IL GRANDE FREDDO TRA USA-ISRAELE - NETANYAHU RESPINGE LA TREGUA UMANITARIA PROPOSTA DA BLINKEN E LO SBLOCCO DEI FONDI ALL'ANP. GLI STATI UNITI PENSANO CHE SOLO UN'AUTORITÀ NAZIONALE PALESTINESE RAFFORZATA E PIENAMENTE RICONOSCIUTA ANCHE DALL'INTERLOCUTORE ISRAELIANO POSSA DAPPRIMA RINSALDARE IL SUO RUOLO NELLA WEST BANK E QUINDI PROVARE A ESTENDERSI SU GAZA - BLINKEN PUNTA SUGLI ALLEATI ARABI E HA OTTENUTO UN IMPEGNO CONCRETO DA PARTE DI ISRAELE NEL…
Alberto Simoni per la Stampa - Estratti
Antony Blinken ha lasciato ieri sera Israele alla volta della Giordania. Stamane ad Amman ci sarà un vertice ancora più delicato rispetto alla tappa di Tel Aviv. Attorno al tavolo il re Abdullah II metterà i ministri degli Esteri delle monarchie del Golfo, il delegato egiziano e i rappresentanti dell'Autorità nazionale palestinese. Per l'inviato di Washington è l'occasione per compattare il fronte non solo su quello che serve ora – aiuti ai civili bloccati a Gaza e liberazione degli ostaggi nonché la complessa operazione delle "pause umanitarie" nei raid – ma anche sull'assetto futuro della Striscia.
Le tensioni con Netanyahu Blinken al premier ha portato un duplice messaggio di Biden. Il primo è che «Israele non resterà da sola».
(...) Tuttavia, e questo è il secondo messaggio, Israele deve fare di più «per proteggere i civili e gli Stati Uniti, da amico stretto, possono suggerire come fare».
(...) Ma la pausa umanitaria è stata già respinta, o quantomeno per ora allontanata da Netanyahu, il quale ha sottolineato che «prima Hamas deve liberare gli ostaggi». Sono 240 circa detenuti nelle segrete di Gaza. E lo stesso Blinken ha ammesso che non c'è nessuna certezza su cosa si possa ottenere – in riferimento agli ostaggi e alla possibilità di far uscire i civili – con lo stop ai raid.
L'allargamento del conflitto Il messaggio che Blinken ha consegnato a Israele è che «gli Usa non consentiranno l'apertura di un secondo o di un terzo fronte nella crisi». La Casa Bianca giovedì ha ribadito di non aver captato segnali che Hezbollah abbia ambizioni belliche e il discorso di ieri di Nasrallah negli ambienti diplomatici Usa è stato letto come prudente e non come una chiamata all'azione immediata.
Ma il rischio di una escalation è evidente, tanto che Blinken ieri ha ribadito che «chiunque pensi di trarre vantaggio dalla situazione è meglio non lo faccia». Gli Usa hanno rafforzato il livello di deterrenza, due gruppi navali con portaerei, incrociatori e cacciatorpediniere sono nel Mediterraneo; missili hanno intercettato i razzi sparati dallo Yemen verso il Mar Rosso, e Washington ha condotto operazioni a protezione delle sue truppe impegnate contro Isis in Siria. Blinken ha citato questi esempi per ribadire la determinazione Usa.
INCONTRO TRA ANTONY BLINKEN E BENJAMIN NETANYAHU
Le violenze nella West Bank Blinken ha ottenuto un impegno concreto da parte di Israele nel bloccare le azioni dei coloni contro le comunità palestinesi. L'Onu ha denunciato la militarizzazione della situazione denunciando la protezione dell'Esercito israeliano per le violenze dei coloni. Blinken ha sollevato la questione con la leadership israeliana. Ricordando che, se Israele ha diritto di difendersi anche «il modo con cui lo fa conta». Il timore americano è che una prolungata operazione militare nella Striscia di Gaza sia insostenibile davanti all'opinione pubblica americana e mondiale, tanto che il segretario Stato avrebbe parlato – stando ad alcune ricostruzioni – di «settimane e non di mesi» riferendosi alla possibilità di portare a termine la guerra.
Anthony blinken interrotto al congresso dai manifestanti pro palestina
La soluzione dei due Stati Oggi ad Amman i Paesi arabi terranno un vertice prima di confrontarsi con l'inviato Usa. Gli sforzi saranno concentrati sulla richiesta di una cessate il fuoco e sulla tutela dei civili, ma con Blinken si ragionerà anche del futuro assetto di Gaza. «Non si torna allo status quo ante 7 ottobre e Hamas non sarà più responsabile del governo della Striscia» ha detto il segretario di Stato, sottolineando che «nemmeno Israele può avere il controllo».
Sono questi i due limiti entro cui Washington si confronterà con gli alleati regionali, «opzioni ce ne sono diverse», ha suggerito Blinken, «ma è prematuro parlarne». Il punto chiave però passa dal riconoscimento dei due stati e Washington – apprende La Stampa – starebbe facendo pressioni su Israele perché scongeli i conti e i fondi dell'Anp. Fonti Usa suggeriscono infatti che solo un'Autorità nazionale palestinese rafforzata e pienamente riconosciuta anche dall'interlocutore israeliano possa dapprima rinsaldare il suo ruolo nella West Bank e quindi provare a estendersi su Gaza. Nel frattempo, una forza multinazionale gestirà il dopo Hamas.
antony blinken e benjamin netanyahu a tel avivBLINKEN ABU MAZENantony blinken e benjamin netanyahu a tel aviv