GLI ANARCHICI NON ASPETTANO UN ATOMO - L’ATTENTATO AD ADINOLFI RIVENDICATO DALLA FEDERAZIONE ANARCHICI INFORMALI CONTRO IL NUCLEARE E A “SOSTEGNO DEI FRATELLI GRECI”: “ABBIAMO AZZOPPATO UNO DEI TANTI STREGONI DELL’ATOMO DALL’ANIMA CANDIDA E DALLA COSCIENZA PULITA” - IL TIMBRO DI UN UFFICIO POSTALE DI GENOVA - CHI SONO GLI ANARCHICI DEL FAI, EVERSIVI CHE GUARDANO ALL’ESTERO - LA PISTOLA USATA PER L’ATTENTATO POTREBBE ARRIVARE DA UN ARSENALE DELLE BR LIGURI…
1- «ABBIAMO AZZOPPATO ADINOLFI», AL CORRIERE LA RIVENDICAZIONE DEL NUCLEO OLGA
da "Corriere.it"
IL VOLANTINO DELLA RIVENDICAZIONE
http://media2.corriere.it/corriere/pdf/2012/olga_110512.pdf
à stato rivendicato con un comunicato a firma Fai-Cellula Olga l'attentato al dirigente dell'Ansaldo, Roberto Adinolfi. Il volantino è stato recapitato al Corriere della Sera per posta ordinaria. Il timbro postale indica che la busta è stata inviata da Genova.
Nel lungo testo viene citata una frase di Adinolfi, gambizzato a Genova lunedì, in cui il dirigente sminuisce l'impatto ambientale del nucleare e la portata del disastro nucleare in Giappone di Fukushima. Il titolo della rivendicazione è Il marchio della vita. Nel testo si legge: «Abbiamo azzoppato Roberto Adinolfi, uno dei tanti stregoni dell'atomo dall'anima candida e dalla coscienza pulita».
2- CHI SONO GLI ANARCHICI DEL FAI
Dall'articolo di Gian Marco Chiocci per "il Giornale" di ieri
(...)
Quel che invece si dà per assodato è una «saldatura» fra due anime sin qui ideologicamente lontane e contrapposte - quella d'ispirazione marxista-leninista e l'altra anarchico/insurrezionalista per provare a dare vita a un'unica direttrice di «deriva violenta». Il riferimento è al già avvenuto salto di qualità degli anarchici «eversivi » della Federazione Anarchica Informale (Fai) capaci di passare dalla radicalizzazione della protesta di piazza alle azioni dirette contro i simboli del Male.
Occhio ai già noti «postini esplosivi» e ai loro pacchi bomba recapitati alla sede nazionale di Equitalia a Roma, all'Ad di Deutsche Bank, in Germania, all'ambasciata greca a Parigi, firmandosi «Cellula Free Eat e Billy - Fai/Fronte Rivoluzionario Internazionale», a un'agenzia romana del Monte dei Paschi di Siena. Banche, crisi, tasse, multe, tagli occupazionali, articolo 18, sono i temi delle rivendicazioni talvolta deliranti e dettati - almeno così parebbe- da un'unica mano che via via firmerebbe in maniera diversa ( «Cellule Insorgenti Metropolitane», «Fai Solidarietà Internazionale», «Fai Brigata 20 luglio», «Fai Cooperativa artigiana fuoco e affini», «Fai Nucleo Rivoluzionario Horst Fantazzini», «Fai Rivolta Anonima Tremenda », «Fai Nucleo Anti sociale»). Così, per dare l'idea di un vasto consenso e una copiosa emulazione che in realtà non c'è.
Oltreconfine marcia il «Fronte Rivoluzionario Internazionale» alimentato da componenti anarchiche elleniche, spagnole, tedesche, italiane e sudamericane assemblato all'indomani delle linee programmatiche lanciate dalla «Cospirazione delle Cellule di Fuoco» greche. Strategie eversive che prevedono il «doppio ruolo» clandestino e ufficiale/pubblicodei componenti, la necessità di una «compartimentazione» per garantire all'organizzazione la massima sicurezza, l'innalzamento del livello di intervento auspicando sempre più «azioni dirette ».
Non a caso gli obiettivi presi di mira sono comuni, tutti riferiti allo «strapotere economico finanziario » responsabile della «sofferenza delle masse». E non a caso il Ros sottolinea come una valutazione definitiva sulla possibilità che diventi «endemica» la degenerazione della «connotazione violenta delle manifestazioni di protesta» dipende essenzialmente dall'eventuale perdurare, e peggiorare, delle motivazioni del dissenso rispetto al particolare momento storico e all'escalation di rivendicazioni via via diverse. (...)
