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LA MALA-PARATA - FOCHE AMMAESTRATE, FRECCE TRICOLORI, MIGLIAIA DI SOLDATI, MA DURANTE LA SFILATA A MOSCA PER I 70 ANNI DALLA FINE DELLA II GUERRA MONDIALE, PRENDE FUOCO UN VEICOLO LANCIA-MISSILI. COME QUELLI CHE HANNO ABBATTUTO IL VOLO MALAYSIA - PUTIN CELEBRATO DAI RUSSI E XI JINPING, BACCHETTA GLI USA - ASSENTI I LEADER EUROPEI. BERLUSCONI: “UN ERRORE NON ANDARE” (MA LUI E' A GENOVA CHE INCIAMPA)
- RUSSIA: OLTRE 400.000 PERSONE A MOSCA PER PARATA 'IMMORTALI'
(ANSA) - Oltre 400.000 persone hanno partecipato oggi a Mosca alla parata degli 'immortali'. Lo fa sapere la polizia, citata dall'agenzia Interfax. Per la prima volta figli e nipoti dei veterani sovietici della Seconda guerra mondiale hanno sfilato per il centro della capitale russa con una foto dei loro cari che hanno partecipato alla lotta contro il nazismo.
- PUTIN APRE PARATA 'IMMORTALI' CON FOTO PADRE IN MANO
(ANSA) - C'era anche Putin, con in mano il ritratto del defunto padre veterano, tra le 250 mila persone che hanno partecipato oggi a Mosca alla parata degli 'immortali', riservata per la prima volta a figli e nipoti dei veterani della Grande Guerra Patriottica contro il nazismo. "Sono felice che mio padre possa essere sulla piazza Rossa con me" nel momento in cui la Russia celebra il 70/mo anniversario della vittoria su Hitler, ha dichiarato Putin, in testa al corteo. "Penso che mio padre, come milioni di soldati semplici, e lui non era che un soldato semplice, avesse il diritto di marciare su questa piazza, ma il destino ha deciso diversamente, e non tutti l'hanno potuto fare", ha aggiunto il presidente, il cui padre fu ferito a una gamba durante la Seconda Guerra Mondiale.
- PUTIN BACCHETTA USA,TENTATIVI CREARE MONDO UNIPOLARE
(ANSA) - Il presidente russo Vladimir Putin ha denunciato "i tentativi di creare un mondo unipolare" nel suo discorso sulla piazza Rossa alla parata per il 70/o anniversario della vittoria sovietica nella seconda guerra mondiale. Parole che possono essere interpretate come una critica nei confronti degli Usa. "Negli ultimi decenni - ha dichiarato inoltre il leader del Cremlino - i principi base della cooperazione internazionale sono stati ignorati sempre più spesso".
- LA RUSSIA FESTEGGIA IL GIORNO DELLA VITTORIA. COSA SIGNIFICA E PERCHÉ È IMPORTANTE OGGI?
Anna Zafesova per “La Stampa”
COSA È IL GIORNO DELLA VITTORIA?
Il 9 maggio la Russia festeggia il Den’ Pobedy, il Giorno della Vittoria nella Grande guerra patriottica. Oppure semplicemente “la guerra”, che sia nelle scuole che a livello di percezione comune viene vista come uno scontro tra russi e tedeschi, iniziato il 22 giugno 1941, quando Hitler ha lanciato l’invasione dell’Unione Sovietica. I manuali di storia raccontano che la Grande guerra patriottica fa parte della Seconda guerra mondiale, ma tutti gli altri aspetti storici – dalla guerra in Europa dal 1 settembre 1939 a quella contro il Giappone, lo sbarco in Normandia, gli Alleati – vengono menzionati come eventi collaterali a quella che resta la guerra e la vittoria dei russi (o dei sovietici) contro il nazismo.
PERCHÉ IL 9 MAGGIO?
La capitolazione del Terzo Reich venne firmata con gli Alleati il 7 maggio 1945 ed entrò in vigore l’8 maggio, quando in tutta Europa si celebra il giorno della Memoria. L’Armata Rossa combatteva a Berlino, e Stalin volle rivendicare quello che considerava il contributo decisivo dell’Urss nella sconfitta di Hitler con una capitolazione che i tedeschi dovevano consegnare ai russi. L’ammiraglio Keitel firmò la resa al maresciallo Gheorghy Zhukov la sera dell’8 maggio 1945, quando a Mosca a causa della differenza del fuso orario era già il 9 maggio.
COME SI FESTEGGIA?
Il Giorno della Vittoria è diventato festa soltanto nel 1965. Da allora è un giorno non lavorativo, che comincia con una sfilata militare in piazza Rossa, che segue la coreografia della prima sfilata della Vittoria, il 24 giugno 1945. Le sfilate si sono tenute solo ogni cinque anni nel periodo post-sovietico, ma negli ultimi anni con Putin sono diventate più frequenti. Gli altri ingredienti tradizionali dei festeggiamenti sono gli incontri tra i veterani nei parchi e nelle piazze, un palinsesto di film e concerti di classici sulla guerra in tv, e i fuochi d’artificio la sera.
