grillo di maio

“GIGGINO” SOGNA UN PARLAMENTO DI EUNUCHI – DI MAIO CHIEDE EVIRAZIONI DI MASSA A PD E FORZA ITALIA: VUOLE I LORO VOTI, MA DEVONO FAR FUORI RENZI E BERLUSCONI. ED UNA FETTINA VICINO ALL’OSSO? – GRILLO & TRAVAGLIO TEMOMO L’ABBRACCIO (MORTALE) DEL CAV E DEL DUCETTO: SAREBBE L'INIZIO DELLA FINE PER IL MOVIMENTO

 

Stefania Piras per il Messaggero

 

RICCARDO FRACCARO - LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - STEFANO BUFFAGNI - ALFONSO BONAFEDE - PIETRO DETTORI - ALESSANDRO DI BATTISTA

Di Maio lo dice in tv perché in troppi, dentro, gli hanno chiesto di essere chiaro e di ribadire in pubblico che non ci sarà un Nazareno bis (e questo lo ha effettivamente detto) e neppure un «Nazareno ter». Perché chi teme l’abbraccio mortale con Forza Italia vorrebbe avere maggiori rassicurazioni. Proprio quelle che sono arrivate puntualmente ieri. Ci sono eletti, i vecchi ortodossi in primis, elettori, garanti che temono quel Nazareno ter.

 

GOVERNISSIMO

L’obiettivo di DiMaio è arrivare a un governissimo votato da M5S e pezzi sparsi di tutti. E con tutti si intende, secondo le ultime oscillazioni, Lega, e responsabili di Pd e Forza Italia. Progetto arditissimo, vero, ma i pontieri sono già al lavoro per ricevere e ricomporre i cocci rotti e le schegge impazzite della coalizione di centrodestra e del Pd, che Di Maio cerca di frantumare a colpi di punti di programma elettorale.

 

renzi berlusconi

Perché l’abbraccio con Forza Italia fa paura? Beppe Grillo durante il suo ultimo spettacolo al Flaiano di Roma ne ha dette di tutti i colori contro il Cav. C’è da dire che lo stesso trattamento lo ha subito Matteo Renzi, ma se si fossero accese le antenne dell’osservatorio sulla par condicio sul palcoscenico il minutaggio dedicato a Berlusconi era di gran lunga più denso. Grillo, bisogna ricordare, è anche quello che sulla sabbia ha disegnato la maggioranza M5S più Pd e ci è saltato sopra felice.

 

VINCENZO SPADAFORA LUIGI DI MAIO

E Di Maio lo sa. Perciò ritira fuori dal cassetto il vessillo antiberlusconiano di cui si è nutrito da quando era adolescente e apre ufficialmente al Pd: ieri per la prima volta lo ha nominato, e guardato negli occhi (seppur attraverso il piccolo schermo) senza apparentemente porre veti su Renzi, riconoscendo ai dem (novità per il leader pentastellato) persino l’onore delle armi, che poi la possibile convergenza si è palesata quando il M5S ha adottato il reddito di inclusione per gettare le basi del suo reddito di cittadinanza così ingombrante per l’austero Def e il girovita europeista che Di Maio ha imposto alla sua dieta da almeno un annetto.

 

PALETTI

In assemblea coi parlamentari Di Maio ha radicalizzato la posizione, dicendo che sarebbe disposto a interloquire con un Pd senza Renzi. I paletti, anche quelli contro Berlusconi, hanno funzionato, arringava ieri in assemblea Di Maio. Ma dentro c’è tensione perché non è chiaro alla maggior parte dei parlamentari cosa uscirà dall’incontro con la Lega, visto che accadrà dopo le prime consultazioni al Colle e quindi potrebbe essere propedeutico alla conclusione di un accordo politico.

 

GRILLO

«Noi con tutto il centrodestra non ce la facciamo, saltiamo per aria», confessa un esponente di primo piano. Il Nazareno ter è temuto da quando hanno iniziato a circolare i rumors che il Cav pare osservi ammirato il giovane Di Maio che, da parte sua, vuole realizzare le promesse del Cav senza Cav. Ecco quindi l’idea del contratto con gli italiani (copyright di Berlusconi) in cui compaiono i punti del programma da realizzare tassativamente.

