renzi gasparri

TE LA DO IO LA RIFORMA RAI - GASPARRI: “LA MIA LEGGE MIGLIORE DELLA RIFORMA RENZIANA. IL PREMIER CACCIA I PARTITI DALLA RAI E CI METTE IL GOVERNO. MA NON SI PUO’ FARE - IL MIO CANDIDATO IDEALE? ETTORE BERNABEI"

Vittorio Macioce per “il Giornale”

maurizio gasparrimaurizio gasparri

 

Una legge che si occupa di cultura non può portare il nome di Gasparri. Chi lo ha detto?
(Maurizio Gasparri finge di non ricordare).

renzi rai televisionerenzi rai televisione

 «Qualche sventurato di Pontassieve o di Rignano sull'Arno. Mi aiuti... Marco, Matteo, Renzo, qualcosa del genere».
Renzi. Matteo Renzi.
«E che mestiere fa?»
Il premier.
«Si, ora ricordo. Lo disse da Lucia Annunziata. L'arroganza non paga mai. Adesso se non sbaglio il nuovo Cda Rai verrà eletto con la vituperata legge Gasparri». 
Vituperata?
«Per forza. Quando dici legge Gasparri non puoi non dire vituperata. È così da quando è nata. Sospetto che in alcune redazioni ci sia il correttore automatico. È come quando scrivi sa sul telefonino e subito compare sto arrivando. Se fai legge Gasparri ti appare vituperata. Non c'è nulla da fare».
Le leggi cattive non muoiono mai.
«Quelle buone non muoiono. Un noto imitatore diceva: “Gasparri non l'ha scritta e non l'ha letta“. Risate registrate. Adesso a me invece fa più ridere Renzi che promette la Bbc e sogna TeleMatteo».
Meglio la lottizzazione?
«Renzi caccia i partiti dalla Rai e ci mette il governo. Non è peggio?».
 

MILLENNIUM RAI3 MATTEO RENZIMILLENNIUM RAI3 MATTEO RENZI

Non si fida del super amministratore delegato?
«No, a quel punto preferisco il pluralismo. E poi non si può fare».
Perché?
«Ci sono 4 sentenze della Consulta. Il Parlamento deve prendersi cura della tv di Stato. Renzi naturalmente non lo sa. Ma può trovarle: 1974, 1989, nel 2008 con un'ordinanza e ancora nel 2009. La lotta ai partiti in nome di uno solo è un atto di palese ipocrisia, oltre che di evidente incostituzionalità».
 

Lo ammetta, Gasparri difende la legge per vanità.
«Per niente. Sono pronto a votare una legge migliore. Ma le leggi bisogna saperle scrivere, non improvvisarsi legislatori. Non è questa le legge a cui tengo di più. Sono più legato a quella che inasprisce le pene per i capi mafiosi».
La legge Gasparri è statalista.

«In che senso?».
 

maurizio gasparri maurizio gasparri gasparri twitta su merkel renzi e hollandegasparri twitta su merkel renzi e hollande

Una tv di Stato sarà sempre politica. Privatizziamola.
«Sono favorevole. Infatti nella mia legge è prevista la quotazione in borsa, la cessione di quote sul modello Eni o Enel e la cessione di rami d'azienda. La Rai ha 13 canali, da Yoyo a RaiCinema. Le norme ci sono. La verità è che tutti i governi, di destra e di sinistra, non hanno mai avuto voglia di privatizzare. La colpa non è della legge, ma della volontà politica. La Rai fa comodo a tutti: ai partiti, a chi ci lavora, a chi telefona per dirigerla».
Mai raccomandato qualcuno?
«Non sono ipocrita. Non faccio quello che dice io mai. L'importante è non sostenere un asino. C'è la fila di gente che vuole parlarti. La verità è che nel 99,9% le segnalazioni non servono. Nessuno ti ascolta. Anche ora, per le nomine, è tutto un giro di telefonate».
 

I nomi.
«A me non ha telefonato. Ma so che Giovanni Minoli si sta dando molto da fare. Il problema è che la moglie, Matilde Bernabei, è presidente della Lux Vide che vende programmi alla Rai. Non è il caso.
Il candidato di Gasparri?
«Il padre di Matilde».
 

Ettore Bernabei Ettore Bernabei

È una provocazione.
«Ettore Bernabei ha fatto per quasi 15 anni una grande Rai. A uno così davvero affiderei tutto».
C'è una sorta di patto del Nazareno sulla Rai?
«No. Ma Renzi deve ricordarsi che il nuovo presidente Rai va eletto in Vigilanza con il quorum dei due terzi. È una norma saggia: serve a tutelare le minoranze».
 

Alla fine Gasparri batte Renzi.
«Ha vinto la mia legge, migliore della riforma renziana. Questo me lo hanno riconosciuto anche i miei avversari. Mi ha chiamato Lucia Annunziata, lo ha scritto Carlo Rognoni sul Secolo XIX e perfino Giovanni Valentini su Repubblica. Il mio lavoro in questi mesi è stato ribadire che la riforma non si può fare per decreto, che non si può mettere la fiducia, che il governo non può fare atti di teppismo. Il metodo è importante. E devo dire che mi rassicura in questo Mattarella. Il presidente certe acrobazie non le consente. E Renzi lo sa».
 

maurizio gasparrimaurizio gasparri

Ma lei non è stanco di fare politica? Non si fa rottamare?
«Non ci penso assolutamente. Ci sono troppi dilettanti e improvvisatori. La riforma sgangherata della Rai è uno dei tanti esempi».
C'è un programma Rai da dedicare a Renzi?
«Non è mai troppo tardi. Il maestro Manzi faceva miracoli».

annamaria bernini maurizio gasparriannamaria bernini maurizio gasparri

 

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…