PERCHÉ È IMPORTANTE?
L’Unione Sovietica ha perso 28 milioni di vite nella guerra, e ha pagato sul campo di battaglia il prezzo più grande. Negli anni post-comunisti la celebrazione di una tragedia che ha colpito ogni famiglia ha assunto anche toni di rivincita: la vittoria su Hitler è rimasta l’unico pezzo del ’900 russo non soggetto a revisione storica e dove si era indubbiamente dalla parte dei giusti, un momento di unità nazionale e di autostima che resta intoccabile al dibattito, e che commuove e riempie di orgoglio la stragrande maggioranza dei russi.
QUALI SONO I SIMBOLI DELLA FESTA?
La Bandiera rossa della Vittoria, quella issata sul Reichstag, la medaglia della Vittoria tempestata di diamanti meritata solo da una dozzina di persone, la canzone “Giorno della Vittoria” eseguita da Lev Leschenko, la polenta distribuita da cucine da campo modello anni ’40 nelle strade. Alla scenografia rimasta quasi immutata dall’epoca sovietica negli ultimi anni si sono aggiunti il nastrino nero-arancio dei reggimenti di guardia, diventato l’emblema anche dei separatisti filo-russi nell’Est ucraino, e Stalin, che dopo decenni di rimozione riappare su manifesti, fiancate di autobus e distintivi. Tra gli eroi moderni della Vittoria da quest’anno ci sono i bikers dei Lupi notturni, che contano tra i loro fan anche Putin, che con le loro Harley volevano marciare fino a Berlino, ma sono stati bloccati dalla Polonia.
COSA SUCCEDERÀ NEL 70° ANNIVERSARIO DELLA VITTORIA?
La sfilata militare si terrà in 27 città, coinvolgendo quasi 80 mila militari. A Mosca sarà un evento senza precedenti, che dopo la cerimonia di apertura e il discorso di Putin con il minuto di silenzio per il 28 milioni di caduti sovietici, sarà suddiviso in quattro parti: sfilata delle truppe straniere (militari di 10 Paesi, essenzialmente dell’ex Urss, ma anche, per la prima volta, indiani, cinesi, serbi e mongoli), marcia dei rappresentanti di una ventina di reggimenti, accademie, flotte ecc.
(tra le new entries più attese, le cadette con il fiocco bianco nei capelli che fanno il passo d’oca con le gonne sopra il ginocchio, e i cosacchi del Don), passaggio dei mezzi e delle armi (con il debutto di numerose novità, dall’attesissimo e discusso nuovo carro Armata ai razzi dei nuovi modelli fino alla prima apparizione del missile atomico Yars, SS-27 nella classificazione Nato) e infine sorvolo delle unità aeree (anche qui previsti debutti dei nuovi Sukhoi) e dei gruppi di pilotaggio acrobatico.
Per tutta la capitale si terranno mostre, concerti, spettacoli e happening che coinvolgeranno le maggiori star della lirica, del pop e del cinema. Davanti al Bolshoi si danno tradizionale appuntamento i veterani, ormai pochissimi: alla sfilata ne sono stati invitati 2200, ma alla prova generale non c’erano. Dopo un gigantesco spettacolo in piazza Rossa la serata si concluderà con 10 mila fuochi d’artificio, che i moscoviti accorrono ad ammirare sulle alture della città, e i tavoli nei ristoranti nei grattacieli sono prenotati da settimane.
CHI CI SARÀ E CHI NO?
Il tentativo di attirare capi di Stato stranieri sulla tribuna della piazza Rossa il 9 maggio è stato il dossier principale della diplomazia russa negli ultimi tre mesi. I risultati non sono consolanti: i vip saranno circa 25 (se si contano come capi di Stato i presidenti delle non riconosciute Ossezia del Sud e Abkhazia), su 68 invitati, essenzialmente alleati di Mosca delle ex repubbliche sovietiche insieme a vecchi “amici” come Raul Castro o il venezuelano Maduro.
L’ospite di maggior peso sarà il leader cinese Xi Jinping, per il resto Putin si dovrà accontentare della compagnia dei presidenti della Mongolia, del Vietnam e della Serbia, insieme a personaggi controversi come Mugabe e Zuma (Zimbabwe e Sudafrica). All’ultimo momento ha disdetto il viaggio a Mosca perfino Kim Jong-un, forse condividendo la fobia dei leader nordcoreani per l’aereo e temendo un’assenza troppo prolungata da Pyongyang se avesse optato per il treno come il nonno e il padre.
Ma le defezioni che bruciano di più al Cremlino sono quelle del bielorusso Alexandr Lukashenko, ufficialmente impegnato a gestire la propria sfilata a Minsk, e di Alexis Tsipras, che Mosca sperava di avere come unico rappresentante europeo. Tutti gli altri leader occidentali hanno declinato l’invito per protesta contro il ruolo della Russia in Ucraina, anche se il portavoce del Cremlino insiste che le assenze sono dovute ad “altri impegni”. Angela Merkel diplomaticamente onorerà la Vittoria russa il giorno dopo con una corona di fiori al Milite ignoto sotto le mura del Cremlino.
