renato boraso luigi brugnaro ching chiat kwong

C’È UNA TALPA A VENEZIA – TRA GLI INVESTIGATORI CHE HANNO MESSO IN PIEDI L’INCHIESTA PER CORRUZIONE SULL’AMMINISTRAZIONE BRUGNARO C’ERA UN “MILITARE INFEDELE”, CHE HA AVVISATO L’ASSESSORE, RENATO BORASO, DELL’INDAGINE. COSÌ, GLI INDAGATI SI SONO TUTELATI CON CELLULARI “ANTI-TROJAN” E COLLOQUI SOLO DI PERSONA – L’INTERCETTAZIONE DI BRUGNARO: “PENSA PRIMA DI PARLARE. SOPRATTUTTO AL TELEFONO” – I PM: “LA TENTATA VENDITA DELL’AREA DEL PILI NON È STATA UNA “SEMPLICE TRATTATIVA, MA…”

LUIGI BRUGNARO - PRIMA PAGINA DEL FATTO QUOTIDIANO

1. PM VENEZIA, SUI PILI 'LUNGO ACCORDO BRUGNARO E ACQUIRENTE'

(ANSA) - La tentata vendita dell'area dei Pili, sulla gronda della Laguna di Venezia, non è stata "una semplice trattativa" ma "un lungo percorso non portato a conclusione, in cui le parti hanno condiviso e co-deciso pure i dettagli del progetto", intervento "che sarebbe stato autorizzato dall'amministrazione comunale".

 

Lo scrivono i pm veneziani Roberto Terzo e Federica Baccaglini, ricostruendo la vicenda che fa parte delle accuse di corruzione nei confronti del sindaco Luigi Brugnaro e dei suoi collaboratori. La trattativa di vendita ricostruita dalla Guardia di Finanza è proseguita per oltre un anno "in parallelo allo sviluppo del progetto e al suo adeguamento alle crescenti richieste economiche di Brugnaro - sostengono i magistrati - che prevedevano nel prezzo anche la costruzione di un palazzo dello sport dapprima da 10.000 spettatori poi elevato a 16.000".

 

CHING CHIAT KWONG

Brugnaro , il magnate singaporiano Ching e i propri collaboratori "si sono impegnati a fondo in una serrata trattativa per vendere i terreni su cui realizzare un intervento edilizio mastodontico, inizialmente di 168.000 metri quadri poi elevati a 430.000, volto alla costruzione di edifici a destinazione residenziale, servizi e financo casa di riposo, la cui consistenza è stata decisa assieme fin nei dettagli, con la garanzia che il venditore l'avrebbe fatto approvare nella sua veste di amministratore comunale".

 

LUIGI BRUGNARO RENATO BORASO

Il progetto immobiliare, a detta della Procura, "avrebbe portato nelle casse dell'imprenditore Brugnaro 150 milioni dalla vendita dei terreni, sotto forma di denaro e di un grande palasport di 16.000 posti costruito dalla parte acquirente, che realizzava l'intervento immobiliare, e che sarebbe stato dato in dote alla società pallacanestro Reyer".

 

Lo stop nella primavera 2018, non fu dovuto alla "desistenza delle parti" ma per la scoperta, da parte dell'imprenditore singaporese Ching e dei suoi collaboratori - tutti indagati - che il terreno era pesantemente inquinato e "subito dopo il clamore derivato da articoli di stampa che svelavano la trattativa e denunciavano la commistione di interessi nella persona del venditore dei terreni e detentore dei poteri autorizzativi".

 

2. INCHIESTA VENEZIA, LA SOFFIATA DELLA “TALPA” ALL’ASSESSORE: «ATTENZIONE AI TROJAN NEL TELEFONINO»

Estratto dell’articolo di Angela Pederiva per “il Gazzettino”

 

RENATO BORASO

L’inchiesta sulla corruzione a Venezia è andata avanti per due anni malgrado una “talpa” tra gli investigatori. Si tratta di «un militare infedele», che ha avvisato l’allora assessore Renato Boraso degli accertamenti compiuti dalla Guardia di finanza sotto il coordinamento della Procura, al punto da indurlo a dotarsi di un nuovo cellulare: un apparecchio «di ultimissima generazione», quindi a prova di trojan, come quelli del capo di gabinetto Morris Ceron e del suo vice Derek Donadini, secondo gli inquirenti però ugualmente attenti ad evitare anche le intercettazioni ambientali. Il retroscena spunta dal fascicolo, messo a disposizione degli avvocati delle 32 persone e delle 14 aziende indagate, affinché possano predisporre le loro difese.

