olaf scholz xi jinping volkswagen cina

“SCHOLZ FA SORGERE LEGITTIMI DUBBI SULLA TENUTA DELL’OCCIDENTE” – FEDERICO RAMPINI: “LA VISITA IN CINA E’ LA CONFERMA DI UNA PERICOLOSA DIPENDENZA: L’INDUSTRIA TEDESCA NON RIESCE A FARE A MENO DELLA CINA" - "SE LO SGUARDO SI SPINGE VERSO IL FUTURO, L’IMPORTANZA DI PECHINO È UN’ARMA A DOPPIO TAGLIO. GIÀ OGGI LA DIPENDENZA DELL’INDUSTRIA TEDESCA DALLA CINA PER LE TERRE RARE SUPERA QUELLA CHE ERA LA DIPENDENZA DAL GAS RUSSO. LA FUTURA GERMANIA A ‘ZERO EMISSIONI’ CHE SOGNANO GLI AMBIENTALISTI SAREBBE SCHIAVA DELLA CINA…”

Federico Rampini per www.corriere.it

 

FEDERICO RAMPINI

Il cancelliere tedesco fa sorgere legittimi dubbi sulla tenuta dell’Occidente, con una visita a Pechino che molti suoi connazionali giudicano inopportuna e che irrita anche tanti alleati: dalla Casa Bianca all’Eliseo.

 

Ma il viaggio di Scholz fa il paio con l’omaggio che i potenti di Wall Street rendono indirettamente a Xi Jinping, partecipando a un importante forum finanziario a Hong Kong.

 

OLAF SCHOLZ XI JINPING

La stessa Hong Kong è stata il teatro di una brutale repressione da parte del regime di Pechino, ormai dimenticata perché di mezzo abbiamo avuto una pandemia. Non la dimenticano però i duecento giovani di Hong Kong che sono dietro le sbarre e rischiano di passarci la vita: condannati al carcere per aver difeso uno Stato di diritto, un’autonomia amministrativa, la libertà di stampa, la magistratura indipendente.

 

letti in strada negli ospedali di hong kong per il covid

Chi pensava che dopo il pugno duro liberticida Hong Kong si sarebbe condannata al declino come piazza finanziaria globale, faceva i conti senza il cinismo di Wall Street. Quando questa settimana Xi Jinping ha deciso di rilanciare la “sua” Hong Kong normalizzata come porta d’accesso per i capitali occidentali, al raduno promozionale si sono presentati i top manager di BlackRock, Goldman Sachs, JPMorgan Chase, Morgan Stanley. Da Wall Street nessuno si sognerebbe di fare la morale al cancelliere tedesco: così fan tutti.

 

OLAF SCHOLZ XI JINPING

La visita di Scholz in Cina, in corso oggi, può essere vista in due modi. E’ la conferma di una pericolosa dipendenza: l’industria tedesca non riesce a fare a meno della Cina né come mercato di sbocco né come fornitrice di minerali e componenti essenziali; rischia di ripetersi in futuro un film già visto nel caso della Russia.

 

Ma il viaggio ufficiale del cancelliere è anche l’occasione di un acceso dibattito in Germania, con delle divergenze sulla politica cinese che spaccano in due perfino la Confindustria. Intanto questa visita avviene mentre rimbalzano nuove voci su un possibile allentamento della politica “zero Covid” da parte di Xi Jinping.

 

Nei giorni scorsi quelle voci hanno scatenato un rialzo alla Borsa di Hong Kong, per la quale un ritorno alla normalità sarebbe prezioso. La vicenda della fabbrica Foxconn a Zhengzhou, dov’è scattato un nuovo lockdown per qualche caso positivo al test Covid, è una lezione che tutti gli investitori stranieri sono costretti a meditare.

 

foxconn zhengzhou 3

La Foxconn di Zhengzhou è il principale stabilimento di assemblaggio dei nuovi iPhone per Apple, multinazionale che negli ultimi anni si è legata moltissimo alla Cina. Ma che scopre quali prezzi può pagare per la sua dipendenza da un regime autoritario. La durezza del lockdown ha spinto qualche centinaio di operai della Foxconn alla fuga.

 

Le immagini video di questi operai e operaie che trascinano le loro valigie su un’autostrada, scappando dal luogo di lavoro, hanno fatto il giro del mondo. Sarebbe ora che Xi rivedesse la politica sanitaria, ma le sue decisioni sono imperscrutabili, circondate dalla massima opacità.

 

cinesi costruiscono volkswagen 1

Apple sta cominciando a diversificare una parte della sua produzione dalla Cina verso l’India e il Vietnam. E’ un messaggio che l’industria tedesca vuole ascoltare? Una novità che salta agli occhi in questa visita di Scholz a Pechino, rispetto alle precedenti visite di Angela Merkel, sono le assenze. Riprendo qui un’osservazione dei colleghi del settimanale tedesco Der Spiegel. Un tempo tutti i maggiorenti dell’industria tedesca si facevano un punto d’onore di accompagnare la cancelliera in Cina, anche perché far parte di quelle delegazioni ufficiali era un modo per ingraziarsi le autorità cinesi. Stavolta invece brillano le defezioni importanti.

