matteo salvini antonio tajani giorgia meloni autonomia

GLI ELETTORI RECLAMANO AUTONOMIA. DALLE DECISIONI DEL GOVERNO – GLI ELETTORI DI CENTRODESTRA SONO PIÙ CONTRARI ALL’AUTONOMIA DI QUELLI DI CENTROSINISTRA: OLTRE IL 40% NE SOTTOLINEA GLI ASPETTI NEGATIVI, CON PUNTE DEL 50% - PIÙ DELLA METÀ DEI SIMPATIZZANTI DI FORZA ITALIA SI ESPRIMEREBBE CONTRO LA NORMA CARA SOLO ALLA LEGA. IL PROBLEMA DEL REFERENDUM VOLUTO DAL CENTROSINISTRA (LO STESSO CHE NEL 2001 VOTÒ LA RIFORMA DEL TITOLO V) SARÀ RAGGIUNGERE IL QUORUM - PER UNA VOLTA, L'AFFLUENZA AL SUD SAREBBE PIÙ ALTA CHE AL NORD

1. AUTONOMIA, INCOGNITA SUL QUORUM SOLO IL 33% SICURO DI PARTECIPARE IN VANTAGGIO I NO ALLA RIFORMA: 58%

Estratto dell’articolo di Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera”

 

SONDAGGIO IPSOS SULL AUTONOMIA

Il tema del rafforzamento delle autonomie regionali è presente nel dibattito politico da almeno un trentennio. È stato spesso visto come un tema tipico del Nord del Paese, con le venature secessioniste impresse dalla Lega. Ma è stato anche un tema importante per il centrosinistra, con venature più federaliste.

 

Centrosinistra che arriva nel 2001 ad una riforma (per molti versi problematica) che riconosce alle regioni un’ampia autonomia. Il mese scorso il centrodestra ha approvato la riforma detta della «autonomia differenziata» che stabilisce gli iter e le modalità attraverso le quali le regioni potranno chiedere maggiore autonomia nella gestione di diverse materie (fino a 23).

 

giorgia meloni 11

[…] i sostenitori, prevalentemente di centrodestra, ritengono che questa riforma permetterà un miglioramento dei servizi e aumenterà l’efficienza della spesa; i critici, prevalentemente di centrosinistra, pensano al contrario che si amplificheranno le disuguaglianze territoriali e peggioreranno i servizi delle regioni meno ricche, prevalentemente del Sud.

 

[…] Che cosa pensano gli italiani di questa riforma? Prima di tutto occorre dire che i nostri connazionali ne sanno poco: solo il 16% si dichiara infatti adeguatamente informato, mentre 29% ha avuto modo di ascoltare qualche notizia e il restante 55% ne ha sentito parlare senza saper bene di cosa si tratti o è all’oscuro del tema.

SONDAGGIO IPSOS SULL AUTONOMIA 1

 

Dal punto di vista territoriale non emergono differenze rilevanti, mentre gli elettori Pd e delle altre liste minori (in cui vi è una consistente presenza di elettori di sinistra e dell’ex terzo polo) evidenziano un livello di conoscenza del tema apprezzabilmente più elevato della media.

PROTESTA DELLE OPPOSIZIONI CONTRO IL DDL AUTONOMIA

 

Rispetto alle principali valutazioni positive della riforma, il 47% condivide la tesi che l’autonomia differenziata consentirebbe di trattenere le imposte dei residenti sul proprio territorio, responsabilizzando maggiormente gli amministratori locali, mentre il 41% è d’accordo con l’affermazione che l’autonomia differenziata produrrebbe un risparmio per l’intero sistema regionale, poiché […] introdurrebbe uno standard comune di riferimento.

 

MATTEO SALVINI PRIMA IL NORD

I contrari a queste due tesi sono rispettivamente il 28% e il 30%. Invece, riguardo alle valutazioni negative, il 49% pensa che l’autonomia differenziata disarticolerebbe servizi e infrastrutture che dovrebbero invece mantenere una dimensione unica nazionale […] mentre il 50% ritiene che la riforma sancirebbe, quando non aggraverebbe, le profonde differenze economiche, politiche e sociali che già ci sono fra le regioni. Il disaccordo con queste due affermazioni si colloca al 27% in entrambi i casi.

SONDAGGIO IPSOS SULL AUTONOMIA 2

 

Prevalgono quindi, sia pur in maniera non dirompente, le opinioni critiche sulla proposta di autonomia. È interessante notare che nel Meridione l’elettorato è più critico come era lecito aspettarsi (pur se non distruttivo), ma che anche nel Nord del Paese si manifestano consistenti perplessità sulla riforma. E anche rispetto agli orientamenti politici le posizioni non sono granitiche: certo gli elettori di opposizione sono decisamente critici, ma quote che vanno da un quarto a oltre il 40% ne condividono gli aspetti positivi, mentre tra gli elettori di centrodestra, pur approvandone fortemente gli aspetti positivi, le perplessità, cioè la condivisione degli aspetti negativi, è addirittura più forte: oltre il 40% con punte di oltre il 50% sottolinea i rischi impliciti nella riforma. Insomma, possiamo dire che le perplessità ci sono da entrambe le parti, ma sono più consistenti tra chi la riforma dovrebbe sostenerla.

