GERMANIA, UNA SOLA NAZIONE AL COMANDO - LA MERKEL E SCHAUBLE SI POSSONO PERMETTERE, CON UNA FRANCIA IN GINOCCHIO, DI FARE E DIRE QUELLO CHE VOGLIONO. E LE BORSE SI SVUOTONO - “È UN SOGNO IMPOSSIBILE PENSARE CHE IL VERTICE PORTI UN ACCORDO CHE RISOLVA TUTTI I PROBLEMI. LA CRISI NON FINIRÀ LUNEDÌ” - I TEDESCHI E I FRANCESI TEMONO PER IL LORO RATING SE DECIDESSERO DI APRIRE TROPPO IL PORTAFOGLIO…
Luigi Offeddu per il "Corriere della Sera"
«Conto alla rovescia», titolano le agenzie di stampa: ma più marciano le lancette, più aumenta la nebbia intorno al vertice di domenica prossima fra i capi di Stato e di governo dell'Unione Europea. Si incrociano voci opposte, trattative coperte. Per George Papandreou, primo ministro della Grecia in affanno, se il vertice non troverà una soluzione definitiva alla crisi allora l'insicurezza aumenterà ; e questa sarà comunque «la settimana più cruciale» per tutti, con decisioni «che determineranno la sorte della zona Euro».
Immediata, e disarmante, la risposta di Berlino: «Il 23 ottobre i leader europei non concorderanno una soluzione definitiva», avverte il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble; e un portavoce della cancelliera Angela Merkel: «à un sogno impossibile pensare che il vertice porti un accordo che risolva tutti i problemi. Il sogno di vedere la crisi finita già da lunedì è destinato a non realizzarsi». Ha appena finito di parlare, che le Borse - prima avviate al rialzo - ricadono tutte: Francoforte meno 1,8%, Parigi meno 1,6%, Milano maglia nera meno 2,3%. Come pure l'euro, sceso a quota 1,37 sul dollaro.
Il portavoce tedesco dice così perché anche Francia e Germania, come insinua qualche giornale tedesco, temono un taglio al loro rating da «tripla A» nel caso che aprano troppo il portafoglio? Impossibile dirlo. Certo, però, il «sogno» che Merkel esorcizza, Papandreou deve coltivarlo, anche perché in settimana gli verrà letta la sentenza definitiva della Trojka, la commissione mista Ue-Fondo monetario internazionale-Banca centrale europea sugli ormai famosi otto miliardi di aiuti. Quasi certamente la sentenza dirà «sì», ma il «quasi» resta.
Come è «quasi» certo il no dell'opposizione greca alle nuove misure di austerità che Papandreou porterà in Parlamento: mercoledì e giovedì sciopero generale, e ieri hanno sfilato centinaia di poliziotti imbufaliti in divisa; segni non incoraggianti, a dir poco. Il premier greco sa anche qualcos'altro: che a Bruxelles o Berlino si discute apertamente la ristrutturazione del debito greco. Questa, e la ricapitalizzazione delle banche, saranno fra le discussioni «cruciali» di cui parla Papandreou, anche alle riunioni dei ministri finanziari, venerdì e sabato.
Banche: da 40 a 60 dovrebbero essere quelle coinvolte nelle ricapitalizzazioni, molto più delle 9 bocciate negli «stress test», e si sta concordando come «radiografarle» per chiarire la loro eventuale esposizione ai titoli greci; secondo Schäuble si sta concordando anche di portare al 9% per ogni banca la misura minima di «Core Tier 1», cioè del capitale costituito da risorse proprie, sicure.
Quanto al debito greco, resta da definire il nodo centrale dell'«haircut», il «taglio di capelli» che verrà imposto a banche e creditori privati in genere, chiamati - con il via al secondo piano di aiuti da 109 miliardi - ad accettare «volontariamente» rimborsi più bassi per i titoli di Stato greci conservati nelle loro casse. Al vertice del 21 luglio si era parlato di una sforbiciata del 21%, oggi si parla del 50% e forse più. E questo, a differenza dell'altro, non è un «sogno».