 

XI JINPING OLAF SCHOLZ

Dalla delegazione industriale che accompagna Scholz mancano i capi di Mercedes Benz, Thyssenkrupp, Deutsche Post, tre pezzi da novanta, più qualche altro. E’ il risultato della spaccatura che si è aperta in seno alla Confindustria tedesca (BDI), tra un’ala che vorrebbe continuare a praticare “business as usual” con la Cina, e chi pensa che i rapporti con quel paese siano diventati sempre più rischiosi e quindi vadano ridimensionati con particolare attenzione alla sicurezza nazionale.

 

angela merkel con xi jinping

Tra i falchi, che vogliono una politica più dura verso la Cina, ci sono fra l’altro molti industriali del settore macchine utensili, vittime sistematiche di spionaggio industriale e furti di proprietà intellettuale. Già da qualche anno la Confindustria tedesca cominciò ad accendere un faro sul celebre piano di politica industriale di Xi Jinping con cui ambiva a costruire una leadership nazionale nelle tecnologie avanzate, dopo averle importate (e spesso copiate) dalla Germania per anni.

 

Ho già rilevato che anche il linguaggio di Xi all’ultimo congresso comunista era apertamente protezionista e autarchico, evocava lo spettro di una Cina trasformata in una fortezza economica, sempre più autosufficiente. Per adesso però per molte aziende tedesche rimane uno sbocco essenziale. L’esempio chiave è la Volkswagen. In Cina ha trenta fabbriche e novantamila dipendenti.

xi jinping video call con macron e scholz

 

Su tutte le vetture Volkswagen vendute nel mondo intero (Germania inclusa), una su tre viene venduta sul mercato cinese. Nessun altro paese dà un simile contributo ai profitti dell’azienda automobilistica tedesca. E’ chiaro che disimpegnarsi dalla Cina, finché questi sono i numeri, appare autolesionista ai vertici della Volkswagen. Lo stesso discorso vale per il colosso chimico Basf, o la Siemens, o la Merck, i cui chief executive fanno parte della delegazione di Scholz.

 

CINA TERRE RARE

Però se lo sguardo si spinge verso il futuro, l’importanza della Cina è un’arma a doppio taglio. Già oggi la dipendenza dell’industria tedesca dalla Cina per le terre rare supera quella che era la dipendenza dal gas russo. Poiché le terre rare sono essenziali per molte tecnologie verdi, a cominciare dalle batterie per auto elettriche, la futura Germania a “zero emissioni” che sognano gli ambientalisti sarebbe schiava della Cina.

 

Del resto all’ultimo salone dell’auto di Parigi si è notata l’avanzata delle marche cinesi nelle auto elettriche. E’ una delle tante ragioni per cui il partito dei Verdi a Berlino è molto più severo verso Xi Jinping e ha criticato la missione di Scholz; così come l’hanno criticata anche gli altri partner dell’alleanza di governo, i liberali.

 

foxconn zhengzhou 2

Il cancelliere ha fatto una concessione ai falchi della sua coalizione, quando si è occupato dell’ingresso cinese nel porto di Amburgo. Ne ho già scritto in questa rubrica, si tratta della controversa acquisizione di una partecipazione in un terminal del porto da parte della società di trasporto navale cinese Cosco.

 

Scholz ha posto come condizione che Cosco compri solo una quota di minoranza, non superiore al 25%, e che il controllo dell’infrastruttura resti in mano all’ente pubblico portuale. Il compromesso non ha veramente rassicurato i suoi partner di governo, che continuano a considerarlo troppo morbido verso Pechino.

 

cosco shipping 2

Le critiche dei Verdi e del partito liberale sono molto simili a quelle di altri paesi occidentali, Stati Uniti in testa, preoccupati per l’ennesima sbandata a Est della Germania. Però spicca su tutti l’ineffabile Emmanuel Marcon: per attenuare i sospetti e le riserve sull’intesa tra Berlino e Pechino, il presidente francese ha tentato d’imbucarsi, cioè ha proposto a Scholz di andare con lui. Trasformando la delegazione tedesca in una visita bilaterale franco-tedesca, sempre secondo Macron, i due avrebbero mostrato un fronte unito europeo. Alla faccia degli altri 25 membri dell’Unione…

XI JINPING OLAF SCHOLZ

 

Le colombe come Scholz ora focalizzano molte delle loro speranze sul nuovo astro nascente al vertice del regime cinese: il 63enne Li Qiang (pronuncia: ciang), che Xi ha scelto come il suo numero due, e potrebbe diventare premier. Li Qiang è un fedelissimo del presidente, con cui ha condiviso un’alleanza politica da un quarto di secolo.

 

li qiang 1

Ma è anche considerato un pragmatico, con buoni rapporti negli ambienti del capitalismo privato caduti in disgrazia per la sterzata statalista di Xi. A conferma del suo pragmatismo si narra che Li Qiang sarebbe stato favorevole all’acquisto di vaccini americani contro il Covid, che avrebbero potuto evitare le restrizioni eccessive inflitte ai cinesi. Se è vero, però, Xi non ha ascoltato quei consigli e Li Qiang si è allineato disciplinatamente con il suo capo e protettore. Il futuro dirà se il nuovo numero due possa avere un’influenza moderatrice su Xi, sia nell’ambito della politica anti-Covid sia per la politica economica, oppure se sarà anche lui uno yesman.

cinesi costruiscono volkswagen 3xi jinping li qiang xi jinping con li qiang e gli altri membri del politburo cinesi costruiscono volkswagen 2cinesi costruiscono volkswagen 2cinesi costruiscono volkswagen

Ultimi Dagoreport

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…