SILVIO IN OSPEDALE, FERRARA IN TRINCEA: ''UNO SBAFFO DI MERDA È DIRE POCO. LE PAGINE AL VELENO DI 'REPUBBLICA' SULL'INFARTO SONO UNA DICHIARAZIONE DI MORTE IN ANTICIPO'' - FELTRI: ''IL CAV FERITO GETTA NEL PANICO LO STUOLO DI DONNINE, AMICI E MANUTENGOLI CHE CAMPANO GRAZIE AL SUO WELFARE PRIVATO. E PURE FORZA ITALIA, CHE NON È ALL'ALTEZZA''
1. L'ORRENDO BUNGA BUNGA DI REP. SUL CAV.
Estratto dell'articolo di Giuliano Ferrara per ''Il Foglio''
La versione integrale qui: http://www.ilfoglio.it/politica/2016/06/11/lorrendo-bunga-bunga-di-rep-sul-cav___1-v-143140-rubriche_c634.htm
Uno sbaffo di merda è dire poco. Le pagine enfatiche e lungodegenti dedicate da Repubblica all’infarto di Berlusconi, alla sua valvola cardiaca, sono da manuale. L’operazione non è priva di rischi: ma va? La convalescenza sarà lunga: ma va? Il medico suggerisce riposo invece che campagne elettorali e stress: ma va? Domande e ipotesi compiaciute, miste a rancori mai sopiti, impaginazioni e previsioni che si risvegliano in un’ora di tramonto e di pena per i loro avversari, un’ora di rivincita e di sollievo per tutti loro.
berlusconi visita la redazione del foglio con giuliano ferrara
Le penne al veleno di questi vent’anni, cronisti commentatori e titolisti, sono emblemi di frustrazione e di grettezza. Campeggia la voglia di dichiararlo morto in anticipo sui tempi. Di registrarne la sterilità: niente eredi, niente di fatto, zero risultati, una canna secca. Di raccontare la faida intorno al capezzale del rincoglionito che adesso si è pure sentito male.
(...)
Lorfirmaioli di Repubblica sanno benissimo come stanno le cose. Non gli è riuscito di sbatterlo in galera. Non gli è riuscito di abbattere il profilo insieme minimalista e colossale di un tizio che li ha surclassati per oltre vent’anni e che li fa adombrare anche nella sua estrema vecchiaia, nella sua debolezza, nella malattia, e con tenacia li mostra nudi di umanità minima, di sapienza politica, di capacità di racconto, di ironia, che poi sarebbe il loro mestiere.
Questi eroi del bunga bunga mentale, estremi onanisti della critica e dell’interpretazione da caserma dei fatti della vita, si accostano con malagrazia a notizie cliniche che sperano fatali, non sanno stabilire il confine tra una vita che li ha beffati, che li ha selvaggiamente esclusi dalla comprensione della società e della politica, problema pubblico e privato di una generazione di cervelli all’ammasso, e la morte che ci riguarda tutti, che invoca naturalmente, con misura, con saggezza, il registro della pietà e di una nuova, definitiva, intelligenza delle cose sottratta al nostro comune precariato mentale e corporale.
(...)
Delusi da una vita spericolata e luccicante, che non sarà mai la loro, tristi nella dimensione ombelicale dei loro interessi parapolitici, affondano nel risentimento, nella cattiva coscienza, nella maldicenza come necessità di stile, come seconda pelle.
2. PENSANO GIÀ ALL' EREDITÀ
Vittorio Feltri per ''Libero Quotidiano''
Il presente di Berlusconi non è sereno ed è noto. Silvio giace in un letto d' ospedale in attesa di essere operato al cuore. Ha quasi ottanta anni e negli ultimi dieci - ingiustamente o no, ciascuno la pensa come vuole - ha attraversato l' inferno giudiziario e alcuni paradisi erotici che forse lo hanno danneggiato più delle fiamme. Rassicuro i lettori. Non sto scrivendo in anticipo un coccodrillo.
