mario draghi mckinsey

ROBA DA RECOVERY – PER CAPIRE CHE L'INDIGNAZIONE DEGLI ORFANELLI DI CONTE SULLA CONSULENZA A MCKINSEY SUL RECOVERY È FUFFA, BASTAVA VEDERE L'ENTITÀ DEL CONTRATTO: 25MILA EURO, SUFFICENTI PER UN RIMBORSO SPESE – LITURRI: “IL VERO SCANDALO È LA RINUNCIA ALLE SCELTE SUGLI INVESTIMENTI. CHI HA DECISO CHE DOBBIAMO DEDICARE IL 37% ALLA TRANSIZIONE AMBIENTALE, QUALSIASI COSA VOGLIA DIRE? E SE L'ITALIA AVESSE BISOGNO DI QUALCOSA IN MENO O IN PIÙ SU ALTRE LINEE?”

Giuseppe Liturri per www.startmag.it

 

mckinsey

Sabato pomeriggio è stato necessario un comunicato del ministero dell’Economia per arginare la marea montante dei tanti cascati ingenuamente dal pero, alla notizia che la prestigiosa società di consulenza internazionale McKinsey era al lavoro sul Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR).

 

La valutazione di questo piano da parte della Commissione e la sua approvazione da parte del Consiglio, da eseguirsi entro 3 mesi dalla presentazione, sono condizione di accesso ai tanto agognati fondi del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF).

 

Da via XX Settembre sono stati costretti a scoprire l’acqua calda, ribadendo l’ovvio e cioè che “gli aspetti decisionali, di valutazione e definizione dei diversi progetti di investimento e di riforma inseriti nel Recovery Plan italiano restano unicamente in mano alle pubbliche amministrazioni coinvolte e competenti per materia”.

 

videomessaggio di mario draghi alla conferenza sulla parita' di genere

E specificano che “l’attività di supporto richiesta a McKinsey riguarda l’elaborazione di uno studio sui piani nazionali “Next Generation” già predisposti dagli altri paesi dell’Unione Europea e un supporto tecnico-operativo di project-management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano”. Il tutto avverrà con un contratto da €25.000 (appena sufficienti per pagare qualche decina di giornate/uomo di consulenti junior).

 

ursula von der leyen

Queste parole, ripetiamo ovvie, erano rivolte a placare una gazzarra mediatica al grido di “Tradimento! Draghi lascia scrivere ai consulenti americani le nostre politiche di investimento!”. In testa al corteo (virtuale) dei manifestanti spiccava il Fatto Quotidiano seguito a ruota da tutto il fior fiore della gauche caviar, quelli sempre pronti ad indignarsi a comando, senza sapere nemmeno di cosa si stia parlando.

 

Noi, che di queste cose scriviamo ormai da fine maggio 2020, appena la Commissione rese noti i primi dettagli, crediamo che chi si indigna (solo) oggi possa essere inscritto in un insieme a scelta tra quello degli ipocriti, degli ignoranti, o di quelli in malafede. Con elevata probabilità di intersezione tra i suddetti insiemi.

 

Il lavoro che sarà richiesto ai consulenti è la naturale e quasi doverosa conseguenza di come è stato impostato il PNRR: un insieme di linee progettuali ciascuna delle quali contiene specifici progetti che hanno risorse dedicate, tempi di attuazione e risultati attesi. Se tali progetti, così congegnati, raggiungono gli obiettivi indicati dalla Commissione secondo rigorosi parametri di valutazione con tanto di pagella finale, il PNRR passa ed arrivano i soldi, altrimenti si resta a secco.

angela merkel e ursula von der leyen

 

È quindi normale che, soprattutto in presenza di picchi di lavoro in vista della scadenza del 30 aprile, il ministero di avvalga di risorse esterne, non per decidere alcunché ma per eseguire, secondo le specifiche dettate dalla Commissione, le scelte fatte in sede politica.

 

Ed è proprio su questo punto che cade il pesante velo d’ipocrisia di chi ora si indigna per i “consulenti americani”. Dove erano a settembre 2020, quando la Commissione varò le prime linee guida per la stesura del PNRR, poi aggiornate a gennaio scorso? Se avessero letto quelle 59 pagine, oltre al regolamento del RRF, avrebbero dovuto indignarsi allora, nel leggere la quasi totale spoliazione di qualsiasi spazio di discrezionalità, di flessibilità decisionale, di autonomia nella decisione delle destinazioni di spesa.

URSULA VON DER LEYEN

 

Se il piano è quello, è poi logica conseguenza che ci sia bisogno di aziendalisti capaci di scrivere le schede di Excel richieste dalla Commissione, impostate con stati di avanzamento, obiettivi intermedi, ritorni degli investimenti. Tutto pane quotidiano per i ragazzi di McKinsey e di qualsiasi altra società di consulenza internazionale.

 

Lo scandalo, che avremmo voluto vedere denunciato dagli indignati della 25ma ora, è quello di aver rinunciato a qualsiasi spazio di agibilità nelle scelte politiche relative alle direttrici di investimento. Chi ha deciso che dobbiamo dedicare il 37% degli investimenti alla transizione ambientale (qualsiasi cosa voglia dire, fumo incluso) ed il 20% alla transizione digitale?

