E LA GUERRA DIVENTA SUBITO FINANZIARIA - GLI USA MINACCIANO SANZIONI ECONOMICHE, E DA MOSCA ARRIVA LA SFIDA: “BENISSIMO, LASCEREMO IL DOLLARO” (MA IL CREMLINO SMENTISCE)
1. UCRAINA: GAZPROM, DA APRILE CANCELLATO SCONTO GAS
(ANSA) - A partire da aprile la Russia cancellerà lo sconto sul gas concesso a dicembre all'Ucraina e che ha fatto scendere il prezzo del metano da circa 400 a 268,5 dollari per mille metri cubi. Lo fa sapere l'ad di Gazprom Alexiei Miller citato dall'agenzia Itar-Tass.
2. CREMLINO,CON SANZIONI USA LASCEREMO DOLLARO
(ANSA) - Se gli Usa introdurranno sanzioni contro la Russia, Mosca sarà costretta a lasciare il dollaro per altre valute e creare il proprio sistema di calcolo e pagamenti: lo ha annunciato il consigliere economico del Cremlino Serghiei Glaziev, citato da Ria Novosti.
3. MOSCA, CON SANZIONI FINE DIPENDENZA ECONOMICA DA USA
(ANSA) - In caso di sanzioni Usa per la vicenda ucraina, Mosca "troverà il modo non solo di annullare la sua dipendenza finanziaria dagli Usa ma anche di uscire da queste sanzioni con grandi vantaggi per la Russia": lo ha annunciato il consigliere economico del Cremlino Serghiei Glaziev, citato da Ria Novosti.
4. CREMLINO SCONFESSA SUO CONSIGLIERE SU SANZIONI USA
(ANSA) - Il Cremlino fa marcia indietro sulle dichiarazioni del suo consigliere economico Serghiei Glaziev in merito ad eventuali sanzioni Usa per la vicenda ucraina: una fonte di alto livello della presidenza ha precisato a Ria Novosti che quelle dichiarazioni non riflettono la posizione del Cremlino e rappresentano la sua opinione personale.
5. UCRAINA: STEINMEIER, 'NESSUNA SOLUZIONE' CON RUSSIA
(ANSA-AFP) - Nessuna soluzione in vista con la Russia sull'Ucraina: lo ha detto il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier dopo aver incontrato a Ginevra il suo collega russo Serghiei Lavrov.
6. PIÃ VICINE LE SANZIONI ALLA RUSSIA
Marco Zatterin per "la Stampa"
I toni sono duri; i margini per un'azione che possa far arretrare i russi in Crimea davvero stretti. La parola del giorno è «de-escalation», termine che fissa l'obiettivo regressivo del vorticoso ballo diplomatico con cui l'Europa e gli alleati occidentali stanno cercando per lo meno di fermare Putin.
I ministri degli Esteri Ue condannano «la chiara violazione della sovranità ucraina», confermano la sospensione dei lavori preparatori del G8 in programma a Sochi in giugno, e avvertono che, «senza de-escalation», saranno studiate «misure mirate», a partire dal blocco dei negoziati per liberalizzare i visti. In un vertice straordinario, giovedì a Bruxelles, i leader dell'Ue decideranno se e come procedere.
Dopo una giornata di incontri anche tesi, i capi delle diplomazie europee hanno lasciato Bruxelles senza chiudere formalmente la sessione consiliare. «La situazione è fluida, attendiamo gli eventi», ha concesso l'italiana Federica Mogherini. Bisogna seguire con attenzione i movimenti di Serghiei Lavrov, il ministro degli Esteri del presidente Putin.
Ha visto il segretario delle nazioni Unite Ban Ki-moon ieri a Ginevra. Poi è stata la volta del tedesco Frank-Walter Steinmeier, rapido nei movimenti, e pressato da una Merkel determinata a ritagliare per il suo Paese un ruolo di mediatore chiave. La Cancelliera ha avuto un altro colloquio col Cremlino. Secondo il «New York Times» avrebbe detto domenica a Obama che lo Zar Vladimir «vive in un altro mondo». Però negozia con l'evidente intenzione di evitare un corpo a corpo troppo deciso: intende scavare la pietra una goccia dopo l'altra.
L'America fa la voce più grossa, come le si conviene. «La Russia è dal lato sbagliato della Storia», ha tuonato il presidente Obama, confermando i lavori in corso a Washington su misure economiche per penalizzare Mosca. Fonti dell'amministrazione ritengono che vi siano possibilità di piegare Putin con l'arma economica.
Si pensa a limitazioni dei movimenti di capitali, del resto il rublo sta precipitando, segno che potrebbe funzionare. Oppure un'azione sul fronte energetico dove un calo del prezzo del greggio dovuto al diffondersi di energie alternative (come lo shale gas), potrebbe far saltare la cassa russa. L'impressione è però che Usa e Ue parlino con toni diversi.
Sul campo, invece, la musica è diversa. A registratori spenti, la maggior parte delle fonti europee ammette che la Crimea è persa. «Chiediamo ai russi di ritirarsi immediatamente e ai soldati di tornare nelle loro caserme», è stato l'appello di Cathy Ashton, alto rappresentante per la politica estera Ue, in predicato di vedere Lavrov nelle prossime ore a Madrid.
Il Consiglio di sicurezza Onu s'è riunito a New York su richiesta di Mosca, che ha ribadito che l'ucraino Viktor Yanukovich è il «legittimo presidente» e ha chiesto il suo intervento per «ristabilire legge e ordine». Sull'altra sponda dell'Atlantico, la Polonia ha ottenuto che stamani si riunisca il Consiglio Atlantico Nato «ex art. 4», che riguarda il caso in cui uno degli alleati si senta minacciato.
«Tutte le strade sono aperte», riassume il ministro Mogherini, che potrebbe vedere a sua volta Lavrov a Parigi domani. L'Italia è in linea con la posizione tedesca della durezza nella mediazione. «L'importante è cercare di abbassare i toni», dice la nuova inquilina della Farnesina. L'Europa ci prova con una serie di opzioni, meno pungenti di quelle americane.
«Chiede il ritiro delle truppe» e, in parallelo, gioca la carta di una missione di osservatori dell'Osce e di un gruppo di contatto con Ue, Onu, Ucraina e Russia, sul quale la Merkel avrebbe avuto il sì di Putin. In cambio, niente sanzioni subito. Le volevano i baltici, Svezia e Irlanda. Inglesi sintonici con gli Usa. Cauti i francesi, più dialogatori tedeschi e italiani, attenti alle relazioni economiche. Le prossime 48 ore di qui al vertice di Bruxelles saranno decisive. Nel bene e nel male.