 

ROMANI BERNINI

Già ma con chi? «Aspettiamo, è presto ancora», ribadisce un fedelissimo di Di Maio. Eppure una exit strategy c’è: ed è una logica applicata con successo: «Paolo Romani no, ma Anna Maria Bernini o un profilo simile, sì». Traduzione: il Cav no, tutto ciò che gli gira attorno vediamo. E questo va dall’auspicio di una scissione, alla formazione di un gruppo autonomo di penta-tentati, a traghettamenti verso la Lega. Per capirci qualcosa bisognerà pure aspettare l’appuntamento di Ivrea che già l’anno scorso ha regalato momenti cari all’anima forzista, ma anche socialista e radicale, come quell’applauso in piedi di fronte alla proposta dello stop ai magistrati in politica.

 

Ultimi Dagoreport

putin musk zelensky von der leyen donald trump netanyahu

DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA ESTERA POTREBBE CHIUDERE LE GUERRE IN UCRAINA E MEDIORIENTE (COSTRINGENDO PUTIN E ZELENSKY ALLA TRATTATIVA E RISPOLVERANDO GLI ACCORDI DI ABRAMO TRA NETANYAHU E IL SAUDITA BIN SALMAN) – I VERI GUAI PER TRUMPONE SARANNO QUELLI "DOMESTICI”: IL DEBITO PUBBLICO VOLA A 33MILA MILIARDI$, E IL TAGLIO DELLE TASSE NON AIUTERÀ A CONTENERLO. ANCORA: ELON MUSK, PRIMA O POI, SI RIVELERÀ UN INGOMBRANTE ALLEATO ALLA KETAMINA CHE CREA SOLO ROGNE. LA MAXI-SFORBICIATA AI DIPENDENTI PUBBLICI IMMAGINATA DAL “DOGE” POTREBBE ERODERE IL CONSENSO DEL TYCOON, GIÀ MESSO A RISCHIO DAL PIANO DI DEPORTAZIONE DEI MIGRANTI (GLI IMPRENDITORI VOGLIONO LAVORATORI A BASSO COSTO) – I GUAI PER L’EUROPA SUI DAZI: TRUMP TRATTERÀ CON I SINGOLI PAESI. A QUEL PUNTO GIORGIA MELONI CHE FA: TRATTA CON "THE DONALD" IN SEPARATA SEDE O RESTERÀ "FEDELE" ALL'UE?

simona agnes gianni letta giorgia meloni rai viale mazzini

DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI LETTA: L’EX RICHELIEU DI BERLUSCONI NON RIESCE A FAR OTTENERE A MALAGÒ IL QUARTO MANDATO AL CONI. MA SOPRATTUTO FINO AD ORA SONO FALLITI I SUOI VARI TENTATIVI DI FAR NOMINARE QUEL CARTONATO DI SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA DELLA RAI A SCOMBINARE I PIANI DI LETTA È STATO CONTE CHE SE NE FREGA DEL TG3. E L'INCIUCIO CON FRANCESCO BOCCIA L'HA STOPPATO ELLY SCHLEIN – PARALISI PER TELE-MELONI: O LA AGNES SI DIMETTE E SI TROVA UN NUOVO CANDIDATO O IL LEGHISTA MARANO, SGRADITO DA FDI, RESTA ALLA PRESIDENZA "FACENTE FUNZIONI"...

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN GRAN DA FARE, MA GUARDANDOSI INTORNO NON VEDE STATISTI: NUTRE DUBBI SUL CARISMA DI GENTILONI, È SCETTICO SULL'APPEAL MEDIATICO DI RUFFINI, E ANCHE RUTELLI NON LO CONVINCE – NON SOLO: SECONDO IL PROF NON SERVE DAR VITA A UN NUOVO PARTITO MA, COME IL SUO ULIVO, OCCORRE FEDERARE LE VARIE ANIME A DESTRA DEL PD - NON BASTA: IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE CHE DOVRA' SFIDARE IL REGIME MELONI, SECONDO PRODI, NON DOVRÀ ESSERE IL SEGRETARIO DI UN PARTITO (SALUTAME ‘A ELLY)…

giorgia meloni romano prodi elon musk donald trump ursula von der leyen giovanbattista fazzolari

COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…