giorgia meloni francesco saverio marini giuseppe conte carlo calenda

GIORGIA TORNA IN MODALITÀ “S-FASCIO” TUTTO IO – L'IDEA DEL BLITZ SU FRANCESCO SAVERIO MARINI NON POTEVA CHE ESSERE DI FAZZOLARI: IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DELLA MELONI, IN VERSIONE ARIETE, HA TIRATO PER LA GIACCHETTA ANCHE IL QUIRINALE, FACENDO INCAZZARE MANTOVANO – LA DUCETTA INSISTE CON IL VOTO A OLTRANZA SU MARINI. SPERA CHE IL MURO DELL’AVENTINO SI SGRETOLI: CALENDA GIÀ APRE, CONTE POTREBBE “INCIUCIARE” IN CAMBIO DEL TG3…

1 - IL GELO DELLA PREMIER CON GIORGETTI “COSÌ PERDIAMO CONSENSI”

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"

https://www.repubblica.it/politica/2024/10/10/news/giorgetti_meloni_superbonus_rendita_catastale-423546002/amp/

 

fazzolari meloni

Ad imporre il blitz è stato il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. Il quale, si apprende, non avrebbe ascoltato i dubbi espressi dal suo omologo, Alfredo Mantovano, che avrebbe invece sconsigliato di insistere senza un accordo con le opposizioni e suggerito di costruire semmai un pacchetto di nomi condiviso prima di approdare in Aula.

 

 Il sottosegretario con delega ai Servizi, va ricordato, non è uno qualsiasi: garantisce il dialogo con il Quirinale (ha sostituito proprio Fazzolari in questo ruolo). Ed è l’unico titolato a riportare i dubbi del Colle. Il giorno dopo la sconfitta parlamentare esplode dunque un aspro conflitto sotterraneo tra i due big, con Lega e Forza Italia schierati con Mantovano e contro lo strapotere di Fazzolari. Il quale tiene il punto. Rivendica la strategia con i cronisti. E sembra ignorare il senso delle perplessità che circolano nelle istituzioni sulla possibilità che per la prima volta il consulente di un governo in carica diventi giudice costituzionale. Seguito magari da un viceministro, il forzista Francesco Paolo Sisto.

 

Francesco Saverio Marini

2 - DOPO IL BLITZ SFUMATO IN AULA, LA PREMIER INSISTE SUL NOME DI MARINI

 

Estratto dell’articolo di Federico Capurso per "la Stampa"

 

Teme di mostrarsi debole, Giorgia Meloni. Specie ora che le opposizioni sono riuscite a respingere il blitz in Aula con cui pensava di far eleggere alla Corte costituzionale il suo fidato consigliere giuridico Francesco Saverio Marini. E allora detta ai suoi la linea dell'intransigenza: nessun dialogo con il centrosinistra. Anzi, l'ordine è di insistere a testa bassa sul nome di Marini, alzando il ritmo delle future votazioni in Parlamento, mentre i suoi fedelissimi continuano a evocare il Quirinale.

 

ALFREDO MANTOVANO

Il prossimo tentativo in Aula si farà tra il 15 e il 16 ottobre. Poi, se possibile, la premier vorrebbe proseguire con una votazione a settimana per quasi un mese. Un assedio lanciato al centrosinistra nella speranza di logorarne la compattezza. «Noi convocheremo i nostri parlamentari. Le opposizioni bocceranno, faranno quello che vorranno, ma noi andremo avanti», fa sapere, petto in fuori, il sottosegretario a Palazzo Chigi Giovanbattista Fazzolari uscendo dal Senato.

 

«Non aver consentito ai parlamentari di entrare in Aula per eleggere il giudice della Corte costituzionale - prosegue il braccio destro della premier - è una mancanza di rispetto nei confronti del Quirinale».

 

SERGIO MATTARELLA - DISCORSO ALLA CERIMONIA DEL VENTAGLIO

Ma questo è un approccio, più che una strategia, che non tutti avrebbero condiviso nei corridoi di Palazzo Chigi. Corre voce che il sottosegretario Alfredo Mantovano sia attento, sopra ogni cosa, a evitare di tirare per la giacchetta il Capo dello Stato.

 

Ripetere ogni giorno che l'Aventino voluto dal Pd è uno «sgarbo» al Quirinale, infatti, assomiglia troppo a un uso strumentale e politico delle parole di Sergio Mattarella, quando nel luglio scorso invitava tutto il Parlamento, e non una sola parte, a eleggere rapidamente il giudice vacante della Consulta. Utilizzato invece da FdI come un ombrello sotto cui ripararsi dalla figuraccia fatta in Aula martedì. E Mantovano, che da Palazzo Chigi ha particolare cura dei rapporti con il Colle, non avrebbe apprezzato.

francesco saverio marini

 

Il confronto con almeno una parte delle opposizioni sulla scelta dei giudici della Consulta, poi, è implicitamente previsto dalla Costituzione, che prevede per l'elezione non una maggioranza semplice ma dei tre quinti del Parlamento, riunito in seduta comune. Neanche Forza Italia e Lega sono entusiaste del piano di Melon: vorrebbero evitare altri flop e aprire un confronto con le opposizioni.

