INCROCI TELEFONICI – DOPO LA SPARATA SUL CAPITALISMO DI RELAZIONE RENZI RITORNA ALLA REALTÀ – IL GOVERNO PREOCCUPATO PER I PROGETTI SU TELECOM DI VINCENT BOLLORÈ, UOMO DALLE MILLE RELAZIONI – IL FINANZIERE BRETONE TRAGHETTERÀ TELECOM VERSO MEDIASET?
1.DAGONOTA
Sarà anche brutto e disdicevole, il capitalismo di relazione, ma spesso singoli uomini controllano rilevanti pacchetti azionari e intrattengono molteplici relazioni con banche, grandi investitori istituzionali, altri soci e altri tycoon. Di questo Matteo Renzi deve farsi una ragione, come sicuramente gli avranno spiegato i suoi uomini di relazione nel mondo della finanza, Davide Serra e Andrea Guerra.
In queste settimane l’attenzione del governo è puntata su quello che un campione del capitalismo di relazione come Vincent Bollorè farà in Telecom Italia. Bollorè si ritrova fra le mani l’8% del colosso telefonico e potrebbe essere tentato di crescere con la sua Vivendi. Ma il finanziere bretone gioca su più tavoli e non è un mistero che stia guardando a Mediaset proprio nell’ottica di una convergenza tra la tv e la telefonia. Mediatore obbligato con il Biscione e Berlusconi è ancora una volta Tarak Ben Ammar, altro profeta del capitalismo di relazione. Un modo di fare affare appena disturbato dagli slogan della politica
2. LE PARTITE E LE PREOCCUPAZIONI PER TELECOM ITALIA
Daniela Polizzi per il “Corriere della Sera”
Che secondo il Premier il capitalismo di relazione e l’assenza di trasparenza che lo caratterizza fossero uno dei mali più evidenti del Paese, Matteo Renzi lo aveva già fatto capire chiaramente. Su tutti i dossier chiave ha chiamato al suo fianco profili professionali che hanno avuto come riferimento solo il mercato. È il caso di quello di Andrea Guerra, l’ex ceo di Luxottica, ora consulente strategico sui casi industriali più delicati, che anche ieri, davanti alla platea delle società che aspirano a Piazza Affari, era al suo fianco.
L’approdo al listino per il tandem Renzi-Guerra è un modo per togliere quel tappo che blocca il decollo delle aziende verso i mercati globalizzati. Sempre che si rispettino le regole. In primo luogo l’apertura dei board a consiglieri indipendenti, un passo indietro degli imprenditori e delle famiglie che non devono avere come obiettivo primario il controllo delle aziende (anche attraverso noccioli duri o patti di sindacato) a discapito della crescita. Questo, se si vuole essere credibili nei confronti degli investitori internazionali sempre più attratti dai venti di ripresa che soffiano sul Paese.
È possibile tuttavia che dietro le dichiarazioni di Renzi ci sia stato anche il riferimento alle due partite più calde in materia di modernizzazione del Paese. La prima porta il nome di Metroweb e il progetto di portare la banda ultralarga in tutta la Penisola e nella quale il governo vorrebbe che tutte le parti in campo partecipassero: dai soci del Fondo strategico a F2i fino agli operatori tlc. Senza lasciare fuori Telecom Italia.
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La seconda sono proprio i futuri assetti dell’ex monopolista. Dopo lo scioglimento del patto di sindacato incardinato sulle relazioni tra le banche, Telecom appare diventato sempre più una public company. Appunto, sembra. Quel che non è chiaro a Renzi e al suo staff è che cosa diventerà. Con il colosso Vivendi di Vincent Bolloré determinato ad accrescere il suo peso azionario nell’incumbent italiano. Bolloré è un imprenditore attento al mercato. Ma non ha mai disdegnato le alleanze e le relazioni. E guarda con interesse ai piani di Mediaset e Sky. La domanda che Renzi si pone, forse con qualche preoccupazione, è proprio verso quale direzione e quale modello capitalistico il patron francese potrebbe traghettare Telecom.