E’ STATO IL “NON MOLLATE” DI LUIGI DI MAIO AI “GILET GIALLI” A MANDARE FUORI DI TESTA MACRON E A SPINGERLO A RICHIAMARE L’AMBASCIATORE - ITALIA E FRANCIA SONO L'UNA PER L'ALTRO IL SECONDO PARTNER COMMERCIALE, CON UN VOLUME DI SCAMBI DI 76 MILIARDI DI EURO - LE SOCIETÀ FRANCESI CONTROLLANO CIRCA 2MILA IMPRESE IN ITALIA PER 250MILA POSTI DI LAVORO, LE 1200 IMPRESE ITALIANE IN FRANCIA IMPIEGANO 88MILA LAVORATORI - FINCANTIERI, ALITALIA, TIM: I DOSSIER A RISCHIO
1 - QUEL «NON MOLLATE» DI DI MAIO AI GILET GIALLI CHE HA SCATENATO PARIGI
Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
di maio di battista gilet gialli
Perché adesso? Gli attacchi verbali verso la Francia sono cominciati l'estate scorsa con la crisi sui migranti, e se nei mesi scorsi il presidente Macron e i suoi collaboratori furono tentati di rispondere - con il famoso «vomitevole» o con la «lebbra nazionalista» - la linea francese da molte settimane era «non rispondere alle provocazioni, è solo campagna elettorale». Come mai allora Parigi ha scelto ora, quasi a scoppio ritardato, un provvedimento grave come il richiamo dell' ambasciatore, senza precedenti dal dopoguerra?
C'è intanto una ragione banalmente logistica: quando martedì 5 febbraio Luigi Di Maio è venuto a Parigi per incontrare il sedicente (e contestato) leader dei gilet gialli Christophe Chalençon, il ministro degli Affari esteri francese Jean-Yves Le Drian non si trovava in patria ma a Washington, alla riunione della coalizione anti-Isis. «Appena Le Drian è tornato a Parigi c'è stata una consultazione ad alto livello ed è stato deciso il richiamo dell'ambasciatore Christian Masset», dice una fonte diplomatica.
Il 21 gennaio il Quai d'Orsay aveva convocato l'ambasciatrice italiana Teresa Castaldo per le «frasi inaccettabili» del vicepremier Luigi Di Maio sul ruolo della Francia e del franco CFA nella crisi dei migranti. Nonostante il grande lavoro di ricucitura dell'ambasciatrice e il suo ottimo rapporto con il collega Masset, quella convocazione non è bastata.
Il ritorno di Masset a Parigi nasce da due fattori. Il primo è la crisi di fondo, aggravata dall'appoggio di Di Maio ai gilet gialli e dalle frasi di Matteo Salvini su Macron «pessimo presidente»; il secondo fattore sono le ultime ingerenze, «una provocazione supplementare e inaccettabile». Non ha reagito all'epoca, ma il governo francese non ha mai mandato giù l'appello di Di Maio del 7 gennaio scorso intitolato «Gilet gialli, non mollate!».
«Quando il vicepremier italiano dice "non mollate" a chi distrugge, aggredisce e brucia, noi che cosa dobbiamo pensare? - continua la fonte diplomatica - È un' incitazione all'insurrezione in un Paese vicino e amico dove si sono tenute elezioni democratiche». L'incontro tra Di Maio e il gilet giallo Chalençon, che nel movimento conta poco ma ha comunque invocato la «guerra civile», è stata la provocazione di troppo.
Le fonti diplomatiche fanno notare che «il vantaggio di avere Christian Masset a Roma era che è un diplomatico di altissimo livello, ex segretario generale del Quai d' Orsay, in contatto con l' insieme del dispositivo politico e amministrativo francese. Conosceva tutti e tutti lo conoscevano. Partito lui, tutto diventa più complicato».
Che cosa significa? «Che al momento si interrompe la cooperazione politica. Quando le cose vanno bene ci si parla tra ministri, quando c'è un po' di tensione ci pensano gli ambasciatori, quando non c' è più l'ambasciatore si scende al livello dei servizi tecnici e il dialogo politico si blocca».
Quanto durerà questa situazione? «Dipende dall'Italia. Ci aspettiamo un gesto, anzi molti gesti per tornare a una relazione normale. L'ultima volta che abbiamo richiamato l'ambasciatore è stato nel 1940, quando l' Italia ha dichiarato guerra alla Francia».