 

URSULA VON DER LEYEN BY EDOARDOBARALDI

E se l’Italia avesse bisogno di qualcosa in meno o qualcosa in più su altre linee, come il dissesto idrogeologico e la manutenzione del territorio? Non si può toccare palla. Abbiamo supinamente subito importanti scelte politiche relative alle destinazioni di spesa ed alle condizioni per l’ottenimento dei fondi, e da luglio al MEF stanno impazzendo per “inventarsi” progetti che incrocino le linee guida della Commissione.

 

È questo lo scandalo di cui nessuno parla, non quattro ragazzi di McKinsey chiamati a compilare dei fogli di Excel o scrivere qualche diagramma di Gantt per i progetti. Buoni solo per pulire la coscienza di qualche sepolcro imbiancato che a maggio 2020 aveva altro da fare.

videomessaggio di mario draghi alla conferenza sulla parita' di genere 2

 

Ultimi Dagoreport

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…

giuseppe conte beppe grillo ernesto maria ruffini matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – ABBATTUTO PER DUE VOLTE BEPPE GRILLO ALLA COSTITUENTE, UNA VOLTA CASSATO IL LIMITE DEI DUE MANDATI,  LIBERO DA LACCI E STRACCI, GIUSEPPE CONTE POTRA' FINALMENTE ANNUNCIARE, IN VISTA DELLE REGIONALI, L’ACCORDO CON IL PARTITO DI ELLY SCHLEIN – AD AIUTARE I DEM, CONCENTRATI SULLA CREAZIONE DI UN PARTITO DI CENTRO DI STAMPO CATTOLICO ORIENTATO A SINISTRA (MA FUORI DAL PD), C'E' ANCHE RENZI: MAGARI HA FINALMENTE CAPITO DI ESSERE PIÙ UTILE E MENO DIVISIVO COME MANOVRATORE DIETRO LE QUINTE CHE COME LEADER…

alessandro sallusti beppe sala mario calabresi duomo milano

DAGOREPORT – CERCASI UN SINDACO A MISURA DUOMO - A DESTRA NON SANNO CHE PESCI PRENDERE: SALLUSTI PIACE A FRATELLI D’ITALIA MA NON AI FRATELLI BERLUSCONI, CHE LO CONSIDERANO UN “TRADITORE” (IERI AI PIEDI DEL CAVALIERE, OGGI BIOGRAFO DI MELONI) – A SINISTRA, C'E' BEPPE SALA CHE VUOLE IL TERZO MANDATO, CERCANDO DI RECUPERARE IL CONSENSO PERDUTO SUL TEMA DELLA SICUREZZA CITTADINA CON L'ORGANIZZAZIONE DELLE OLIMPIADI DI MILANO-CORTINA 2026 - SI RAFFORZA L’IPOTESI DI CANDIDARE MARIO CALABRESI (IN BARBA ALLE SUE SMENTITE)...

nancy pelosi - donald trump - joe biden - michelle e barack obama

DAGOREPORT – FINALMENTE UNA DONNA CON LE PALLE: MICHELLE OBAMA NON CEDE AI VENTI DI TRUMPISMO E SI RIFIUTA DI PARTECIPARE ALL’INAUGURATION DAY. L’EX FIRST LADY SI ERA GIÀ RIFIUTATA DI ANDARE AL FUNERALE DI JIMMY CARTER: UNA VOLTA SAPUTO CHE AVREBBE DOVUTO POSARE LE CHIAPPONE ACCANTO A QUELLE DI TRUMP, SI È CHIAMATA FUORI – UNA SCELTA DI INDIPENDENZA E FERMEZZA CHE HA UN ENORME VALORE POLITICO, DI FRONTE A UNA SCHIERA DI BANDERUOLE AL VENTO CHE SALGONO SUL CARRO DEL TRUMPONE. E CHE IN FUTURO POTREBBE PAGARE…

giorgia meloni daniela santanche matteo salvini renzi

CHE SUCCEDE ORA CHE DANIELA SANTANCHÈ È STATA RINVIATA A GIUDIZIO PER FALSO IN BILANCIO? NIENTE! PER GIORGIA MELONI UN RIMPASTO È INDIGERIBILE, E PER QUESTO, ALMENO PER ORA, LASCERÀ LA "PITONESSA" AL SUO POSTO - LA DUCETTA TEME, A RAGIONE, UN EFFETTO A CASCATA DAGLI ESITI INCONTROLLABILI: SE ZOMPA UN MINISTRO, LEGA E FORZA ITALIA CHIEDERANNO POLTRONE – IL DAGOREPORT DI DICEMBRE CHE RIVELAVA IL PIANO STUDIATO INSIEME A FAZZOLARI: IL PROCESSO DI SALVINI ERA DI NATURA POLITICA, QUELLO DELLA “PITONESSA” È “ECONOMICO”, COME QUELLO SULLA FONDAZIONE OPEN CHE VEDEVA IMPUTATO RENZI. E VISTO CHE MATTEONZO È STATO POI ASSOLTO IN PRIMO GRADO, COME DEL RESTO IL "CAPITONE" PER IL CASO "OPEN ARMS", PERCHÉ LA “SANTADECHÈ” DOVREBBE LASCIARE? – IL SUSSULTO DI ELLY SCHLEIN: “MELONI PRETENDA LE DIMISSIONI DI SANTANCHÈ”