 

LUIGI BRUGNARO GIOVANNI TOTI

Inizialmente sono state effettuate le tradizionali intercettazioni telefoniche, il cui esito è stato però «non decisivo», ammettono i pubblici ministeri Federica Baccaglini e Roberto Terzo, poiché gli indagati e i loro interlocutori si sono limitati «ad accordarsi per incontri di persona ovvero rinviando la prosecuzione delle comunicazioni su piattaforme quali WhatsApp», che richiedono l’installazione di un captatore informatico.

 

Gli inquirenti hanno provato a installare il trojan nei telefoni di quattro soggetti: Ceron, Donadini, Boraso e Alessandra Bolognin, direttrice generale dell’azienda pubblica Immobiliare Veneziana. Tuttavia l’operazione è riuscita solo per questi ultimi, in quanto gli altri due hanno chiesto all’azienda informatica municipalizzata Venis degli apparati «non infiltrabili».

 

RENATO BORASO

La “talpa” sarebbe entrata in azione proprio su questo fronte. E non sarebbe stata la sola a mettere in guardia l’assessore: «La determinazione del Boraso a cambiare il telefono – puntualizzano gli inquirenti – è stata frutto di ripetuti avvisi ricevuti da persone diverse (tra cui un militare infedele e lo stesso sindaco Brugnaro) di essere sottoposto ad indagini».

 

Significativa per i pm è la captazione ambientale in cui il primo cittadino dice al componente della Giunta: «Ti ripeto... pensa prima di parlare! Soprattutto al telefono...». Un indizio, secondo l’accusa, del fatto che Brugnaro sarebbe stato al corrente delle condotte di Boraso e lo avrebbe avvertito, «garantendogli comunque il suo “silenzio”».

 

coraggio italia di giovanni toti e luigi brugnaro

[…] Ceron e Donadini si sarebbero imposti una severa «autodisciplina» dopo l’accesso dei finanzieri in Comune per acquisire documenti riguardanti la cessione dei palazzi storici Donà e Papadopoli. Il loro traffico telefonico “normale” si sarebbe «fortemente ridotto» a favore di applicazioni di messaggistica come WhatsApp e Signal «che consentono anche chiamate vocali che eludono completamente le intercettazioni».

 

Eloquente viene reputata la registrazione del 30 dicembre 2022, quando Ceron è stato contattato da Federico Meneghesso, capo della direzione del presidente Luca Zaia (entrambi non indagati), il quale gli ha chiesto un breve incontro: «Alla richiesta di Meneghesso, Ceron manifesta la propria impossibilità, in quanto si trova a Milano e chiede a Meneghesso “se riesce a dirgli...” telefonicamente. Meneghesso fa comprendere a Ceron che non è opportuno parlarne telefonicamente e alla fine i due si accordano per sentirsi su “Signal”».

 

Morris Ceron

Un’abitudine a quanto pare piuttosto nota, se il 23 gennaio 2023 perfino una bancaria «si scusa del fatto che lo sta contattando telefonicamente in quanto ha dei problemi con WhatsApp». Cinque giorni prima lo stesso capo di gabinetto sarebbe però stato rimproverato da Brugnaro per aver fatto dei nomi parlando al cellulare: «Ma non devi dirmelo così... ti ho detto vieni qua».

 

[…]

AREA PILI VENEZIA 1

Le strategie di autocontrollo si sarebbero poi rinforzate pure per i dialoghi in presenza, nel timore che fossero state posizionate delle “cimici” […]. Sarebbe stato questo il senso del messaggio inviato il 27 gennaio 2023 da Donadini a Boraso: «Ci vediamo di persona? Faccio fatica al telefono...». Ma questo basta per accusare amministratori e funzionari? «È fuori di dubbio che tale condotta non può, di per sé, costituire indizio a carico […] ma è altrettanto indubbio che una così ossessiva postura difensiva […] è dimostrativa della comune consapevolezza di tutti costoro di non poter agire e trattare apertamente certe questioni dovendole confinare nel più riservato e inaccessibile degli ambiti».

