becciu feltri

È RISORTO IL PAPA RE! - VITTORIO FELTRI RIVELA CHE I MAGISTRATI VATICANI HANNO INDIVIDUATO IL GRAVISSIMO REATO DI CUI SI SAREBBE MACCHIATO IL CARDINALE ANGELO BECCIU: “OFFESA AL RE”. PROPRIO COSÌ, RE, CON TANTO DI MAIUSCOLA - IL PORPORATO INCRIMINATO IN BASE ALL’ARTICOLO 122 DEL CODICE PENALE DEL REGNO D’ITALIA, CHE È TUTTORA UNA DELLE FONTI DEL DIRITTO NELLO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO. IL TUTTO IN BASE ALLE RIVELAZIONI DI GENOVEFFA CIFERRI PUTIGNANI, IN ARTE GENEVIÈVE, ALIAS MATA HARI, CHE RISULTA ATTUALMENTE DENUNCIATA ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI ROMA PER DIFFAMAZIONE

Vittorio Feltri per Liberoquotidiano.it

 

feltri

Pare che i magistrati vaticani abbiano finalmente individuato il gravissimo reato di cui si sarebbe macchiato il cardinale Angelo Becciu, bruscamente silurato da papa Francesco lo scorso 24 settembre. Tenetevi forte, perché, quando mi è stata riferita la circostanza, ho temuto di avere un problema otologico: «Offesa al Re». Proprio così, Re, con tanto di maiuscola. L'indiscrezione, uscita come al solito dal Vaticano, circola con insistenza in queste ore. Il mio dovere di cronista m' impone di riferirla, sia pure con notevole sprezzo del ridicolo.

giovanni angelo becciu

 

È evidente infatti che qui non siamo più in ambito giudiziario, bensì teatrale: farsa o vaudeville, fate voi. Lo so, vi starete chiedendo anche voi, insieme a me: ma l'ultimo Papa Re non fu Pio IX, che vide crollare lo Stato Pontificio a Porta Pia, sotto i colpi dei bersaglieri, nel 1870? E da allora l'unico "In nome del Papa Re" non si udì nel film con Nino Manfredi, girato a più di un secolo dalla fine del potere temporale del Pontefice?

codice sorgente pagina web 24 settembre espresso becciu

 

Nossignori. Becciu sarebbe stato incriminato in base all'articolo 122 del codice penale del Regno d'Italia, il quale è tuttora una delle fonti del diritto nello Stato della Città del Vaticano. Ve lo trascrivo: «Chiunque, con parole od atti, offende il Re è punito con la reclusione o con la detenzione da uno a cinque anni e con la multa da lire cinquecento a cinquemila».

 

In valuta attuale, farebbero 2,58 euro, nella peggiore delle ipotesi. Applicheranno l'indice di rivalutazione monetaria dell'Istat? Dopo che questo giornale ha svelato il sacro intrigo ai danni del cardinale Becciu, era logico attendersi la reazione dei complottisti. E chi, se non la solita manina che agisce da sempre all'ombra del Cupolone, poteva loro fornire nuove cartucce?

 

coccia stringe la mano a papa francesco

Ecco, nelle ultime ore gira voce che il porporato sia finalmente in procinto di ricevere, o forse abbia già ricevuto, quell'avviso di garanzia per peculato che tutti i giornali hanno dato per certo fin dall'inizio, cioè da quasi tre mesi, ma che finora non era mai stato emesso e di cui l'attuale indagato nulla sapeva. Già che c'erano, e giusto per non dar torto all'Espresso, i promotori di giustizia (parola grossa) del Tribunale vaticano avrebbero comunque deciso di spingersi oltre nel compulsare il codice firmato dal ministro Zanardelli nel 1889, e così al ridicolissimo 122 sembra abbiano aggiunto gli articoli 168, 175 e 176, che riguardano rispettivamente il peculato, l'abuso d'ufficio e l'interesse privato.

 

ATTO DI CITAZIONE

la copertina dell espresso sul caso becciu

Certo, se si fossero presi la briga di leggere anche le 73 pagine dell'atto di citazione depositato per conto del cardinale Becciu fin dal 16 novembre scorso presso il Tribunale di Sassari, avrebbero trovato elencate pignolescamente tutte le risposte a queste tre ipotesi di reato, prove inconfutabili che dimostrano come il porporato non abbia commesso nessuno degli ignominiosi illeciti finanziari che i suoi detrattori gli hanno cucito addosso.

