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MAL-DESTRI ALLE GRANDI MANOVRE - GIORGIA MELONI APPARECCHIA UN MEETING PER GLI EX BANANA-BOYS CHE DEVONO RICICLARSI
1. MELONI PROVA A SCALARE LA DESTRA
Davide Di Santo per www.iltempo.it
Il cantiere dell'arca per riunire le varie anime del centrodestra che non si riconoscono nella nuova Forza Italia di Silvio Berlusconi è partito ieri ad Atreju. à l'«Officina per l'Italia», il laboratorio lanciato da Giorgia Meloni per dare una piattaforma politica e programmatica alla «cosa vera».
Dagli ex An come Gianni Alemanno ai popolari come Luciano Ciocchetti, da Oscar Giannino a Magdi Cristiano Allam - il primo ad aderire ufficialmente - fino ai nuovi leghisti come Flavio Tosi: sono tanti quelli che vogliono salire. I «paletti» da non superare, però, sono diversi. «I punti cardine sono il simbolo di Fratelli d'Italia - ha elencato Ignazio La Russa - il ruolo e il peso politico che Giorgia Meloni ha acquisito in questi anni e la battaglia delle primarie come strumento di selezione».
A sottolineare che l'operazione muove sotto le insegne del movimento di Meloni-La Russa-Crosetto è l'onorevole Fabio Rampelli. «Nuovo contenitore della destra? - ha chiarito ieri -Qui discutiamo piuttosto di un allargamento di Fdi. Questa è una fase di ricomposizione, formeremo un comitato e faremo delle primarie che sono nel nostro statuto. Chi non è d'accordo è fuori».
«à tempo di mettersi al lavoro con l'unico scopo di lasciare a chi verrà dopo di noi un'Italia migliore di quella che noi abbiamo ereditato», ha detto nel suo intervento Giorgia Meloni, l'unica per cui il cronometro degli interventi - 5 i minuti a disposizione per ogni relatore - è rimasto spento. «Oggi può nascere una piccola, grande epopea - ha continuato - grazie a donne e uomini liberi e coraggiosi». La tempistica dell'operazione non può non tenere conto delle scadenze elettorali.
«Propongo di lavorare a un manifesto politico e programmatico - ha detto ancora la Meloni - e di vederci di nuovo in un grande appuntamento nazionale, magari già a fine ottobre (quando si vota in Trentino e Basilicata, ndr) da celebrarsi in un luogo simbolo».
Ad alternarsi dal palco del Celio sullo splendido sfondo del Colosseo sono stati, tra gli altri, Oscar Giannino, Guido Crosetto, Fabio Rampelli, Giuseppe Cossiga, Luca Gramazio, Adolfo Urso, Franco Mugnai, Pasquale Viespoli, Antonio Guidi, Adriano Teso, Galeazzo Bignami, Luciano Ciocchetti, Gianni Alemanno e Giulio Terzi di Sant'Agata. Storie, sensibilità e - su alcuni temi - idee diverse. à il momento, però, di sottolineare le convergenze e i punti di contatto, non evidenziare le incongruenze. «Oggi che non esiste più il Pdl voluto da Fini e Berlusconi, chi può rappresentare il centrodestra se non noi? - ha detto Guido Crosetto - Il nostro è un dovere.
Bisogna partire dalla sovranità dei popoli contro la finanza e dei cittadini sui partiti. Se aspettiamo loro non ci saranno riforme». Sullo sfondo il tema dell'uscita dall'euro. Quasi una necessità per alcuni come Alemanno e Allam, da evitare per Ciocchetti e Teso. Stesso discorso per l'avvicinamento di Fdi alla Lega. «La modifica del titolo V della Costituzione ha limitato l'autorità dello Stato - ha detto Pasquale Viespoli riprendendo l'introduzione del moderatore Paolo Del Debbio - E fatemelo dire: meglio lui di Tosi».
