SAADI GHEDDAFI È STATO PROTETTO PER TRE ANNI DAI TUAREG E DAL NIGER PERCHÉ AVEVA PORTATO CON SÉ GRANDI RICCHEZZE - FINITI I SOLDI È STATO SCARICATO E VENDUTO ALLA LIBIA PER CINQUE MILIONI DI DOLLARI - ORA RISCHIA LA PENA DI MORTE

Maurizio Molinari per "la Stampa"

Il Niger estrada Saadi Gheddafi in Libia e Tripoli si prepara a celebrare il primo processo alla dittatura del colonnello. Appassionato calciatore, al centro di progetti eccentrici come l'«Hong Kong nel deserto» e considerato la pecora nera della famiglia a causa della passione per droghe, alcol e sesso, Saadi durante la guerra civile del 2011 era stato nominato dal padre a capo delle forze speciali ed è in questa veste che avrebbe commesso «crimini contro i civili» che potrebbero costargli la condanna a morte.

Nelle fasi finali del regime del padre, Muhammar, Saadi ebbe screzi con il fratello Saif al Islam perché tentò di aprire un dialogo con i ribelli. Il fallimento di quell'estremo tentativo lo portò, nel settembre 2011, a rifugiarsi in Niger ovvero la roccaforte dei Tuareg, la tribù del deserto per quarant'anni fedeli a Gheddafi. Saadi aveva probabilmente in mente di portare con sé anche il padre ma il piano fallì e ritrovatosi da solo in Niger venne confinato agli arresti domiciliari dopo l'uccisione del colonnello.

Non si può escludere che da allora il Niger e i Tuareg abbiano accettato la presenza di Saadi anche in ragione delle ingenti fortune che aveva portato con sé ma dopo quasi tre anni la situazione è mutata, portando i nigerini a fare valutazioni differenti. Fonti libiche affermano che per il Niger era divenuto «insostenibile» continuare ad ospitare un leader la cui presenza «fomentava disordini nel Sud della Libia» e tensioni fra i due governi ma altre fonti maghrebine ipotizzano che Saadi, rimasto senza fondi, sia stato venduto dai Tuareg, dal Niger o da entrambi al governo di Tripoli per una cifra che potrebbe aggirarsi attorno ai cinque milioni di dollari.

Per il premier libico Ali Zeidan la cattura è d'altra parte un indubbio successo politico che gli permette di arginare la pressione delle milizie, che continuano a controllare gran parte del territorio e, nelle aree più occidentali, anche a tenere prigionieri Saif al Islam. Non è un caso che le prime foto di Saadi scattate in prigione, mentre gli tagliano la barba e gli rasano la testa, sono state diffuse da una milizia «rivoluzionaria» per attestare una sorte di controllo sul prigioniero eccellente.

Il procuratore di Tripoli è intenzionato a processare il figlio 40enne di Gheddafi per violenze contro i civili, appropriazione di ricchezza nazionale e intimidazione armata nei confronti dei giocatori della federazione libica. Ciò preannuncia un processo destinato a portare alla luce i comportamenti dispotici ed eccentrici di Gheddafi.

Sul fronte dello sport Saadi fece di tutto per giocare quattro stagioni in Italia dal 2003 al 2007 - con Perugia, Udinese e Sampdoria - pur entrando in campo appena due volte. Ciò che gli interessava era diventare il simbolo del calcio libico: ruolo che ebbe come capo della Federazione, arrivando a minacciare i giocatori che lo deludevano per qualche motivo. In Italia amava la vita notturna ma ebbe anche problemi con la giustizia per essere fuggito da un hotel di lusso in Liguria senza saldare un conto da 400mila euro.

 

 

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