donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

GIORGIA MELONI È SEMPRE DI FRONTE ALLO STESSO DILEMMA: TRASFORMARSI NELLA CHEERLEADER DI TRUMP O BADARE AGLI INTERESSI EUROPEI E SCHIERARSI CON L’UE NELLA GUERRA COMMERCIALE? LA PREMIER SOGNA DI RITAGLIARSI IL RUOLO DI “PONTE” TRA EUROPA E USA, E STA LAVORANDO A UN INCONTRO TRA TRUMP E VON DER LEYEN. E CHIEDE A URSULA DI SCORPORARE LE SPESE PER LA DIFESA DAL CALCOLO DEL DEFICIT. ALTRIMENTI L’ITALIA NON POTRÀ MAI RAGGIUNGERE L’OBIETTIVO DI SPESA IMPOSTO DALLA NATO (IL 2% DEL PIL, CHE TRUMP VORREBBE PORTARE AL 5%)

1. MELONI INDOSSA I PANNI DELLA MEDIATRICE VEDE URSULA PER FARLE INCONTRARE DONALD

Estratto dell’articolo di Niccolò Carratelli e Ilario Lombardo per “La Stampa”

 

DONALD TRUMP VS URSULA VON DER LEYEN - IMMAGINE CREATA CON L INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI GROK

Per tenere a bada Donald Trump, dovete affidarvi a me. Se volete salvare l'Europa dalla guerra dei dazi, innescata dal presidente americano, vi conviene far gestire a me la trattativa.

 

Giorgia Meloni arriva oggi a Bruxelles, per partecipare al vertice informale dei leader europei, convinta di poter far pesare il suo rapporto privilegiato instaurato con il capo della Casa Bianca.

 

Il tentativo sarà quello di indossare i panni della mediatrice di cui non si può fare a meno. Un copione non semplice da interpretare, però, visti i sospetti che diversi suoi colleghi nutrono rispetto alla vicinanza politica con il tycoon.

 

GIORGIA MELONI - URSULA VON DER LEYEN

L'accoglienza sarà all'insegna della diffidenza, ma a Palazzo Chigi sono convinti di avere ottimi argomenti per far cambiare idea agli scettici.

 

Per questo nelle ultime ore si è lavorato per inserire in agenda un colloquio a due con Ursula von der Leyen a margine della riunione: le due si sarebbero anche sentite al telefono per definire l'appuntamento. Meloni vuole proporsi alla presidente della Commissione europea come una sponda necessaria a costruire un dialogo con Trump.

 

L'obiettivo a breve termine è agevolare l'organizzazione di un incontro tra la numero uno della Commissione e il presidente repubblicano, facendo leva sul fatto che i dazi nei confronti dei Paesi europei per ora sono stati solo minacciati dalla nuova amministrazione americana, ma non ancora formalizzati.

 

DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO

Un trattamento diverso rispetto a Cina, Canada e Messico, fanno notare da Palazzo Chigi, che lascia spazio al negoziato. A maggior ragione se si può contare sull'amicizia tra la premier italiana e The Donald, il cui istinto da imprenditore segue molto la simpatia personale nei confronti dell'interlocutore: non a caso, i problemi dell'Europa durante la prima presidenza Trump erano dettati anche dal pessimo rapporto tra il presidente americano e la cancelliera tedesca Angela Merkel.

 

[…]  Meloni […] in cambio chiederà a von der Leyen e agli altri leader di venirle incontro sul tema al centro del vertice di oggi: le spese per la difesa. La premier insisterà sulla necessità di scorporare questi investimenti dal calcolo del deficit secondo il nuovo Patto di stabilità: una condizione fondamentale per l'Italia, ancora indietro rispetto all'obiettivo Nato di portare le spese militari al 2% del Pil (una soglia che peraltro l'amico Trump vorrebbe portare fino al 5%).

 

ursula von der leyen e donald trump a davos nel 2020

La strategia della presidente del Consiglio viene esplicitata da uno dei suoi vice, il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «La guerra dei dazi non conviene a nessuno. Anche perché i negoziati dovranno tenere conto dei legami Ue-Usa – spiega –. Abbiamo idee per tutelare le nostre imprese, con l'Italia che sarà il miglior ambasciatore Ue nel dialogo con Washington».