2. C'Ã SPAZIO A DESTRA
Andrea Sarubbi per www.andreasarubbi.it
Un ex ministro del governo Monti nel partito di chi, già da tempo, aveva smesso di votargli la fiducia. Il fondatore di una lista ultraliberale, candidato premier fino a una settimana prima delle Politiche, insieme a un pezzo storico della destra sociale.
Reduci di An romani che si detestano, da una vita, e che non avrebbero mai immaginato di ripercorrere un pezzo di strada a braccetto. C'è più di una contraddizione, nel nuovo progetto di destra che sta nascendo in queste ore, ma insieme alle contraddizioni c'è una doppia certezza: il dopo-Berlusconi è già cominciato, e le praterie lasciate libere dalle larghe intese sono un'occasione da non perdere per cercare spazio tra chi ha paura di morire democristiano.
Sul palco di Atreju - che una volta era la festa dei giovani vicini ad Alleanza nazionale, poi è stata allargata al Pdl, ora è tornata nelle mani di Giorgia Meloni, che dalle prime edizioni ne è l'anima - sono attesi, stamattina, nomi che potrebbero costituire nei prossimi mesi l'upgrade di Fratelli d'Italia: simboli del nazionalismo (Giulio Terzi di Santagata, protagonista di dimissioni plateali da ministro degli Esteri per il caso dei marò), della lotta alle tasse (il giornalista Oscar Giannino), dell'approccio identitario al cristianesimo (il neocrociato Magdi Cristiano Allam), della linea dura sul fronte della bioetica (Olimpia Tarzia, ex assessore alla Sanità della Regione Lazio).
Ciò che li unisce è la provenienza non marcatamente di destra: il tecnico, l'ex leader dei giovani repubblicani, i cattolici già candidati con i centristi, lontani dalla caricatura classica del piccolo Balilla. Tanto è vero che Francesco Storace, che pure ad Atreju sarà in platea e non esclude possibili alleanze, ironizza sul profilo moderato del nuovo soggetto, "un po' lontano - parole sue - dalla destra borgatara che piace a me".
Per tutti ci sarebbe spazio alle prossime Europee, se volessero candidarsi, ma lì la fatica è poca: il picnic delle preferenze, infatti, prevede il pranzo al sacco, con l'ospite invitato a portarsi i voti da casa.
Più complicata sarebbe la corsa a un posto nelle liste bloccate, in caso di elezioni Politiche anticipate, ma è comunque presto per pensarci: Ignazio La Russa - gran tessitore dell'operazione, che gli sta costando un fitto lavoro di diplomazia per far digerire ai Fratelli d'Italia romani l'alleanza con Gianni Alemanno - ha per ora in mente solo le Europee, dove spera di raggiungere il 4 o il 5 per cento. Da far pesare poi in Italia, si capisce, dove il Centrodestra che verrà non potrà permettersi di farne a meno.
L'obiettivo non è impossibile, se si dà un'occhiata ai contenuti. L'edizione di Atreju che si conclude domani, ad esempio, ha un nemico facile, la grande finanza, vista in contrapposizione ai popoli e all'economia reale; in ogni giornata c'è un richiamo all'identità nazionale (la Nazionale italiana di rugby, il premio alla figlia del carabiniere Giangrande, i marò); echeggiano poi spesso parole come legalità , sacrificio e merito, barattoli di miele per quel pezzo di destra che nel ventennio berlusconiano avrebbe voluto pronunciarle più spesso.
Il malcontento per le tasse e la protesta contro la finanza possono rubare voti a Grillo e Lega; il nazionalismo spinto - che Fratelli d'Italia regolarmente traduce in battaglie parlamentari, tipo quella contro la toponomastica altoatesina in tedesco - li toglie al Pdl; le posizioni poco concilianti in campo etico possono attrarre gli elettori berlusconiani infastiditi dalle aperture al dialogo di Bondi e Galan, se non addirittura qualche simpatizzante dell'Udc. La presenza scenica di Giorgia Meloni, tra i pochi parlamentari in grado di attirare l'attenzione dell'Aula quando prendono la parola, fa il resto: lo spazio a destra, insomma, può esserci davvero.
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