LA GABANELLI SCOPERCHIA IL PENTOLONE DEL CASO KAZAKO - UN ANONIMO DIRIGENTE DELL’ENI RIVELA CHE ‘’ABLYAZOV L’AVEVANO FATTO SCAPPARE I SERVIZI ITALIANI E IL GOVERNO KAZAKO DETTE MANDATO ALL’ENI DI CERCARLO’’

Virginia Piccolillo per "Il Corriere della Sera"

«Era una casa molto carina, senza soffitto, senza cucina, ma era bella, bella davvero in via dei matti al numero zero». È un messaggio di saluto per i suoi amichetti italiani quello che la piccola Alua ha affidato a Report di Milena Gabanelli. Ma a sentirla cantare sembrava una sintesi perfetta di quello che era accaduto a lei e sua mamma Alma Shalabayeva: accolte nel nostro Paese, assieme a suo padre, Muktar Ablyazov, in fuga dal presidente kazako, ma poi catturate, espulse e rispedite, a bordo di un jet privato, proprio in Kazakistan.

Dove sono tuttora, a dispetto del provvedimento, riconosciuto poi illegittimo, in «ostaggio» di un presidente-padrone Nazarbayev, che le usa come arma di pressione per mettere le mani sull'ex leader dell'opposizione Ablyazov, accusato di truffa, rifugiatosi in Francia e lì arrestato.

Una storia complessa che Paolo Mondani, nella puntata trasmessa ieri sera, ha ricostruito anche assieme ad un dirigente Eni, protetto dall'anonimato: «Tutto inizia dalla Security dell'azienda. Nella primavera scorsa il governo kazako dà mandato all'Eni di cercare Ablyazov. Lo trovano nella sua villa di Casalpalocco e poi passano la notizia ai nostri servizi che inventano il giro delle agenzie investigative: quella israeliana che passa la palla a quella italiana per tenerlo d'occhio. L'avvertono i nostri servizi, non volevano che i kazaki lo prendessero qui da noi. Mai i kazaki sospettano e si inc... Perciò l'ambasciatore kazako chiama Scaroni e gli dice: questa storia me la dovete risolvere voi di Eni. Lui chiama Valentino Valentini, l'uomo di Berlusconi per i rapporti con la Russia che si mette in contatto con il ministero. Procaccini, Alfano... e dice risolvete. A quel punto però non potevamo dire di no ai kazaki che pressavano per il blitz. Sennò tutti avrebbero scoperto che Ablyazov l'avevano fatto scappare i servizi italiani».

Un intreccio in cui l'Italia gioca un ruolo amico con il presidente Nazarbayev, nel cui advisory board c'è Romano Prodi e tra i consulenti Silvio Berlusconi. «Credo che qualcuno delle istituzioni italiane debba andare là per riportarle fisicamente indietro. Non so perché l'Italia stia seguendo gli ordini del Kazakistan», denuncia la sorella di Alua, Madina, sfuggita al blitz ordinato dal Viminale perché in Svizzera. «Nel luglio scorso - accusa - Nazarbayev ha incontrato Berlusconi in Sardegna. Sono stati visti. È Nazarbayev che ha preso la decisione finale di farle deportare. E dopo è andato a cena con Berlusconi. Mia madre e mia sorella sono certamente in pericolo, nelle mani di quel dittatore».

Nella prima intervista televisiva, è la stessa Shalabayeva a ricordare quel blitz: «Il 29 maggio a mezzanotte 50 persone fanno irruzione in casa. In borghese, armati. Alcuni avevano orecchini e le catene d'oro. Ci spingevano e urlavano. Ho chiesto "ma chi siete?" non mi hanno risposto. Un ragazzo giovane molto aggressivo ha messo la mano sulla pistola. Ho pensato che l'importante fosse uscirne vivi.

Alla polizia mi hanno tenuto 15 ore. Un poliziotto mi ha strappato il cellulare. Poi mi hanno detto che il passaporto è falso e mi hanno trasferito nel carcere per immigrati». Viene espulsa perché priva di un documento valido. Aveva altri due passaporti kazaki, e la questura lo sapeva. Il resto è noto. Le responsabilità mai assunte dal ministro Alfano che, come il suo ex capo di gabinetto Procaccini conferma a Report , «sapeva tutto ma dichiara di non essere stato informato». E Alua presa «con l'inganno», sulla base di una foto fornita dall'ambasciata kazaka. E consegnata a chi ora la tiene in ostaggio.

 

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