 

Una risposta indiretta a quella che è la preoccupazione delle opposizioni, cioè che Meloni provi a sfruttare il suo feeling con Trump per spuntare condizioni migliori per l'Italia, picconando l'unità a livello europeo. «Bisogna lavorare per una risposta europea piuttosto che pensare di cavarcela individualmente con un "bacio della pantofola"», avverte il leader di Azione Carlo Calenda. […]

 

GIORGIA MELONI DONALD TRUMP - IMMAGINE CREATA CON GROK

2. LA TELA DI MELONI PER FAVORIRE UN INCONTRO TRA DONALD E URSULA

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/economia/2025/02/03/news/meloni_incontro_trump_von_der_leyen-423978105/

 

Due obiettivi diplomatici. Il primo è noto: Giorgia Meloni lavora per farsi ricevere alla Casa Bianca da Donald Trump. Presto, o comunque: il prima possibile. Entro marzo, è la speranza di Palazzo Chigi. Il secondo, invece, è meno noto e riguarda Ursula von der Leyen. La presidente del Consiglio è impegnata da settimane nel tentativo di favorire un contatto tra la politica tedesca e il presidente degli Stati Uniti.

 

ursula von der leyen giorgia meloni - foto lapresse

L’allarme sui dazi ha reso la necessità impellente, quasi obbligata. E nelle prossime ore, approfittando del Consiglio europeo informale che si terrà oggi stesso a Bruxelles, qualcosa potrebbe muoversi. Perché Ursula ha bisogno di organizzare un incontro con il tycoon che siede alla Casa Bianca. E la premier è impegnata per favorirlo.

 

L’“incrocio” tra le due leader avrà luogo oggi stesso in Belgio, come detto. Se i lavori del Consiglio lo consentiranno, concedendo una tregua tra una sessione e un’altra, Meloni e von der Leyen faranno il punto della situazione. E proveranno a tirare le fila di una strategia su cui ragionano da settimane, nei numerosi contatti informali che continuano ad avere.

 

ursula von der leyen e donald trump a davos nel 2020

L’obiettivo di entrambe è portare Washington e Bruxelles a confrontarsi quanto prima sul dossier più angosciante per l’Unione, in questa fase: i dazi. […]

 

A muovere Meloni è il pragmatismo, sia chiaro. E il sostegno a von der Leyen è dettato soprattutto da convenienza politica: dalla Commissione passano partite decisive per l’Italia.

 

[…] L’operazione di avvicinamento a Trump non è semplice, va detto. Il presidente Usa ha già mostrato di volere tenere fuori la Commissione europea nella partita dei dazi. Semmai, è pronto a trattare con i singoli leader. E a gestire bilateralmente gli incrementi doganali: per colpire la Germania, ad esempio, o per salvare i Paesi “amici”. Una strategia chiara, che punta a mandare in crisi il continente.

 

DONALD TRUMP ACCOGLIE GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO

È il paradosso che vive Meloni, almeno in prospettiva: quello di dover scegliere se schierarsi con Washington o con Bruxelles. O di ritrovarsi nel bel mezzo di una contesa esistenziale. Di fronte a un atteggiamento clemente verso Roma, ma ostile nei confronti di altre cancellerie europee, la Commissione europea proverà infatti ad articolare una risposta coordinata dei Ventisette. È quello che ha già lasciato intendere von der Leyen, due giorni fa. E Meloni, a quel punto, come si schiererebbe?

 

Per questo, la premier è impegnata per fissare al più presto un incontro tra von der Leyen e Trump. E non è escluso che già oggi le due leader possano entrare in qualche modo in contatto con la controparte americana, per ragionare assieme su questa ipotesi e provare a concretizzarla.

 

[…] All’incontro lavora naturalmente in autonomia la diplomazia europea, da settimane. Ma è evidente che la premier italiana possiede in questa fase leve che potrebbero avvicinare l’obiettivo. Ha già conversato due volte con il tycoon (il 7 dicembre a Parigi, il 4 gennaio a Mar-a-Lago). E poi, con una scelta controversa, si è recata a Washington per celebrare il giuramento del nuovo Presidente. È il momento di provare a raccogliere i frutti. Pe recarsi al più presto alla Casa Bianca. E per aiutare Ursula, uno dei bersagli politici di Trump.

GIORGIA MELONI DONALD TRUMP - MEME BY EDOARDO BARALDI ursula von der leyen giorgia meloni foto lapresse

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…