SEGNATEVI QUESTA DATA: GIUGNO 2021 - IL RIBALTONE POTREBBE ARRIVARE DOPO LE AMMINISTRATIVE NELLE GRANDI CITTÀ: MILANO, ROMA, NAPOLI, TORINO, BOLOGNA E TRIESTE - L’ASSE DI MAIO-ZINGA PER METTERE IN PIEDI UN NUOVO GOVERNO SENZA CONTE TRA I PIEDI, PIÙ POLITICO E MENO AMBIGUO SUI GRANDI TEMI, CAPACE DI SCEGLIERE IL PROSSIMO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E DI ANESTETIZZARE LE TURBOLENZE INTERNE SOPRATTUTTO AL M5S
DAGONEWS
Ancora non è escluso un rimpasto o un piccolo riassetto all’interno del governo, ma la data da segnarsi sul calendario è un’altra: maggio 2021, ovvero le prossime amministrative di Milano, Roma, Napoli, Torino, Bologna e Trieste.
Grillini e dem giocano infatti ormai a carte scoperte. All’apertura di Di Maio sul tavolo congiunto con il Pd per la scelta di candidati comuni, Zingaretti ha rilanciato con il cantiere per le amministrative. E a giudicare dai tempi e dai contenuti dei comunicati stampa, ormai i due sembrano aver stretto una sintonia politica non indifferente.
NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO
A Zingaretti è utile per rafforzarsi internamente e tentare, al momento giusto, un ingresso nel governo, osteggiato sia da Orlando che da Franceschini. A Giggino fa comodo per dimostrare a tutti che è ancora lui a comandare nel Movimento.
Mettiamoci dentro il patto di ferro che l’ex bibitaro del San Paolo è riuscito a siglare con Beppe Grillo (il comico genovese è sempre più convinto che solo Di Maio possa guidare i grillini verso il futuro non catastrofico) e il gioco è fatto. Insomma, la strada è tracciata e le prossime elezioni nelle grandi città d’Italia potrebbero essere il crocevia per una ribaltone ai vertici del governo.
LUIGI DI MAIO E VIRGINIA RAGGI
Ad oggi l’unico ostacolo è Roma, dove il Pd va alla cieca con Calenda che scalpita e i 5Stelle che non hanno ancora deciso se scaricare Virginia Raggi (Di Maio dixit). Molto probabilmente si arriverà a un compromesso: strade separate al primo turno e una convergenza al secondo.
In questa cornice, l’unico vero grande equivoco politico si chiama Giuseppe Conte. Con il proporzionale entrerebbe in fuorigioco e sarebbe costretto a farsi una lista propria che i sondaggisti già stimano intorno al 10%, ma la realtà spesso non è ciò che appare.
Una possibile lista Conte potrebbe infatti finire per pescare nel bacino elettorale del centrosinistra e per rubare qualche punto percentuale al Movimento, il che lascia perplessi i vertici di entrambe le forze politiche.
Meglio, dunque, mettere subito le cose in chiaro: approfittare di una possibile vittoria Pd-M5S alle amministrative del prossimo anno per chiedergli di mettersi da parte, magari con la promessa di farlo rientrare nel 2023.
Da maggio/giugno 2021 (Covid permettendo) al semestre bianco (fine luglio 2021) ci sono più di 30 giorni, quanto basta a Pd e 5Stelle per mettere in piedi un nuovo governo, più politico e meno ambiguo sui grandi temi, capace di scegliere il prossimo presidente della Repubblica e di anestetizzare le turbolenze interne soprattutto al M5S.
sergio mattarella parla con dario franceschini e nicola zingaretti
Del resto, il problema dell’alleanza strutturale, come reclamano Dibba e Casaleggio, non esiste. Il proporzionale, appunto, mette al sicuro dem e i grillini su una corsa in solitaria alle politiche del 2023 e, superato lo scoglio del Mes, la strada inizierà per tutti ad essere in discesa.
NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE SERGIO MATTARELLA