 

ROBERTO CALDEROLI MATTEO SALVINI

Le opposizioni hanno avviato la raccolta di firme per un referendum abrogativo della proposta. Il tema che si pone è quello della partecipazione: per essere valido deve vedere la partecipazione del 50% più uno degli aventi diritto. Oggi solo un terzo sembra essere deciso a partecipare all’eventuale consultazione, mentre il 26% non lo esclude ma è incerto. Con questi numeri, per la nostra esperienza, la partecipazione è ancora lontana dalla soglia. Infine, se si votasse, attualmente prevarrebbero coloro che intendono respingere la legge: se riportiamo i dati ai voti validi (escludendo quindi gli indecisi), il 58% si schiera per l’abrogazione, 42% per la conferma. […]

 

2. QUORUM ALLA PORTATA GRAZIE AL SUD E ANCHE GLI ELETTORI FI BOCCIANO LA RIFORMA

stima affluenza referendum autonomia - sondaggio noto per repubblica

Estratto dell’articolo di  Antonio Noto per “la Repubblica”

 

La domanda che ci si pone ancor prima di presentare la richiesta del referendum sull’Autonomia differenziata è se il quorum del 50% dei votanti sarà superato o no.

Il 55% degli italiani è al momento intenzionato a votare, quindi se tale stima […] sarà rispettata il referendum ha buone probabilità che sia valido, anche con un discreto margine.

 

[…] Dall’analisi politica emerge che, indipendentemente dall’area di residenza, l’intenzione di recarsi a votare è sicuramente maggiore da parte di coloro che sostengono i partiti di opposizione: dal 68% degli elettori del Pd al 95% dei simpatizzanti di Alleanza verdi sinistra.

 

Però è anche da notare che la propensione ad entrare in cabina elettorale coinvolge pure il 68% dei votanti Forza Italia (la stessa percentuali dei dem), mentre tra i seguaci di FdI scende al 44% e tra i leghisti comunque arriva al 58%.

 

AUTONOMIA DIFFERENZIATA E TASSE - IL MESSAGGERO

Questo per dire che se è vero che gli elettori dei partiti di opposizione hanno le maggiori motivazioni a partecipare, è anche vero che per i sostenitori del governo comunque questa è percepita come una sfida alla quale prendere parte, forse anche per l’estrema valenza simbolica e storica che questo provvedimento ha in quelli che si identificano con la Lega.

 

Ma la stima sull’affluenza riporta un quadro ancora più interessante e del tutto inedito, basato su una elevata differenza della partecipazione in relazione all’area territoriale di residenza. Mentre nelle ultime elezioni europee si è registrata una maggiore partecipazione al Nord che non al Sud, nel caso del referendum sull’Autonomia differenziata le tendenze si capovolgono.

giorgia meloni 12

 

Infatti al Meridione è intenzionato ad andare a votare il 68% dei cittadini, al Centro la percentuale si abbassa al 59%, ma comunque al di sopra della soglia del 50, mentre nel Settentrione diminuisce ma non in maniera elevata e arriva al 45%. Insomma questa volta i cittadini sembrano apprezzare lo strumento referendario senza rifugiarsi nella tattica dell’astensione per renderlo nullo.

 

C’è poi il tema delle intenzioni di voto, se gli italiani intendano cancellare o meno la norma sull’Autonomia differenziata da poco approvata in Parlamento. I risultati del mese di luglio non sono differenti rispetto a quanto già pubblicato a giugno. Rimane stabile al 45% la quota che boccerebbe la riforma, così anche quelli che sono a favore, inchiodati al 35%.

 

BANDIERE DELLE REGIONI ALLA CAMERA DOPO L APPROVAZIONE DELL AUTONOMIA DIFFERENZIATA

C’è però ancora un ulteriore 20% che si dichiara indeciso, una fetta di popolazione che potrebbe incidere in maniera decisiva sull’esito del risultato referendario. Analizzando dunque le intenzioni di voto emerge chiaramente dalle opposizioni l’intenzione di cancellare la legge Calderoli.

 

Dal 50% di Azione al 78% del Pd, predomina il Sì al referendum abrogativo. Più interessanti sono i dati dei partiti di maggioranza. Non stupiscono certo il 75% dei leghisti e il 63% di FdI pronti a votare No all’abrogazione, ma desta particolare interesse il dato degli elettori azzurri. Oltre la metà dei simpatizzanti di Forza Italia si esprimerebbe contro la norma, e solo il 35% si allineerebbe al voto degli altri partiti di maggioranza.

 

autonomia differenziata vignetta by rolli il giornalone la stampa

[…] a bocciare la riforma Calderoli sarebbe il 63% dei residenti nel Sud, il 54% degli abitanti nel Centro mentre solo nel Nord prevarrebbero nettamente i favorevoli con il 57%. Comunque sia, se al momento la probabilità di superare il quorum è un obiettivo raggiungibile, la vittoria dei Sì o dei No è ancora tutta da costruire ma entrambe le fazioni forse devono rivedere le proprie strategie. […]

elly schlein convegno contro l autonomia a napoli autonomia differenziata secessione dei ricchiprotesta dei sindaci contro la riforma dell autonomia differenziata

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…