Circostanza, molto imbarazzante per noi, che i francesi non evocavano da decenni.
2 - FINCANTIERI, ALITALIA, TIM: I DOSSIER A RISCHIO E DAL SITO DI GOVERNO SCOMPARE «L' AMICIZIA»
Fra.Pier. per “il Messaggero”
C'è un indicatore discreto ma eloquente delle relazioni tra la Francia e l'Italia: la fiche Italie che regolarmente viene aggiornata sul sito del ministero degli Esteri, il Quai d'Orsay. Fino a poco tempo fa, il primo paragrafo della scheda Italia esaltava «la lunga storia comune e la profonda reciproca amicizia» tra due paesi, la cui relazione «va ben al di là degli abituali rapporti tra due paesi vicini». Non ce n'è più traccia oggi: né dell' amicizia, né dei rapporti straordinari. Siamo diventati «partner frontalieri», «entrambi membri Ue». In compenso le cifre, per quanto più fredde delle dichiarazioni sentimentali, continuano a indicare una relazione forte, che entrambi i paesi hanno interesse a mantenere stretta.
SECONDO PARTNER
CONTE SALVINI DI MAIO BY SPINOZA
La Francia e l'Italia sono una per l'altra il secondo partner commerciale, con un volume globale di scambi di 76 miliardi di euro e con un surplus delle esportazioni italiane di 6,7 miliardi. Le società francesi controllano circa 2mila imprese in Italia per un totale di 250mila posti di lavoro, mentre circa 1200 imprese italiane sono installate in Francia e impiegano 88mila lavoratori.
Numerosi i dossier industriali e, naturalmente, politici aperti sui tavoli italo-francesi. A cominciare da Fincantieri-Stx: l' acquisizione del gruppo italiano dei Chantiers de l' Atlantique, che dovrebbe dar vita ad un colosso europeo della cantieristica navale, è per ora bloccato alla commissione che vigila sulla concorrenza in Europa, su richiesta delle authority tedesca e francese, un atto considerato «ostile» da parte del governo italiano. Il gruppo di Trieste sta preparando la documentazione da inviare a Bruxelles, ma molti pensano che più delle cifre, conteranno le volontà politiche.
E per ora: niente di buono all' orizzonte. Altro fascicolo, quello di Alitalia: per il riassetto della compagnia di bandiera, le Ferrovie devono scegliere tra la Cordata Air France-Klm-Delta e Lufthansa. Proprio ieri il ministro del Lavoro Di Maio ha dato appuntamento ai sindacati per il 14 febbraio. Matteo Salvini ha già fatto sapere che con Alitalia «i francesi non c' entrano nulla, tanti altri potrebbero entrare nel capitale».
Altro dossier apertissimo e che certo non facilita l' amicizia tra i due versanti delle Alpi in questo momento: la Tav. Il ministero dei Trasporti francese ha ricevuto il rapporto della commissione Ponti sui costi-benefici. La ministra Borne l' ha detto e ridetto: l' Italia valuti pure, noi siamo per il rispetto dei trattati. Il tutto dovrebbe decidersi ormai a Bruxelles.
macron e le maire a saint nazaire Stx
Come se non bastassero gli elementi di frizione, anche sul capitolo Tim, l' azionista francese Vivendi (23,9 per cento del capitale) potrebbe farsi sentire sul progetto voluto dall' azionista americano Elliott (che con il beneplacito della cassa Depositi e Prestiti ha bloccato Vivendi) di creazione di un' unica rete tlc con l' integrazione della rete Tim con Open Fiber. La resa conti potrebbe arrivare presto: il 29 marzo, quando è stata convocata l' Assemblea. Non meno ostici sono i dossier aperti sul fronte politico.
I migranti innanzitutto: gli sconfinamenti francesi a Ventimiglia, le navi bloccate nel Mediterraneo. L' arresto di Cesare Battisti in Bolivia è stata l' occasione per riaprire il caso «terroristi italiani esuli in Francia», che continua ad alimentare i tweet di Salvini. E infine i gilets gialli. Non sono rimasti un elemento di politica interna francese: i Cinque Stelle hanno prima offerto un aiuto logistico con Rousseau, poi Di Maio e Di Battista son venuti nella periferia di Parigi per analizzare le convergenze e gettare le basi di un' eventuale alleanza. Soltanto il calcio tradizionale ennesimo terreno comune per ora non fornisce occasione di scontri.