ricandidatura di Manconi firmano anche il ministro Carlo Calenda e Emanuele Macaluso, sottoscrizioni fresche di oggi che si vanno ad aggiungere ad altri nomi pesanti: i genitori di Giulio Regeni, Ermanno Olmi e Massimo Cacciari, Dacia Maraini e Agnese Moro, il filosofo pur vicino a Renzi Massimo Recalcati, Padre Guido Bertagna e Gianni Amelio, gli scrittori Elena Stancanelli e Nicola Lagioia e tanti altri. Molti sono rappresentanti di aree lontane dal Pd: la ricandidatura di Manconi potrebbe servire a riavvicinarle, potrebbe essere il tentativo di recuperare un pezzo di immagine pubblica dopo il fiasco sullo ius soli. E invece Renzi tentenna.

 

luigi manconi

Di per sé, il segretario non gradisce che le petizioni gli impongano la linea. Anche se c'è da vedere: di petizione a sostegno di una sua corsa elettorale parla anche il campano Franco Alfieri, capo della segreteria del governatore Vincenzo De Luca, ex sindaco di Agropoli noto per "le fritture di pesce" da offrire in campagna elettorale per acchiappare voti, come gli disse in un comizio della campagna referendaria il presidente della Regione Campania, lodandolo per le sue qualità "clientelari". Sarà no anche per Alfieri?

 

Franco Alfieri

Renzi intanto su Manconi non si scalda. Nessun tweet, nessun incontro per sostenerne la causa, nessuna mossa sullo stile di quelle fatte per Paolo Siani, il fratello di Giancarlo, giornalista ucciso dalla Camorra, in lista Pd in Campania, porta-bandiera della battaglia Dem contro la criminalità organizzata. Sullo ius soli invece nessun simbolo e nessuna battaglia, anche in campagna elettorale. Anzi: a maggior ragione in una campagna elettorale che vede virare a destra la maggior parte delle forze politiche in campo.

 

Quanto alle altre deroghe, dopo i mugugni nei territori, il segretario ha deciso di restringerle a pochi casi: il premier Paolo Gentiloni e i ministri che ne necessitano (Minniti, Pinotti, per esempio) e pochissimi altri (tra i parlamentari di sicuro ne avranno bisogno Roberto Giachetti, deputato ed ex candidato Pd al Comune di Roma, e l'ambientalista Ermete Realacci). Non ne avrà bisogno Luigi Zanda, capogruppo al Senato che sarà candidato sempre a Palazzo Madama nel collegio 'Roma 1'. Ma molti altri vecchi con alle spalle 15 anni di esperienza in Parlamento, hanno deciso di farsi da parte.

 

PAOLO SIANI

E così non saranno ricandidati il veltroniano Giorgio Tonini, attuale presidente della Commissione Bilancio del Senato. E anche Vannino Chiti, capofila della battaglia contro la legge costituzionale poi bocciata dal referendum 2016, non si ricandida. Stessa scelta per Massimo Mucchetti, ex del Corriere, candidato nelle liste Pd nel 2013 dall'allora segretario Pierluigi Bersani: con Renzi non ha nulla a che spartire. Ma anche Pietro Ichino, giurista e giornalista, una delle personalità inizialmente vicine al segretario toscano, considera terminata la sua esperienza da parlamentare. E non tornano in Parlamento Beppe Fioroni, Rosi Bindi, Anna Finocchiaro.

 

ermete realacci

Nel caso degli ultimi citati, si tratta di personalità che in Parlamento ci hanno trascorso una vita intera o quasi. Dunque avrebbero bisogno delle deroghe. Ma comunque il 'gruppone' di chi si fa fuori da solo è composto da nomi non particolarmente legati a Renzi, anche se si sono collocati in maggioranza Pd al congresso (vedi Tonini, per esempio). E' come se, al termine di una legislatura faticosa anche dal punto di vista dei rapporti con il segretario, in molti abbiano deciso di farsi da parte per non chiedere il favore della deroga, per chiudere un ciclo politico, per alzare bandiera bianca forse rispetto a un Pd profondamente cambiato.

 

Oltre all'economista Tommaso Nannicini, che mercoledì presenterà in direzione i cento punti del programma Pd, sarà in lista anche Giuliano Da Empoli, intellettuale, personalità del renzismo fin dall'inizio, scrittore che ha accompagnato il segretario in numerose visite istituzional-politiche all'estero, anche quando era premier.

 

Nannicini 70

Quanto alle alleanze, ancora il cerchio non si è chiuso intorno al Nazareno. Anzi: i cerchi. Perché oltre all'intesa con i Radicali di Tabacci e Bonino (ancora aperta), oltre a quella (già chiusa) con i Verdi e i Socialisti della lista 'Insieme', non è escluso un accordo con Ala di Denis Verdini. Nonostante le smentite ufficiali del Pd. Lo schema cui i verdiniani stanno lavorando sarebbe quello di resuscitare il vecchio simbolo dei Repubblicani, l'Edera, e candidarsi così, alleandosi poi con i Dem.

 

denis verdini

Un meccanismo che consentirebbe agli 'eredi' di La Malfa di non raccogliere le firme per correre, permetterebbe a Verdini di candidare i suoi in collegi sicuri in Toscana (tipo l'ex direttore del 'Giornale della Toscana' a Prato), al Pd porterebbe voti sul proporzionale anche nel caso in cui la lista Ala-Pri non raggiungesse il 3 per cento. E' un'offerta che al Pd hanno difficoltà ad accettare pubblicamente e che comunque per ora viene subordinata al fatto che in lista non ci sia Denis, il garante del patto del Nazareno con Berlusconi. Solo così, ragiona una fonte Dem, l'intesa potrebbe risultare meno indigesta all'elettorato democratico. Se pure, chissà.

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’. UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA) - L'ULTIMA SPERANZA DI CALTARICCONE: ESSENDO MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS, A DECIDERE LA DEROGA DAL ‘’PASSIVITY RULE’’ SARÀ L’ASSEMBLEA: SE IN FORMA ORDINARIA (A MAGGIORANZA), CALTAPERDE; SE STRAORDINARIA (CON I DUE TERZI DEL CAPITALE PRESENTE), CALTAVINCE...

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...