 

Ed è scandaloso che nessun giornale italiano, dico nessuno, a parte Libero, si sia sentito in dovere di esaminare le prove addotte dal porporato a propria difesa. Se questo imbroglio vaticano non è una congiura, ditemi voi che altro è. Ma interessarsi alle ragioni del cardinale Becciu avrebbe costretto gli zelanti pm circonfusi d'incenso a smontare, al pari dei giornalisti amici del giaguaro, l'infernale tritacarne mediatico messo in piedi da Marco Damilano, il direttore dell'Espresso che da 18 giorni si rifiuta di rispondere alle 12 domande postegli da Libero (ovvio: non può, non ne è capace), con la collaborazione di tale Massimiliano Coccia, un tizio dai trascorsi a dir poco equivoci, mai stato iscritto all'Ordine dei giornalisti, attualmente assegnato in prova ai servizi sociali per ordine del Tribunale di Roma.

giovanni angelo becciu papa francesco bergoglio

 

L'autore della pseudo inchiesta al gusto di velina si era già macchiato in passato del reato punito dall'articolo 476 del nostro codice penale (falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici). Mica male come referenza professionale. Sono proprio questi due, Damilano e Coccia, insieme con il gruppo editoriale Gedi, a essere stati chiamati in causa da Becciu, con una richiesta di risarcimento dei danni pari a 10 milioni di euro, da devolversi in opere di carità.

 

becciu

E sono sempre loro a non aver mai chiarito alcuni particolari decisivi: è vero o non è vero che alle ore 10.12 del 24 settembre, con 7 ore e 50 minuti di anticipo sull'udienza in cui Francesco fece dimettere il cardinale, sul sito dell'Espresso fu creata una pagina con il titolo «Si è dimesso»? Come faceva il settimanale a conoscere ciò che il Papa non aveva ancora comunicato al diretto interessato? Qualcuno lo aveva informato di ciò che sarebbe accaduto? Chi? È vero o non è vero che alle ore 15.44 dello stesso 24 settembre fu pubblicata sul medesimo sito una pagina con il titolo «Ecco perché il cardinale Becciu si è dimesso»?

 

marco damilano foto di bacco

Come fece L'Espresso a divulgare questa notizia ben 2 ore e 18 minuti prima che cominciasse l'incontro fra il Papa e il cardinale? Naturalmente, mai aspettarsi troppo da promotori di giustizia arrivati non si sa come in Vaticano, uno dei quali tiene da una quindicina di giorni sulla sua scrivania una trentina di domande della nostra Brunella Bolloli: dopo aver chiesto che gli venissero formulate per iscritto, si è guardato bene dal rispondere, da buon emulo del taciturno Damilano.

 

LA TOGA E IL FALSARIO

massimiliano coccia.

Sì, strane cose accadono in quel sacro organo di giustizia, presieduto da un ex procuratore capo dello Stato italiano che collabora abitualmente con Repubblica (quotidiano edito guarda caso dallo stesso gruppo che pubblica L'Espresso), congedatosi dai ruoli della magistratura tricolore con l'inchiesta denominata Mafia Capitale, nella quale, sempre guarda caso, uno dei succitati promotori di giustizia ora al servizio del Papa difendeva i ben più prosaici interessi di uno dei principali imputati, il famoso Salvatore Buzzi.

 

E che dire del fatto che lo stesso ex procuratore capo, oggi presidente del Tribunale vaticano, non disdegnava di presentare un suo libro facendosi intervistare a Radio Radicale dal falsario Coccia? Come sosteneva Agatha Christie, che di gialli se ne intendeva, un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova, o no?

 

giuseppe pignatone

E sempre a proposito di indizi ormai divenuti prove grazie al nostro giornale, come mai il Tribunale vaticano ha insabbiato l'esposto presentato da Enrico Rufi, giornalista di Radio Radicale, al quale il Coccia, inventandosi l'identità di un prete che non esiste, don Andrea Andreani, promise di fungere da intermediario per fagli ottenere un'udienza da papa Francesco, dopo che Rufi aveva perso tragicamente la figlia di 16 anni al ritorno dal viaggio in Polonia per la Giornata mondiale della gioventù?

 

angelo becciu papa francesco

Si mosse persino il ministro della Giustizia del Vaticano, che da quelle parti si chiama prefetto della Segnatura Apostolica, il cardinale Dominique Mamberti, per segnalare a Bergoglio che in Vaticano impazzava un mitomane di nome Coccia. Lo stesso Mamberti assicurò per iscritto a Rufi, a proposito di quella denuncia tuttora inevasa: «Sia sicuro che non l'ho dimenticata». Lui magari no, ma i magistrati della Santa Sede di sicuro sì.

 

LA GENOVEFFA FURIOSA

E qui siamo al punto cruciale di tutta questa farsa. Posto che il Tribunale vaticano non lavora per la giustizia - il caso Coccia ne è un drammatico esempio - ma solo per assurgere all'onore della ribalta, ci si chiede come sia possibile che abbia trascinato la figura del Sommo Pontefice nella formulazione di un'ipotesi di reato, quella di cui si diceva all'inizio, che grida vendetta al buon senso prima che al cielo:

 

ALBERTO PERLASCA

«Chiunque, con parole od atti, offende il Re» eccetera eccetera. Quando, come e in quali forme il cardinale Becciu si sarebbe macchiato di questa ridicolissima colpa? In attesa che saltino fuori le prove, se mai ce ne sono, non resta che procedere per congetture. L'unica persona ad avere accusato il porporato sardo di una simile infamia è tale Genoveffa Cifferi Putignani, che si firma Geneviève, forse perché ritiene che il nome alla francese le conferisca maggiore credibilità, e che va dicendo in giro di aver lavorato per i servizi segreti.

