È ARRIVATA L’ORA DI DIRE CHE ANGELA MERKEL HA FATTO ANCHE UN SACCO DI CAPPELLATE – IL SAGGISTA BRITANNICO TIMOTHY GARTON ASH: “PER 16 ANNI HA GESTITO UNA GERMANIA CHE PAREVA ANDARE MOLTO BENE, SENZA AVVIARE RIFORME. MA QUESTO SUCCESSO ECONOMICO ERA DOVUTO A UNA COMBINAZIONE UNICA DI CIRCOSTANZE STORICHE FAVOREVOLI, TRA CUI LA TRIADE DI SICUREZZA A BASSO COSTO DAGLI USA, GAS ECONOMICO DALLA RUSSIA E CRESCITA DELLE ESPORTAZIONI VERSO LA CINA” – “MERKEL, TRA TUTTI I LEADER OCCIDENTALI, È STATA QUELLA CHE HA AVUTO IL MAGGIOR NUMERO DI INCONTRI CON PUTIN ED ERA LA PIÙ PREPARATA A COMPRENDERE LE SUE VERE INTENZIONI. DI FATTO, LUI NON GLIELE NASCONDEVA….” – IL DAGOREPORT: ANGELA NON LA RACCONTA TUTTA SULLA CADUTA DEL CAV
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Estratto dell’articolo di Timothy Garton Ash per “la Repubblica” - Traduzione di Emilia Benghi
Angela Merkel è stata la prima e l’ultima dei tedeschi dell’Est a guidare la Germania riunificata, la potenza chiave d’Europa. Ci saranno forse futuri cancellieri originari delle regioni che componevano un tempo la Repubblica Democratica tedesca (Rdt), ma nessuno più sarà improntato dall’esperienza di aver vissuto in Germania Est.
Questo […] è il vero elemento interessante del libro di memorie di Merkel, intitolato Libertà. Lo definisce «la storia delle mie due vite» e l’interrogativo è come la prima vita abbia influenzato la seconda.
La parte di gran lunga più vivida della sua autobiografia sono le prime cento pagine, in cui Merkel descrive la sua vita numero uno: i trentacinque anni trascorsi in assenza di libertà.
Ricorda il fascino spartano dell’infanzia trascorsa in famiglia, il padre teologo protestante di sinistra, la madre dal carattere forte, e a zonzo per i boschi del suo amato Uckermark, la regione a nord est di Berlino dove tuttora ha una casa, nonché la tradizione della vigilia di Natale, quando i bambini recitavano la storia della natività secondo il vangelo di Luca.
Al viaggio memorabile in Baviera e Austria nel 1961 quando aveva sette anni, segue lo shock della costruzione del Muro di Berlino, iniziata il 13 agosto ’61. Fin da piccola Angela impara a badare a quello che dice, per paura di essere denunciata a un funzionario di partito o alla Stasi. Già da bambini sapevamo che non dovevamo dire niente, scrive. E, aggiunge, fondamentalmente vivevamo in due mondi in ogni caso.
Essendo una tedesca dell’Est, Merkel era anche un’europea dell’Est. […] Scrive con entusiasmo di viaggi in Polonia nel 1981, durante la rivoluzione di Solidarnosc e di lunghi soggiorni a Praga grazie al meraviglioso scienziato cecoslovacco Rudolf Zahradník, il quale le disse che l’esperimento comunista era destinato a fallire.
Soprattutto nella sua vita è presente il mondo russo-sovietico, dal primo viaggio premio a Mosca per aver vinto una competizione di lingua russa a scuola fino al corso di russo di tre settimane a Donetsk (la città ucraina oggi sotto occupazione russa) e a un memorabile viaggio zaino in spalla in Georgia, Armenia e Azerbaijan.
Poi all’improvviso tutto finisce. Cade il Muro. La Germania torna unita. Merkel inizia la sua seconda vita immersa nella politica democratica. Ben presto diventa sottosegretaria per le politiche femminili e giovanili; ottiene quindi un incarico più importante come ministro dell’ambiente; da segretaria generale dell’Unione Cristiano-Democratica di Helmut Kohl diventa leader del partito, scalzando Friedrich Merz (l’uomo che pare destinato a essere il nuovo cancelliere tedesco dopo le elezioni del prossimo febbraio) e infine cancelliera, dal 2005 al 2021.
[…] Libertà ci aiuta a rispondere alla questione biografica centrale, ossia a capire in che modo la vita numero uno ha plasmato la vita numero due. In quanto donna dell’Est, dopo la riunificazione, dovette affrontare la supponenza degli uomini dell’Ovest […]. Si può dire che Kohl, inizialmente, la scelse per «promuovere la diversità», come si direbbe oggi, e i tedeschi dell’Ovest ironizzavano sul suo modo si vestire e sul suo taglio di capelli.
[…]
Ottenuto il potere, lo ha usato […] per mandare avanti lo spettacolo, mantenere il team dell’Ue unito (anche se lungo la strada ha perso la Gran Bretagna) e tenere a galla la barca occidentale in acque tempestose. E che tempeste ha affrontato: la crisi finanziaria globale, la crisi dell’Eurozona, la crisi migratoria, l’annessione della Crimea da parte di Vladimir Putin e l’aggressione militare nell’Ucraina orientale, la Brexit, Trump, il Covid.
La sua grande forza è stata sempre quella di trovare il compromesso pacifico tra i diversi interessi nazionali, settoriali e personali che i fastidiosi ego maschili continuavano a imporle. Era calma, ragionevole, una donna umile in un mondo di galli nel pollaio.
Eppure queste sue qualità sono state anche all’origine di quelli che, con il senno di poi, si configurano sempre più come i suoi storici insuccessi.
Per sedici anni Merkel ha gestito una Germania che pareva andare molto bene, senza avviare grandi riforme. Ma questo successo economico era dovuto in gran parte a una combinazione unica di circostanze storiche favorevoli, tra cui la ben nota triade di sicurezza a basso costo dagli Stati Uniti, gas economico dalla Russia e crescita delle esportazioni verso la Cina.
Merkel osserva con orgoglio che la quota delle esportazioni tedesche verso la Cina durante i suoi anni da cancelliera è aumentata, passando dal 4,8 per cento nel 2006 al 9,5 per cento nel 2021, ma non riflette sulla dipendenza che oggi ne deriva.
Poiché la maggior parte di quei vantaggi è ormai scomparsa o si è significativamente ridotta, l’economia tedesca viene di nuovo descritta come il malato d’Europa. Da outsider rispetto al sistema della Germania Ovest, Merkel potrebbe non aver colto appieno la dimensione dei problemi di base e certamente non possedeva il temperamento, la base di potere o la fiducia per sfidare i numerosi interessi consolidati. Il verbo merkeln invece, ossia “agire come la Merkel” è diventato sinonimo di cercare il compromesso rinviando le decisioni difficili.
Merkel, tra tutti i leader occidentali, è stata quella che ha avuto il maggior numero di incontri con Putin ed era la più preparata a comprendere le sue vere intenzioni. Di fatto, lui non gliele nascondeva.
Già nel 2006, le disse che durante la Rivoluzione Arancione in Ucraina i poveri erano stati ingannati dall’Occidente, sostenendo che non avrebbe mai permesso che una cosa simile accadesse in Russia. Ma la sua Germania non fece assolutamente nulla per aiutare l’Ucraina a riarmarsi negli anni successivi al 2014. Anzi, aumentò, piuttosto che ridurre, la sua forte dipendenza energetica dalla Russia. […]