 

Le idee di Fazzolari sembrano piuttosto diverse. Prima tira in ballo il Colle e poi continua ad attaccare il centrosinistra: «È grave impedire ai parlamentari di votare». Ancora: «Credo che dall'altra parte abbiano perso il senso istituzionale anche nella forma». Arriva persino a schernirli: «Lunga vita a questa opposizione! Finché c'è, temo che gli italiani ci diranno: "Per favore rimanete lì"».

 

COMPOSIZIONE ATTUALE DELLA CORTE COSTITUZIONALE

E Meloni ha sposato la linea Fazzolari. Non vuole cedere su Marini e lo ha personalmente rassicurato dopo lo scivolone in Aula. Insiste, nonostante sia una candidatura che rischia di subire l'agguato dei franchi tiratori. Oltre alla freddezza mostrata dalla Lega, infatti, dentro FI e FdI c'è chi - come sempre accade - avrebbe puntato le sue fiches su un altro nome e potrebbe far mancare il suo voto.

 

Anche per questo, la premier aspetta che si sgretoli il fronte dell'Aventino, dove si sono ritrovati uniti Pd, M5S, Avs e centristi. Solo dopo averlo indebolito si siederà al tavolo delle trattative. D'altronde, oggi sarebbe in una posizione debole, con la ferita ancora fresca della sconfitta in Aula. Attenderà, dunque. Provando però a non arrivare oltre il 12 novembre, quando la Corte dovrà giudicare la costituzionalità della legge sull'Autonomia.

 

GIORGIA MELONI GIUSEPPE CONTE - ATREJU

La finestra successiva si aprirà a dicembre, quando dovrà trattare su un pacchetto di nomi, compresi quelli di Lega e di Forza Italia (che ha già in mente di candidare il viceministro Francesco Paolo Sisto. E in seconda battuta, resta viva l'opzione del senatore Pierantonio Zanettin).

 

Meloni non deve aspettare a lungo. Il primo aiuto arriva dal leader di Azione, Carlo Calenda: «Le opposizioni la devono piantare di fare l'Aventino. Noi la finiremo perché così non si va avanti». E apre anche sul nome di Marini: «Non è un pericoloso fascista», dice.

 

CALENDA MELONI

È il primo mattone del muro che cade, ma alla premier non bastano i voti di Azione. […]  Ma il campo largo è ormai intossicato dai veleni. I Cinque stelle continuano a essere al centro dei sospetti degli alleati per un accordo segreto che avrebbero stretto con FdI in cambio della direzione del Tg3. Si aggiungono poi, in queste ore, velenosi dubbi su un patto tra Meloni e Calenda […].

GIORGIA MELONI GIUSEPPE CONTE - ATREJUelly schlein - voto per eleggere il giudice della corte costituzionaleVOTAZIONE PER ELEGGERE GIUDICE DELLA CORTE COSTITUZIONALEVOTAZIONE PER ELEGGERE GIUDICE DELLA CORTE COSTITUZIONALEVOTAZIONE PER ELEGGERE GIUDICE DELLA CORTE COSTITUZIONALEmeloni fazzolari

Ultimi Dagoreport

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)

giorgia meloni tosi matteo salvini luca zaia vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - MENTRE IL PD DI ELLY, PUR DI NON PERDERE LA CAMPANIA, STA CERCANDO DI TROVARE UN ACCORDO CON DE LUCA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SONO A RISCHIO DI CRISI SUL VENETO - ALLE EUROPEE FDI HA PRESO IL 37%, LA LEGA IL 13, QUINDI SPETTA ALLA MELONI DEI DUE MONDI - A FAR GIRARE VIEPPIÙ I CABASISI A UN AZZOPPATO SALVINI, IL VELENO DI UN EX LEGHISTA, OGGI EURODEPUTATO FI, FLAVIO TOSI: ‘’IL TERZO MANDATO NON ESISTE, ZAIA NON HA NESSUNA CHANCE. TOCCA A FDI, OPPURE CI SONO IO”

emmanuel macron ursula von der leyen xi jinping donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT – PER TRUMP L'EUROPA NON E' PIU' UN ALLEATO MA SOLO UN CLIENTE PER IMPORRE I SUOI AFFARI - ALL’INAUGURATION DAY CI SARÀ SOLO GIORGIA (QUELLA CHE, TRUMP DIXIT, "HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA") MA NON URSULA VON DER LEYEN - CHE FARE DI FRONTE ALL'ABBANDONO MUSK-TRUMPIANO DI UNA CONDIVISIONE POLITICA ED ECONOMICA CON I PAESI DELL'OCCIDENTE? - CI SAREBBE IL PIANO DRAGHI, MA SERVONO TANTI MILIARDI E VOLONTÀ POLITICA (AL MOMENTO, NON ABBONDANO NÉ I PRIMI, NÉ LA SECONDA) - L’UNICA SOLUZIONE È SPALANCARE LE PORTE DEGLI AFFARI CON PECHINO. L'ASSE EU-CINA SAREBBE LETALE PER "AMERICA FIRST" TRUMPIANA

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…