renzi afghanistan

FUGA PER LA SCONFITTA – LA MISSIONE DI RENZI A HERAT ERA ORGANIZZATA IN SEGRETO DA 10 GIORNI, MA IERI È PARSA A TUTTI COME UNA FUGA – NEL PARTITO SI AMMETTE CHE LA SCELTA DELLA BURLANDIANA PAITA È STATA UN ERRORE: BISOGNAVA INSISTERE CON ANDREA ORLANDO

Laura Cesaretti per “il Giornale

 

paita con le ministre pdpaita con le ministre pd

Stavolta lo storytelling si è un po' inceppato, ammettono al Nazareno: l'intoppo in Liguria ha colto impreparato il Pd, l'incertezza nella notte in Umbria e Campania ha rallentato la sua prontezza di riflessi. E così un risultato che, a mente fredda, viene giudicato dal premier «molto positivo», visto che «in un solo anno (quello della segreteria Renzi, ndr) siamo passati da 6 regioni governate da noi e 6 dal centrodestra a un sonoro 10 a 2» e che il Pd resta solidamente il primo partito italiano, è stato fatto passare dai media per una mezza batosta.

renzi in afghanistan renzi in afghanistan

 

Ieri mattina, dopo aver visto l'alba al Nazareno per aspettare la certezza sulla Campania, Matteo Renzi è volato in Afghanistan per celebrare, con tanto di giacca mimetica, la festa della Repubblica con i militari italiani. Un blitz organizzato da una decina di giorni, in gran segreto come è consuetudine in questi casi per ovvie ragioni di sicurezza: il premier aveva deciso che, comunque andasse, il giorno dopo le Regionali lui sarebbe stato ad Herat. Ma nello storytelling degli avversari di Renzi la missione afghana è stata descritta come una «fuga» dal risultato elettorale.

PAITAPAITA

 

A Roma lo stato maggiore Pd cerca invece di raddrizzare il messaggio della notte precedente, con tanto di slide: la mappa delle regioni italiane con l'arancione del Pd che si allarga a macchia d'olio. Quanto alla sconfitta in Liguria, spiega il vicesegretario Guerini, «lì perdiamo perché un pezzo di centrosinistra ha ritenuto di costruire equilibri politici nuovi, consegnando la regione al centrodestra». Anche se in privato, ai piani alti del Nazareno, molti ammettono che «abbiamo sbagliato la candidatura, la Paita era percepita come troppo in continuità con un sistema vecchio. Se avessimo candidato Andrea Orlando, per dire, non sarebbe finita così».

RENZI AFGHANISTANRENZI AFGHANISTAN

 

I numeri dei voti assoluti, però, qualche allarme lo creano. Certo, il Pd resta primo ovunque; certo tutti gli altri, a cominciare dai Cinque Stelle e con la sola esclusione della Lega, perdono voti a rotta di collo; certo il dato locale, la mancanza del traino nazionale del leader e le liste civiche dei candidati modificano il risultato. Ma l'analisi dell'Istituto Cattaneo spiega che il Pd ha perso circa due milioni di voti rispetto all'exploit delle Europee di un anno fa, finiti in buona parte in astensionismo.

 

E le punte maggiori sono nel Nord, in Veneto e Liguria. «Abbiamo perso voti soprattutto su un fronte», è l'analisi nell'inner circle renziano, «quello dell'immigrazione». Non è stato lo scontro col sindacato, la battaglia sulla scuola, la situazione economica: «anzi, la lenta ripresa dell'economia inizia ad essere percepita, anche se ora dobbiamo pensare ad un'iniziativa seria sul fronte della povertà», nonostante il «tesoretto» sia sfumato in bonus pensioni.

 

RENZI AFGHANISTANRENZI AFGHANISTAN

No: è l'esplodere del dramma immigrazione, con le ondate di sbarchi sulle nostre coste e la rabbia e la paura su cui soffiano Lega e populisti vari, che però «fa breccia anche nel nostro elettorato: persino in Umbria abbiamo sofferto per questo, più che per il resto».

 

Poi c'è il fronte interno al Pd, cui Renzi vuole metter mano. Per lunedì prossimo ha convocato una Direzione, e lì andrà alla resa dei conti con l'ala dura della minoranza: «Non si può continuare così, con il libero dissenso che si trasforma in libero arbitrio e un pezzo di Pd che cerca di fare goal nella nostra porta: servono nuove regole di convivenza», sbotta il renziano Giachetti.

 

lorenzo guerinilorenzo guerini

E il premier la pensa come lui. Medita di spostare al partito Ettore Rosato, con Lorenzo Guerini alla guida del gruppo. E manda un messaggio a Bersani & Co: «Lunedì», ha annunciato ai suoi, «ci guarderemo nelle palle degli occhi, e voglio vedere cosa ha il coraggio di dire chi ha rilasciato dichiarazioni contro il proprio partito mentre si aprivano le urne».

Ettore Rosato e Pina Picerno - Copyright PizziEttore Rosato e Pina Picerno - Copyright Pizzi

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA