MA CHE ART.18, SONO SOLO CANZONETTE - GELO RENZI-CGIL SULLA RIFORMA DEL LAVORO, IL PREMIER IRONIZZA CON LA CAMUSSO E CITA BENNATO: “UNA SETTIMANA, UN GIORNO, SOLAMENTE UN’ORA A VOLTE VALE UNA VITA INTERA...”
1. JOBS ACT, RENZI: VETI NON CI BLOCCANO
Da “ansa.it”
Mattinata cruciale per Renzi che a Palazzo Chigi ha incontrato sindacati, imprese, sindacati di polizia e Cocer. "Siamo assolutamente disponibili alle opinioni di chiunque, l'importante è che si vada avanti". Così il premier al termine dell'incontro con i sindacati. "Miglioriamo se c'è da migliorare ma il Paese deve cambiare e non ci faremo bloccare da veti o opinioni negative".
"Si voterà domani la fiducia" sul Jobs act. Lo annuncia il premier Matteo Renzi. "Sono convinto che sia naturale che tutti" nel Pd "votino come sempre accaduto. Non temo agguati. Ove ci fossero li affronteremo".
Sui licenziamenti disciplinari "c'è una norma molto chiara della direzione Pd", per "chiarire le fattispecie" del reintegro, bisogna "avere la pazienza di attendere il decreto legislativo". Sul tema, ha aggiunto, il ministro del Lavoro farà una dichiarazione in Aula.
"Il posizionamento con cui arriviamo al vertice europeo è straordinario per riforme messe in campo". "Ci presentiamo alla discussione con i partner europei con il programma di riforma strutturale più ambizioso che l'Italia abbia mai avuto e" senza pari "anche a livello europeo, per complessità e velocità"
L'INCONTRO CON I SINDACATI
Vogliamo tornare a essere leader in Europa. Lo ha detto il premier Matteo Renzi, secondo quanto riferiscono fonti di governo, aprendo l'incontro con i rappresentanti delle imprese. Il premier ha ribadito: manterremo il rispetto del 3% nel rapporto deficit/pil. Al termine dell'incontro Renzi ha dato appuntamento ai rappresentanti degli imprenditori per un nuovo confronto sulla legge di stabilità tra due o tre settimane.
L'incontro nella sala Verde si è aperto con un'introduzione del premier Matteo Renzi per 'perimetrare' i tre punti di confronto con i sindacati, oltre ad art.18 e tfr: salario minimo, rappresentanza sindacale e contrattazione decentrata. L'intervento, riferiscono le fonti, è durato otto minuti, poi hanno preso la parola i sindacati: primo a intervenire il segretario della Uil Luigi Angeletti, poi Annamaria Furlan, segretario generale aggiunto della Cisl.
Il Paese ha bisogno di un clima di fiducia: così ha esordito il premier Matteo Renzi nell'incontro con i sindacati sulle riforme. Nella legge di stabilità - ha annunciato il premier - sarà inserita una quota aggiuntiva di1,5 miliardi per estendere gli ammortizzatori sociali. E inoltre ci saranno due miliardi per la riduzione delle tasse sul lavoro e un miliardo per la scuola.
Ci sono tre stabilimenti da salvare urgentemente, ha aggiunto Renzi, Termini Imerese, l'Ilva di Taranto e l'Ast di Terni: ''sono le tre T di cui bisogna subito occuparsi insieme''.
ll bonus fiscale ai lavoratori dipendenti (i cosiddetti 80 euro) sarà strutturale a partire dal 2015. Renzi ha detto che si stanno studiando le modalità tecniche per l'operazione.
Il Governo sta valutando un emendamento sul Jobs act con norme sulla rappresentanza sindacale e sull'ampliamento della contrattazione decentrata.
La tutela del reintegro previsto dall'art.18 dello Statuto dei lavoratori per i licenziamenti ingiustificati resterà per quelli discriminatori ma anche per i disciplinari "previa specifica delle fattispecie".
Ci sono ''sorprendenti punti di intesa''. Lo ha detto il premier Matteo Renzi ai sindacati concludendo l'incontro. Non voglio dividere il sindacato, ha detto Renzi, il sindacato fa il sindacato. In questa crisi però vi sono responsabilità anche di chi rappresenta il mondo del lavoro.
Un nuovo incontro tra Governo e sindacati è stato fissato per il 27 ottobre: lo ha detto il premier Matteo Renzi ai sindacati secondo quanto riferito da partecipanti alla riunione a palazzo Chigi. L'incontro del 27 con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan dovrebbe essere sulla legge di stabilità. E' previsto un nuovo incontro anche con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti in data da stabilire. L'evasione fiscale va combattuta non con gli show ma attraverso l'incrocio delle banche dati.
Se non si tradurrà in un problema per le piccole e medie imprese, ci piacerebbe introdurre l'anticipo del Tfr. Lo spiega il premier Matteo Renzi chiudendo l'incontro con i sindacati, secondo quanto riferiscono fonti di governo. E' un'ipotesi di cui discutiamo, sottolinea: se ne discute nel Paese.
MA SUSANNA CAMUSSO BOCCIA LA RIFORMA - ''L'unica vera novità dell'incontro di oggi è che ci saranno altri incontri. Le altre sono cose note''. Lo ha detto il leader della Cgil, Susanna Camusso al termine dell'incontro dei sindacati con Renzi sottolineando che questo è il primo incontro nei primi sette mesi di questo Governo.
La Cgil conferma "il giudizio negativo sul modo in cui si sta componendo l'intervento sul lavoro", il Jobs act, ed il "totale dissenso" sulle modifiche all'articolo 18 e sul demansionamento. "Trovano tutte conferma" le necessità e le ragioni della manifestazione nazionale della Cgil del 25 ottobre. "Credo che nessuno oggi possa dire che si sia riaperta una stagione di concertazione", aggiunge Camusso parlando di "nessun concreto passo in avanti". L'atteggiamento del governo è "al massimo di ascoltare, poi decide unilateralmente". Bisogna smetterla di dire che l'anticipo del Tfr in busta paga è un bonus.
E' salario, sono soldi dei lavoratori. E' quanto ha ribadito il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso al termine dell'incontro con il Governo sulle riforme. Camusso ha affermato che ci deve essere comunque la salvaguardia della previdenza complementare (alimentata in gran parte dal Tfr, ndr) e nessun aumento dell'imposizione fiscale rispetto agli altri usi della liquidazione.
"Vedo molto entusiasmo perché si è riaperta la sala verde" di Palazzo Chigi per l'incontro del governo con i sindacati, "ma ci sono lavori in corso e si aspetta sul ballatoio", questo la dice lunga "sull'accoglienza": così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, al termine dell'incontro.
ANGELETTI: INCONTRO PIU' POLITICO CHE DI SOSTANZA- L'incontro di oggi a Palazzo Chigi "ha forse più una valenza politica che sostanziale, se poi la sostanza ci sarà lo vedremo in concreto". Così il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, in conferenza stampa dopo l'incontro con il governo. Oggi il presidente del Consiglio ''ha fatto una scelta simbolicamente diversa, in discontinuità con i mesi precedenti'', ha aggiunto Angeletti, ''Siamo di fronte a un cambiamento dell'atteggiamento del Governo rispetto alle parti sociali''. L'unica novità di ''merito'' emersa invece è quella del Tfr in busta paga per la quale la Uil avverte che i lavoratori devono scegliere liberamente sull'anticipo della liquidazione in busta paga.
FURLAN: SVOLTA NEI RAPPORTI CON LE PARTI SOCIALI -L'incontro di oggi tra Governo e sindacati può rappresentare un momento ''di svolta'' nelle relazioni tra Governo e parti sociali. Lo ha detto il segretario generale aggiunto della Cisl, Anna Maria Furlan facendo riferimento anche ai nuovi incontri già previsti con il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan e con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti sulla legge di stabilità e sulla riforma del Lavoro.
ALFANO: SPINTA SU FIDUCIA - Il Jobs Act è un atto che "dà l'imprinting riformista, anche di un certo riformismo spinto al Governo, e quindi è uno di quei temi per cui il Governo o va avanti perché ottiene la fiducia o casca perché non la ottiene". Lo dice, a Rtl 105.5, il ministro Angelino Alfano, rivelando di aver "fortemente spinto" perché venisse autorizzata la fiducia.
CIAMPI SCALFARO COSSIGA E NAPOLITANO
IL "SIPARIETTO" - C'è stato spazio anche per ironie e battute sul 'tormentone' Margareth Tatcher e per un siparietto 'musicale' tra governo e sindacati. Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan hanno infatti risposto per le rime alla battuta fatta ieri da Susanna Camusso, che sui tempi dell'incontro di questa mattina aveva citato una famosa canzone: "Un'ora sola ti vorrei" (VIDEO). Il ministro dell'Economia ha citato di contro la canzone Quattro minuti (una canzone del rapper Mondo Marcio, anche se a qualcuno al tavolo è venuto il dubbio che volesse piuttosto riferirsi a Cinque minuti del cantante Maurizio). Il premier invece ha chiamato in causa la canzone "Una settimana un giorno" di Edoardo Bennato: "Una settimana, un giorno solamente un'ora a volte vale una vita intera...". Bennato, ha scherzato Renzi, "a me piace da morire anche se adesso va a cantare per Grillo".
2. IL NUOVO RITO DEL VERTICE BREVE
Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”
Da che mondo è mondo — e ancora di più nel mondo del potere — i tempi e le forme fanno la sostanza di un problema. Con il che il fatto che Renzi abbia convocato per oggi i sindacati alle 8 di mattina, e che la durata dell’incontro non dovrà superare le 9, dicono tutto sulle intenzioni del giovane premier in materia di lavoro e articolo 18: prendere o lasciare.
Data l’ampiezza del contenzioso, si tratta di una frettolosa informativa. Una formalità, una scappatoia, un contentino, una specie di recita per togliersi di torno ogni residuo scrupolo.
Tutto è infatti deciso. In un accesso pop Camusso ha ironizzato sulla prevista brevità richiamando il titolo di una canzone della sua adolescenza, «Un’ora sola ti vorrei» (1968).
Ma nell’annunciare la riapertura della «Sala verde» di Palazzo Chigi, sede di ogni storica concertazione, Renzi era parso perfino dispiaciuto: «Si vede che sto invecchiando ».
Questo accade comunque. Ma forse gli farà piacere apprendere che in quel luogo si svolge da tempo la Conferenza Stato-Regioni e da qualche anno, a Natale e a Pasqua, anche la santa messa per i dipendenti della Presidenza. E tuttavia, se si vuole raggiungere un’intesa, «un’ora sola» è niente.
C’è ovviamente tutta una letteratura e anche una leggenda sul tempo che i vari governi concedevano alle trattative, spesso assumendo un ruolo di mediazione — parola invero disconosciuta nel lessico renziano. Tanto fu praticata, l’arte del negoziato a Palazzo Chigi, da generare una vera e propria manualistica, dal codice Annibaldi (Paolo, direttore generale di Confindustria) al prontuario Cattaneo (Giovanni, ex responsabile Intersind del Piemonte).
Mentre per la controparte sindacale, la tradizione ha consegnò agli annali un canone, attribuito allo studioso e dirigente della Cisl Bruno Manghi, per cui proprio la dilatazione del tempo, tra sospensioni, sfinimenti e bivacchi notturni, finiva per assumere un fondamento filosofico e per certi versi addirittura rituale.
«Mi annoia — così s’è espresso ieri Renzi in tv — quel lungo tavolone e quelli dentro che chiacchierano, chiacchierano... ». Applausi. L’argomento «chiacchiere», in realtà, non è nuovissimo, e come ogni semplificazione anche un po’ rischioso per chi come lui è svelto di lingua. Però è vero che a lungo i governanti hanno assecondato le lentezze negoziali, a volte pure ondeggiando fra il melodramma e minacce. Per cui una sera Del Turco vide Fanfani piangere, così come tramanda la favolistica repubblicana che quando nel 1969, vertenza metalmeccanici, il ministro Donat Cattin, già sindacalista, esordì: «Siamo alla vigilia del colpo di Stato».
E tuttavia, nella Sala Verde, Ciampi e Prodi qualcosa di buono combinarono. Anche Berlusconi, d’altra parte, detestava perdere tempo. Al punto che quando era ancora in Fininvest s’era persino inventato le riunioni senza sedie, con gli interlocutori tenuti in piedi, per fare prima.
Un po’ come fa oggi Renzi, conquistato il potere per la terza volta, il Cavaliere si vantò di aver approvato la Finanziaria in nove minuti e la manovra economica in dieci. Era il 2008, ma poi tra una barzelletta e l’altra, arrivò la crisi, le trattative conobbero inevitabili indugi, dilazioni, rinvii, differimenti, prolungamenti, ritardi, proroghe, pastrocchi ed eccoci così a Renzi.
Al quale di sicuro non dispiace, rivolgendosi all’Europa e a un pubblico assai più ampio del Pd, di accreditarsi come un leader anti-sindacale che finalmente fa piazza pulita della Triplice. Ma soprattutto gli fa gioco riproporsi come il presidente ultrarapido che decide in corsa, non guarda in faccia nessuno e accorcia il tempo del comando.
Va così dal momento in cui Renzi è arrivato su una Smart a Palazzo Chigi. Oltras a una indubbia volontà ed energia l’accompagna e lo sostiene un’intensa auto-narrazione a base di blitz, sprint, scatti, anticipi, sorpassi e tappe da bruciare. Ma come spesso accade nella vita, prima che in politica, è sempre tutto più complicato e difficile e faticoso.
Questo costringe il premier ad accelerare di nuovo contro ciò che due mesi fa ha designato: «discussionismo». Termine inedito, di efficace ed equivoca risonanza. Ma resta pur sempre l’estremo rimedio: «In un’ora — dice il proverbio — Dio lavora». Amen.