 

angelo becciu papa francesco 1

Con telefonate e messaggi minatori, la signora aveva pronosticato a Becciu (e persino a suo fratello Mario) la perdita della berretta cardinalizia «fra il 15 e il 30 settembre», perché a suo dire egli non aveva convinto il Papa a reintegrare monsignor Alberto Perlasca, l'economo della Segreteria di Stato licenziato da Francesco per lo scandalo dell'investimento immobiliare londinese.

 

papa francesco bergoglio edgar pena parra

Non contenta, la Ciferri lo scorso 22 novembre, dopo che Libero aveva scoperto i suoi altarini, era corsa a sfogarsi con La Verità, che le ha attribuito in un titolone questa frase: «Becciu bestemmiava e insultava il Papa». E nel testo quest' altra: «Bestemmiava Dio e urlava contro il Papa». Ma dài! Ora, sarà perché a me scappa davvero qualche moccolo quando qui in redazione mi fanno incazzare o l'Atalanta perde, da umile battezzato, benché ateo praticante, mi chiedo: ma bestemmiare il Principale non è infinitamente più grave che insultare il suo amministratore delegato, cioè Bergoglio?

E allora perché scomodare l'articolo 122 sull'offesa al Papa Re quando semmai Becciu meriterebbe di essere spretato per empietà? Misteri della fede.

 

Edgar Pena Parra Paul Richard Gallagher

LA SVALVOLATA

Per tornare alle cose serie, ma davvero il Tribunale vaticano può essersi mobilitato sulla base delle farneticazioni di un'anziana signora, probabilmente invaghita del monsignore, che va a spifferare consimili deliri ai gazzettieri? Andiamo! C'è da mettersi a piangere se i miei colleghi sono scesi così in basso da raccogliere le stronzate di una tizia che Dagospia classificherebbe senza incertezze come svalvolata. Eppure a questo siamo arrivati.

 

parolin e bergoglio

Non soltanto La Verità, foglio fieramente antibergogliano, ha dato credito alla schiodatella, l'ha fatto pure L'Espresso, il cui direttore è ormai abituato a rifugiarsi sotto la candida veste di Francesco, con la benedizione della firma più nobile del settimanale che fu di Arrigo Benedetti, quell'Eugenio Scalfari che vorrebbe convertire il Pontefice e dunque va a fargli visita un giorno sì e uno no a Casa Santa Marta.

 

roberto saviano massimiliano coccia

Nel numero in cui Damilano avrebbe dovuto, ma non ha saputo, rispondere alle 12 domande di Libero - intanto sull'inchiesta del falsario Coccia è sceso il pietoso velo del silenzio - è addirittura apparsa un'intera pagina a firma Geneviève Ciferri Putignani, nella quale la signora ha reiterato nero su bianco i suoi spropositi: «Confermo che, nel corso dell'incontro, intercalò più volte in modo blasfemo, ed espresse valutazioni irriguardose verso la persona del Pontefice, del Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, di S. E. il Sostituto Edgar Peña Parra, e valutazioni di merito negative nei confronti della natura del Tribunale Vaticano, e nei confronti dei Magistrati vaticani titolari dell'inchiesta, con particolare biliosità rivolta maggiormente verso il magistrato Dott. Alessandro Diddi».

 

angelo becciu

Che spettacolo. «Venghino, signori, venghino: più gente entra, più bestie si vedono», come urlava il buttadentro del circo dei 7 Fratelli Pivetta. L'ultimo dei nominati dalla mitomane, sempre guarda caso, potrebbe essere proprio colui che ora ha formulato la surreale imputazione di «offesa al Re». A me pare che qua sussista un'unica offesa: all'intelligenza. Il più grave dei delitti.

 

Infatti la sola fonte di questa accusa, la predetta Genoveffa Ciferri Putignani, in arte Geneviève o alias Mata Hari, risulta attualmente denunciata alla Procura della Repubblica di Roma, insieme con La Verità e con L'Espresso, per diffamazione aggravata a mezzo stampa.

 

PAPA FRANCESCO MASSIMILIANO COCCIA

E ora lasciate che un miscredente quale sono si rivolga all'unica Autorità morale che da sempre riconosce sulla faccia del pianeta: il Papa. Santità, ma a lei, che passa addirittura per comunista, quale effetto fa vedersi sprofondare in una vicenda tanto grottesca da aver trasformato la sua augusta persona in una marionetta, nel fantasma di Luigi XVI? Dica alle toghe che ha dintorno di darsi una calmata. Il giustizialismo porta alla ghigliottina. Adesso che l'hanno promossa a monarca assoluto, la prospettiva dovrebbe inquietarla. Non dimentichi mai che coloro i quali oggi fingono di difenderla sono i degni eredi dei senzadio che tentarono di scaraventare nel Tevere la salma di Pio IX, l'ultimo Papa Re.

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