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BREXIT, I LOVE YOU - FELTRI: “GLI ESPERTI NON HANNO CAPITO NULLA: L’USCITA DELLA GRAN BRETAGNA DALL’UE NON E’ STATO UN DISASTRO - A BRUXELLES TEMONO SOLO CHE LONDRA STIA MEGLIO DI PRIMA, INNESCANDO UN EFFETTO A CATENA IN ALTRI PAESI”

Vittorio Feltri per “il Giornale”

 

vittorio feltrivittorio feltri

Troppo presto per tirare le conclusioni degli effetti provocati da Brexit. Ma ad occhio e croce possiamo già dire che i signori esperti, come al solito, non hanno capito nulla. L' indomani del referendum inglese avevano previsto catastrofi e sciagure, basandosi sulle prime reazioni negative dei mercati: calo borsistico generalizzato, svalutazione della sterlina eccetera. Ma lo scossone è durato poco, un paio di giorni, poi le quotazioni dei titoli sono rientrate sulla via della normalità e la moneta britannica si è ripresa.

BREXIT la regina elisabettaBREXIT la regina elisabetta

 

Oddio, la prudenza ci impone di non escludere nuovi movimenti sismici e altre cadute, ma stando ai fatti odierni c' è poco da discutere: l' uscita dell' Inghilterra dall' Ue non è stato quel disastro che i soloni dell' economia e della politica avevano annunciato, mettendosi le mani nei capelli e scrivendo articoli che dipingevano il futuro a tinte fosche. Al contrario, si intuisce che la situazione si stabilizzerà presto.

la campagna da 350  milioni a settimana all europala campagna da 350 milioni a settimana all europa

 

La Gran Bretagna è sempre stata nei secoli una potenza mondiale e seguiterà ad esserlo sia pure in forme diverse. Se in un recente passato l' Europa non l'ha danneggiata, non l'ha neppure favorita: d' ora in poi troverà in se stessa la forza per ulteriormente svilupparsi. Bruxelles suona l'allarme ogni due minuti e in alcune circostanze ha spaventato l'opinione pubblica, ma la realtà è molto più tranquilla di quanto si voglia far credere agli ingenui.

 

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Il vero problema che angoscia i burocrati dell'Unione e chi li manovra (a cominciare dalla Merkel e dai suoi «ufficiali») è che la tempesta attribuita alla Brexit si riveli, a medio termine, un toccasana per il Regno Unito. Nel qual caso - molto probabile - essi non avrebbero più argomenti per trattenere altri Paesi nel consesso europeo.

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Dal quale, se si sono sganciati facilmente i sudditi della regina, significa che staccarsene non è un guaio bensì una salvezza. Cosicché la disgregazione dell' Ue non sarebbe una ipotesi remota, ma una prospettiva verosimile. D' altronde, sia l'Olanda sia l'Austria meditano di andarsene presto per conto proprio, e se dovessero concretizzare i loro piani, la sopravvivenza dell' impianto comunitario non sarebbe realistica.

 

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La stessa Italia, qualora fosse in grado di organizzare un referendum consultivo, e di tenerne conto, manifesterebbe di sicuro il proposito di rendersi libera e indipendente, nostalgica com'è della propria autonomia. Il punto nodale è questo. Il famoso e temuto effetto domino non va scartato. Tanto più che lo stesso Draghi, che non è l'ultimo arrivato, ha dichiarato che i responsabili degli Stati membri hanno agito malamente, il che giustifica la scontentezza, sconfinante nella protesta, dei popoli, sempre più orientati verso l'addio all' Europa. Se aggiungiamo che perfino il Papa si è espresso in modo critico nei confronti dell' Ue, il quadro si completa. Un quadro destinato solo a peggiorare.

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