 

AREA PILI VENEZIA

 

Renato BorasoVENEZIA - AREA I PILI AREA PILI VENEZIA 2

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni romano prodi elon musk donald trump ursula von der leyen giovanbattista fazzolari

COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…

giorgia arianna meloni massimiliano romeo matteo salvini

RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA FACCIA HA RITIRATO DALLA CORSA PER LA SEGRETERIA DELLA LEGA IN LOMBARDIA IL SUO CANDIDATO LUCA TOCCALINI. E ORA IN LIZZA C’È SOLO MASSIMILIANO ROMEO, UNA VOLTA SUO FEDELISSIMO - UNA MOSSA SOSPINTA SOPRATTUTTO DALL’ASSOLUTO BISOGNO DI SALVINI DI AVERE PIÙ UNITI CHE MAI I CAPOCCIONI DELLA LEGA: PER IL 20 DICEMBRE È ATTESA LA SENTENZA PER IL PROCESSO OPEN ARMS - IL CAPITONE SPERA IN UNA SENTENZA DI CONDANNA: DIVENTARE "MARTIRE DELLA GIUSTIZIA" SUL TEMA DELLA MIGRAZIONE POTREBBE TRASFORMARSI IN UNA MEDAGLIA SUL PETTO PER RISALIRE NEL CUORE DEI LEGHISTI SEMPRE PIÙ DELUSI - DOPO LE SCONFITTE ALLE POLITICHE E ALLE REGIONALI, CON LA LEGGE SULL’AUTONOMIA FATTA A PEZZI, ORA LE SORELLE MELONI VOGLIONO SALIRE ANCHE SUI TRENI, DOVE SALVINI, COME MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, VUOL FARLA DA PADRONE. IL BORDELLO CONTINUA: FINO A QUANDO?

tony effe

DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA ANDATE A FANCULO! MENTRE PAPA BERGOGLIO ACCOGLIE SANTI E PUTTANE, TRANS E GAY, LA SINISTRA ITALIANA PROVA A IMPORRE QUESTA OSSESSIONE AMERICANA PER IL POLITICAMENTE CORRETTO CHE SI ILLUDE DI RIDURRE IL TASSO DI INTOLLERANZA UTILIZZANDO UN LINGUAGGIO APPROPRIATO. TUTTO INUTILE. PERCHÉ IL RIDICOLO È PIÙ FORTE DEL PERICOLO. DIRE OMOSESSUALE ANZICHÉ GAY NON PROTEGGE GLI OMOSESSUALI DALLA VIOLENZA DI STRADA. COSÌ COME CACCIARE DAL PALCO DEL CONCERTONE DELL’ULTIMO ANNO IL RAPPER TONY EFFE PER AVER SCRITTO BRANI CHE "VEICOLANO MESSAGGI OFFENSIVI VERSO LE DONNE E NORMALIZZANO ATTEGGIAMENTI VIOLENTI" NON CAMBIA LA VITA SOCIALE E I RAPPORTI INTERPERSONALI. MASSÌ, IN PRINCIPIO ERA IL VERBO. MA ALLA FINE C'È LA BUGIA, IL TERRORE DI ESPRIMERE LIBERAMENTE QUELLO CHE SI PENSA, DETTO ALTRIMENTI FASCISMO”

mario calabresi - elly schlein - matteo renzi - carlo calenda - ernesto maria ruffini

DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E MODERATA, CHE INSIEME AL PD POSSA CONTRAPPORSI ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 ALLA DESTRA AUTORITARIA DEL GOVERNO DI MELONI (SALVINI E TAJANI NON CONTANO PIU' UN CAZZO) - MENTRE PROCEDE L'EUTANASIA DEL TERZO POLO, OSTAGGIO DI RENZI E CALENDA, SI E' AUTOCANDIDATO IL CATTOLICO ERNESTO MARIA RUFFINI, MA NON LO VUOLE NESSUNO (ANCHE PRODI DUBITA DEL SUO APPEL MEDIATICO) - RISULTATO? SI È DIMESSO NON SOLO DAL FISCO MA ANCHE DA CANDIDATO - RUFFINI O NO, UNA “COSA" DI CENTRO DOVRÀ NASCERE A FIANCO DEL PD. L'EVANESCENZA DEI CATTO-RIFORMISTI DEM E' TOTALE. IL VATICANO E L'AZIONISMO CATTOLICO NON SI RICONOSCONO NEI VALORI ARCOBALENO DELLA MULTIGENDER ELLY SCHLEIN – RUMORS DALLA MILANO CIVICA: CIRCOLA IL NOME DI MARIO CALABRESI COME CANDIDATO SINDACO PER IL DOPO SALA…