Dico semplicemente che quest' uomo enigmatico non sarà più lo stesso che sconvolse il mondo della comunicazione televisiva e la politica italiana. Motivi di salute e anagrafici lo obbligheranno a stare ai margini delle attività che finora ha svolto. Non ci vuole molto a capirlo, basta ragionare. Chi pensa di poterlo sfruttare ancora per ottenere dei vantaggi economici o di carriera si metta il cuore in pace, cambi strategia e obiettivi.
maria rosaria rossi giovanni toti silvio berlusconi francesca pascale
Il Cavaliere è un ex in ogni senso. Di sicuro non ci dimenticheremo di lui, perché di lui si continuerà a parlare nel bene e soprattutto nel male. Egli ha inciso maggiormente sui destini del costume politico che su quelli del Paese, rimasto identico - affannato e corrotto - a venti o trent' anni fa. Non so quanti se ne rendano conto. Sorvolo sulle capacità imprenditoriali del Cavaliere (declassato cinicamente a ex), troppo complesse per essere sintetizzate in un articolo: intrecci economici e partitici, alleanze sospette, collaboratori non sempre trasparenti. Conviene rimanere in ambiti meno intricati.
Con Forza Italia, all' inizio degli anni Novanta, Silvio compì un miracolo. In due o tre mesi ricompose una sorta di Democrazia cristiana in grado di vincere contro i comunisti risparmiati da Mani pulite, l' inchiesta giudiziaria più famosa e sgangherata del secolo scorso.
Sembrava una nuvola passeggera e, invece, il temporale è durato oltre venti anni, durante i quali non si è discusso che di Berlusconi, divenuto bersaglio di attacchi feroci, personalizzati, ai quali hanno partecipato tutti, avversari della prima e dell' ultima ora. A lui sono stati attribuiti tutti i mali italiani. In realtà, Silvio ha fatto poco o nulla di decisivo: non ha realizzato neanche un quinto dei suoi programmi velleitari, incompatibili con il nostro ingessato sistema istituzionale e con la situazione sociale.
Non avendo gli strumenti per rivoluzionare il Paese, egli si è trasformato da presidente del Consiglio in una specie di welfare privato, di cui hanno usufruito amici, clienti, manutengoli vari, tra cui una schiera di ragazzotte arrampicatrici che gli hanno rovinato la reputazione, come risulta da numerose intercettazioni telefoniche.
Quale è stato l' errore che lo ha super danneggiato? Quello di non aver compreso che un premier è tale a tempo pieno e non soltanto fino alle ore 22, quando casa sua si riempiva di fanciulle non solo disponibili, ma anche di lingua lunga, cioè ciarliere, inclini ad alimentare il gossip pecoreccio.
L' uomo pubblico dovrebbe essere consapevole di esserlo anche nelle proprie stanze, di notte quanto di giorno.
Dato però che la carne è debole, e in alcuni casi arrendevole, Silvio ha ceduto regolarmente alle tentazioni e ha diviso i cittadini in due schiere: quelli che gli invidiavano le performance orizzontali e quelli che, viceversa, deploravano la sua fragilità. Individuato il punto delicato del Cavaliere, i suoi detrattori lo hanno colpito fino a distruggerlo.
Ciò non ha impedito a parecchia gente di seguitare ad attingere al welfare di Arcore.
Di qui la débâcle.
Oggi che il Cavaliere è ricoverato in Ospedale e ha altro per la testa, le persone da lui nutrite per anni sono disperate: temono di guadagnarsi il pane andando a lavorare.
Una sciagura mai ipotizzata.
La tetta che sembrava inesauribile è sul punto di esaurirsi o si è già esaurita. Per quanto riguarda i militanti di Forza Italia, il discorso non è molto diverso: trattasi per lo più di personaggetti sbiaditi che, privati del protettore o, meglio, benefattore, sono prede dell' angoscia, smarriti, ma anche impegnati a sopravvivere magari inventandosi un sistema per non mollare l' osso. Alcuni, forti o semplicemente presuntuosi, mirano a impadronirsi del partito orfano del capo allo scopo di non perdere la posizione e i relativi benefici. Umanamente vanno compresi.
Ma occorre anche dire che il gregge azzurro, allorché si è spezzettato in seguito a liti interne e scissioni, non ha dimostrato di sapersi gestire in modo autonomo. Cosicché non prevediamo che Forza Italia sia all' altezza di resistere all' indisponibilità del fondatore. A meno che l' ultima genialata di Berlusconi non si riveli efficace.
Mi riferisco alla scelta di Stefano Parisi quale sindaco di Milano. Costui, sconosciuto alla massa fino a un paio di mesi orsono, è stato talmente bravo da arrivare pressoché alla pari con Sala nella corsa a Palazzo Marino, facendo supporre di avere le carte in regola per conquistarsi la leadership forzista.
Presto per affermare che egli sia la soluzione migliore, ma attualmente una più praticabile non c' è. Vale la pena ricordare che gli elettori sono pronti a rivotare centrodestra a una condizione: che il centrodestra resusciti. Siamo nelle mani di Parisi. Oddio in che mani siamo.