roberto fico luigi di maio

FICO RIBELLE, DI MAIO GOVERNATIVO – GRILLINI SPACCATI ALLA META. DI BATTISTA: “VISTO NAPOLITANO? VUOL FAR SALTARE TUTTO. QUINDI, BISOGNA FARE IL CONTRARIO E DARE VIA LIBERA ALLA RIFORMA ELETTORALE” – CASALEGGIO STA CON “GIGGINO” E BEPPE SI CONVINCE 

 

Tommaso Ciriaco per la Repubblica

 

GRILLO FICO DI MAIO DI BATTISTAGRILLO FICO DI MAIO DI BATTISTA

Nel bel mezzo della battaglia spietata per il controllo del Movimento, Luigi Di Maio spiana le barricate degli ortodossi con una telefonata. «Beppe - scandisce al cellulare con Grillo - noi questa legge dobbiamo portarla a casa. Abbiamo fatto i conti, eleggeremo almeno 220 deputati, se va bene anche 250. Ce ne mancherebbero meno di 70 per governare».

 

Il comico genovese si convince. È il segnale, il via libera per soffocare i fuochi di rivolta degli ortodossi. Esultano Di Maio e Davide Casaleggio, gli sponsor del "patto" con Matteo Renzi. Arranca Roberto Fico, il capo degli "antigovernisti a cinquestelle". Adesso soltanto la Rete può sconfessare la linea del "reggente" di Pomigliano D' Arco. E ribaltare l' esito di questo primo congresso virtuale del Movimento.

FICO E DI MAIO SERVONO LE PIZZE   FICO E DI MAIO SERVONO LE PIZZE

 

Nel cortile affollato di Montecitorio Alessandro Di Battista fa sfoggio di un' abbronzatura dorata. Rulla l' ennesima sigaretta di tabacco, intrattiene le truppe. «Quando vi chiedono della legge elettorale, rispondete intonando "Despacito"...». Calma e gesso, insomma, perché l' accordo deve resistere. È lui, il volto televisivo del grillismo, l' altro pilastro dell' intesa. «Avete letto Napolitano? - domanda - Vuole far saltare tutto. Ecco, io faccio sempre il contrario di Napolitano. Dobbiamo fare il contrario di quel che dice lui». La scelta è netta, così come il patto di ferro con Di Maio.

 

Eppure, per un giorno intero il gruppo dei cinquestelle ribolle. I franchi tiratori si annidano tra i banchi grillini. Li governa Fico, con discrezione. Provano a portare Grillo dalla propria parte. «Beppe - lo prega al telefono - ripensaci ». Il capogruppo può contare su parecchi deputati, forse addirittura la maggioranza. Alzano il tiro contro il "tedesco", vogliono affossarlo. Individuano nelle preferenze e nel voto disgiunto il varco buono per minare l' intesa. «Noi dobbiamo votare queste modifiche - confida ai colleghi del Pd Angelo Tofalo - altrimenti questa situazione non la reggiamo».

DI BATTISTADI BATTISTA

 

Ma è tra i banchi dell' Aula che si gioca la partita della vita. Il braccio di ferro interno violentissimo. I voti ostili coperti dal segreto dell' urna sono decine. Di Maio e il suo scudiero Danilo Toninelli rassicurano a più riprese Ettore Rosato, «tranquillo, una soluzione si trova». Sanno che non possono schierarsi contro la pancia del gruppo, allora decidono di governarla.

 

beppe grillo davide casaleggio beppe grillo davide casaleggio

La mente dell' operazione è sempre il vicepresidente della Camera. È convinto che difficilmente preferenze e voto disgiunto otterranno il semaforo verde di Montecitorio. Per questo, decide di affrontare prima la sfida delle votazioni dei parlamentari e soltanto dopo il giudizio della Rete.

 

Saranno gli iscritti a decidere se ratificare la riforma. E toccherà naturalmente alla Casaleggio associati scrivere un quesito che sia comunque "digeribile" dai militanti. Il resto lo fa Grillo, blindando il patto con un tweet: «Il Movimento vuole la legge e vuole il voto». Come a dire, senza il via libera degli iscritti, niente riforma né urne.

PAOLA TAVERNAPAOLA TAVERNA

 

A sera, i tabulati di Montecitorio parlano chiaro. Il voto contrario dei grillini risulta decisivo per stoppare alcuni emendamenti dell' opposizione. Resta lo scoglio del voto online, forse l' ultimo ostacolo nella corsa di Di Maio alla leadership. Poi il reggente del Movimento avrà campo libero. E con questa legge elettorale potrà plasmare i gruppi parlamentari a sua immagine, piegando le sacche di resistenza ortodosse. Sarà un tassello importante per far virare il Movimento verso posizioni ancora più governiste e a patti post elettorali in Parlamento.

 

I ribelli, indeboliti, incassano comunque il risultato della nuova votazione on-line. Ci sperano, ma sanno che la Casaleggio associati tifa per il "tedesco". L' insofferenza per la linea di Di Maio, intanto, fatica a restare sottotraccia. Oltre a Fico, remano contro l' accordo big del primo grillismo come Paolo Taverna e Nicola Morra.

 

CARLO SIBILIACARLO SIBILIA

E anche i dettagli fotografano uno scontro interno violentissimo. Un esempio? In Aula, a un certo punto, prende la parola l' alfaniano Maurizo Lupi. Spara a zero contro la riforma elettorale targata Renzi e cinquestelle. Carlo Sibilia non resiste alla tentazione e inizia ad applaudire. Soltanto, lo fa nascondendo le mani sotto il banchetto.

 

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…