BANANA SOTTO RICATTO – QUEL SILENZIO DI 31 ORE DAL SEQUESTRO E QUELLE ASSENZE DA UN PRANZO GIÀ FISSATO CON MONTI E DAL VERTICE DEL PPE A BUCAREST FORSE NON ERANO DOVUTE SOLO ‘’A UN'INFLUENZA’’, COME GIURAVANO DAL SUO STAFF E SCRIVEVANO CON MOLTA PERPLESSITÀ I GIORNALI, BENSÌ ALLA NECESSITÀ DI INCONTRARE SPINELLI APPENA RILASCIATO DAI SEQUESTRATORI – SE IL CLIMA È QUESTO, SI CAPISCONO ANCHE LE FUGHE A MALINDI, LA LONTANANZA DA ROMA….

Paola Di Caro per il "Corriere della Sera"

Gli hanno impedito di parlare, a spiegare le sue ragioni e il suo ruolo penseranno i suoi avvocati. Almeno per ora, almeno finché non esploderà, per dire in prima persona «quale è la verità». Ma, come tutti nel Pdl, Silvio Berlusconi sa che la storiaccia del sequestro del ragionier Spinelli pesa nell'immaginario collettivo e nello scenario politico sia con il silenzio che con le parole.

Sa, l'ex premier, che venire a scoprire oggi - a un mese di distanza - che le sue assenze da un pranzo già fissato con Mario Monti e dal vertice del Ppe a Bucarest forse non erano dovute solo «a un'influenza», come giuravano dal suo staff e scrivevano con molta perplessità i giornali, bensì alla necessità di incontrare il suo contabile di fiducia appena rilasciato dai sequestratori, alimentano i sospetti sul suo ruolo, sulla sua libertà di azione, sulla possibilità che possa ancora svolgere una parte politica da protagonista viste le tante vicende complicate in cui è coinvolto.

Da Palazzo Grazioli smentiscono decisamente che si possano fare congetture: «Si sapeva da due giorni prima che Berlusconi non sarebbe andato a Bucarest». Ma al di là della rabbia, la condanna al processo Mediaset, il processo Ruby ancora in corso, ora questo caso che si annuncia molto più intricato e spinoso di come pure già appare a prima vista, non possono che fiaccare lo spirito del Cavaliere che pure - dice chi gli è vicino - si dice «estraneo ad ogni pagamento», ad ogni atto illecito di qualsiasi natura, lontano anni luce da qualsivoglia connivenza, semmai vittima di un tentativo di raggiro.

Tutti nel Pdl giurano che non c'era alcun sentore che fosse accaduto nelle scorse settimane qualcosa di strano, che mai Berlusconi ha accennato nemmeno vagamente all'episodio, che non è apparso preoccupato per vicende che non fossero quelle note, dal destino delle sue aziende al Milan, da un Pdl che lo delude sempre più ai processi.

Ma anche se c'è chi giura che il suo silenzio di questi giorni è dovuto all'attesa del risultato delle primarie del Pd, perché se vincesse al primo turno Bersani allora il grande capo potrebbe sparigliare e annunciare seduta stante, già lunedì prossimo, il suo ritorno in campo, altri si dicono certi che non avverrà nulla di tutto questo.

«Sono mesi che si parla del suo ritorno in campo, di una lista pronta a partire, e sono mesi che non succede niente», dice un big di via dell'Umiltà. E ancora due giorni fa, prima di questa ultima tempesta, lo descrivevano «sempre meno orientato a tornare sulla scena da protagonista».

Se il clima è questo, se i problemi che si trova ad affrontare sono così pesanti, si capiscono anche le fughe a Malindi, la lontananza da Roma. Oggi il Cavaliere era atteso nella Capitale, c'è da decidere il destino delle primarie, ma molto probabilmente non arriverà. E a rischio è considerato anche l'ufficio di Presidenza che lui stesso dovrebbe convocare per domani. Da capire resta se è più la rabbia di dimostrare le proprie ragioni e spazzare via i sospetti o il malumore per il continuo affastellarsi di problemi. Mentre il partito aspetta in silenzio, quasi con il cuore in gola, ogni possibile sviluppo.

 

 

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