3- GENOVA, GIALLO SULLA PISTOLA SPARITA DALL´ARSENALE DELLE NUOVE BR
Massimo Calandri e Francesco Viviano per "la Repubblica"
Nell´arsenale sequestrato tre anni fa agli eredi delle Brigate Rosse, in un paesino dell´entroterra genovese, c´erano due fucili mitragliatori, poi una Beretta e una calibro 6,35 con la matricola abrasa, detonatori, cavi d´innesco ed una bomba a mano. All´elenco mancava solo una pistola di fabbricazione russa. La Digos trovò un disegno dell´arma, trovò le istruzioni per usarla e pulirla, trovò persino le munizioni.
Ma la rivoltella, no. Era una Tokarev calibro 7,62. Come quella usata lunedì mattina per gambizzare Roberto Adinolfi, manager di Ansaldo Nucleare. Un caso? Non per la procura del capoluogo ligure, che ieri mattina nel carcere di Catanzaro ha fatto perquisire la cella di Massimo Riccardo Porcile, 42 anni, il contadino proprietario della cascina di Sussisa dove la polizia fece irruzione nel giugno del 2009; e quella di un altro genovese, Gianfranco Zoja, 58 anni, ex armiere - mai pentito - delle vecchie Bierre.
Riflettendo sulla tecnica "brigatista" dell´attentato e sull´obiettivo "altamente simbolico", seguendo le tracce di una pistola piuttosto inusuale come la Tokarev, gli investigatori sono inevitabilmente tornati all´arcipelago eversivo genovese e a quell´arma mai ritrovata. A quei due. Che cinque mesi fa, arrestati dopo la scoperta dell´arsenale, sono stati condannati per l´attentato dinamitardo del 2006 alla caserma Vannucci di Livorno, in cui erano rimasti feriti due paracadutisti della Folgore. Secondo la polizia, con alcuni complici volevano compiere un attentato al G8 della Maddalena.
Della lotta armata Porcile e Zoja hanno fatto l´unica ragione di vita, continuando a mantenere contatti con l´esterno. Anche con altri ex brigatisti. Michele Di Lecce, procuratore capo, si limita a dire che nelle indagini «c´è finalmente qualcosa di nuovo», ma non va oltre. Non commenta le perquisizioni, che avrebbero riguardato altre persone attualmente detenute in diversi carceri e legate all´area dell´eversione.
à la svolta? Il capo della polizia, Antonio Manganelli, si limita a dire che occorre «molta cautela» in questa fase. «Siamo ancora aperti a tutte le ipotesi», aggiunge, ma poi ammette che «si guarda all´area antagonista armata, dove sfumano i confini tra gruppi marxisti-leninisti e anarco-insurrezionalisti».
Nelle prossime ore sono in programma nuove perquisizioni e forse i primi interrogatori, l´attenzione si concentra su alcune persone - tra di loro, altri due genovesi: un insegnante ed un dipendente Asl - definite "vicine" ai due eredi delle Bierre attualmente detenuti. E però il procuratore rilancia la tesi delle tre piste dell´attentato - brigatista, anarchica, aziendale - precisando che «nessuna, al momento, è privilegiata».
Anche il direttore dell´Aisi, Giorgio Piccirillo, ha riferito ieri al Copasir che tutte le ipotesi investigative restano valide. «Si collabora tra le polizie dei diversi Stati», dicono gli inquirenti, e il riferimento è a possibili "pressioni" da parte della criminalità organizzata dell´Est europeo su Ansaldo, che all´estero gestisce commesse milionarie.
Tre manager dell´azienda, convocati in questi giorni in tribunale, hanno però smentito qualsiasi tipo di minaccia o ricatto oltre confine. Giuseppe Zampini, ad di Ansaldo Energia, è stato ascoltato nel tardo pomeriggio dal pm Silvio Franz. Stamani parteciperà a Milano, insieme ad altri manager, alla riunione indetta da Giuseppe Orsi, presidente di Ansaldo, per illustrare il piano di Finmeccanica e le conseguenti dismissioni delle attività civili. Un appuntamento che in questa settimana di grande tensione e di fantasmi della lotta armata, gli inquirenti giudicano molto «delicato».