COSÀ FARÀ L’UCRAINA?
Kiev si è rifiutata di mandare soldati alla sfilata e il presidente Petro Poroshenko non andrà a Mosca (secondo il Cremlino, non è stato nemmeno invitato), perché ha preferito partecipare l’8 maggio alle celebrazioni europee. «Per l’Europa è un giorno di Memoria dei caduti, a Mosca ci sarà la sfilata delle armi che la Russia utilizza oggi nel Donbass», ha spiegato.
QUAL È IL MESSAGGIO POLITICO DEL GIORNO DELLA VITTORIA?
Per Putin i festeggiamenti sono un’occasione importante per ricordare che la Russia è sempre vittoriosa, e di tentare di dimenticare la crisi economica e l’isolamento internazionale. La vittoria su Hitler, con la consequente spartizione dell’Europa tra gli Alleati e Stalin, è la giustificazione delle rivendicazioni della Russia sui suoi ex satelliti, che invece considerano la liberazione dai nazisti come l’inizio di un’altra occupazione, quella sovietica, durata fino al 1989. Le due interpretazioni ormai opposte della storia coincidono con la spaccatura politica e, al di là di dispetti diplomatici e di ricordi storici, Mosca insiste sul suo ruolo e sulla sua interpretazione della Seconda guerra mondiale per imporsi in un’altra guerra, quella ucraina.
- «L’ERRORE DELL’OCCIDENTE: ISOLARE LA RUSSIA DI PUTIN»
Lettera di Silvio Berlusconi al “Corriere della Sera”
Caro direttore, l’assenza dei leader occidentali alle celebrazioni a Mosca per il settantesimo anniversario della Seconda guerra mondiale è la dimostrazione di una miopia dell’Occidente che lascia amareggiato chi, come me, da presidente del Consiglio ha operato incessantemente per riportare la Russia, dopo decenni di guerra fredda, a far parte dell’Occidente.
La scelta di non essere presenti a Mosca è prima di tutto una mancanza di rispetto al contributo decisivo della Russia alla vittoria su Hitler nel 1945. E bene ha fatto il Corriere della Sera a sottolinearlo, ieri, con il bell’articolo di Franco Venturini. Naturalmente il regime di Stalin era un regime criminale, ma il sangue versato dai soldati russi (si calcolano 20 milioni di morti) per una causa che era anche la nostra meriterebbe ben altra considerazione.
Quello che stiamo commettendo è un errore di prospettiva. Quella tribuna sulla piazza Rossa, sulla quale di fianco a Putin siederanno il Presidente cinese, il Presidente indiano, gli altri leader dell’Asia, non certificherà l’isolamento della Russia, certificherà il fallimento dell’Occidente.
Davvero pensiamo, dopo decenni di guerra fredda, che sia una prospettiva strategica lucida quella di costringere la Russia ad isolarsi? Costringerla a scegliere l’Asia e non l’Europa? Crediamo che questo renderà il mondo un luogo più sicuro, più libero, più prospero?
Nell’attuale scenario geo-politico l’Occidente ha di fronte due sfide, quella economica delle potenze emergenti dell’Asia e quella politica e militare dell’integralismo islamico. Per sostenere queste sfide è fondamentale avere la Russia dalla nostra parte. Ciò sarebbe coerente d’altronde con la storia e la cultura della Russia, che è per vocazione un grande paese europeo.
Perché allora isolare Putin? Perché costringerlo ad alzare i toni della sfida con l’Occidente? Perché invitarlo a considerare la Federazione Russa una potenza asiatica?
È vero, con la Russia ci sono delle serie questioni aperte. Per esempio la crisi ucraina. Ma sono problemi che è ridicolo pensare di risolvere senza o contro Mosca. Anche perché in Ucraina coesistono due ragioni altrettanto legittime, quelle del governo di Kiev e quelle della popolazione di lingua, cultura e sentimenti russi. Si tratta di trovare un compromesso sostenibile fra queste ragioni, con Mosca e non contro Mosca .
Certo, siamo consapevoli delle ragioni dei Paesi baltici che hanno sofferto l’espansionismo sovietico. È ovvio che dobbiamo farci carico della loro sicurezza. Ma tale sicurezza si garantisce meglio con una Federazione Russa parte integrante dell’Europa e dell’Occidente, o con una Federazione Russa asiatica, isolata e conflittuale?
E questo senza contare l’elevatissimo prezzo economico che le aziende italiane ed europee stanno pagando per la recente adozione di una politica sanzionatoria che non ha portato alcun risultato concreto.
Per tutte queste ragioni, caro Direttore, considero quelle poltrone vuote sulla Piazza Rossa non una prova di forza, ma l’emblema di una nostra sconfitta.