BEPPEMAO PERDE COLPI: RIESCE A FARSI SFOTTERE DA RENZIE - L’EX COMICO CIANCIA DELL’ENNESIMO “COLPO DI STATO” E MATTEUCCIO LO SPERNACCHIA: “MI PARE SIA IL TREDICESIMO DALL’INIZIO DEL 2014”

Andrea Malaguti per ‘La Stampa'

Palazzo Madama, fine seduta, fiume di parlamentari che corre verso la buvette. Pizze, tramezzini, molto ginseng. Fuori fa buio. Piove. «Ma i carri armati?». Il senatore del Pd stuzzica i colleghi del Movimento Cinque Stelle. Quelli lo ignorano. Come se fosse trasparente. Altra giornata difficile per loro. Spaccati sulla comunicazione, divisi sulla linea politica, incerti sulla capacità di restare uniti, inseguiti dalle nuove proposte di alleanza dei renziani, schiacciati, come sempre, dall'ultimo post di Grillo. Che cosa dice?

Per abbassare i toni di questi giorni deliranti, il Caro Leader, dopo l'ingovernabile circo fatto di insulti sessisti, proposte di espulsioni, occupazione dei banchi del governo e tweet imbarazzanti, ha deciso di affidarsi a un sempreverde: il Golpe. Testualmente. «In Italia è in corso, ora, mentre tu leggi questo articolo, un colpo di Stato, non puoi più far finta di nulla. Non è il primo, potrebbe essere l'ultimo».

A seguire gli elementi che suffragherebbero questa catastrofica visione. «In questi anni ci sono stati molti colpetti di Stato, dall'adozione del Porcellum all'uso indiscriminato dei decreti-legge che ha spossessato il Parlamento della funzione legislativa con il beneplacito del Presidente della Repubblica. (...). La volontà popolare viene rappresentata dagli eletti in Parlamento e l'Italia, secondo la Costituzione, è una Repubblica parlamentare. Così dovrebbe essere, ma non è così». Meraviglioso.

Il teorico della democrazia orizzontale che si trasforma in paladino dei Palazzi Rappresentativi. Un collasso logico senza fine. Così Matteo Renzi, vero grande incubo della diade Grillo-Casaleggio, uomini che sembrano compiacersi del loro accanimento, affonda con un tweet. «Ha detto Beppe Grillo che è in corso un #colpodistato. Mi pare sia il tredicesimo dall'inizio del 2014. Fate attenzione, mi raccomando». Gag che i senatori pentastellati Battista e Casaletto sembrano condividere. «Non c'è nessun colpo di Stato», dicono.

Battista prosegue verso la buvette, la Casaletto, resistente dentro la resistenza Cinque Stelle, si ferma con i giornalisti. «Grillo all'incontro dell'altro giorno ha sostenuto che i dissidenti sono fuori dalla storia. Benissimo, vorrà dire che ne scriveremo un'altra». In un altro partito? «No. Lottando da dentro. Tornando al senso originario di quello che eravamo. Se loro useranno la frusta contro di noi, noi useremo la frusta contro di loro». Non c'è grande armonia sotto il cielo, tanto che prima di tornare in Aula la Casaletto aggiunge.

«Alle europee voterò per il Movimento. A meno che le cose non degenerino». Tombola. Fa riferimento a una dichiarazione rilasciata 24 ore prima da una sua collega alla Camera, Gessica Rostellato che, amareggiata per il comportamento dei suoi, aveva detto: «Alle europee non voterò per il Movimento, non penso che possiamo mandare persone come queste a Bruxelles».

Dichiarazione coraggiosa. Rimangiata il giorno dopo su Facebook. «Ovvio che voterò M5S». Ovvio? Un surreale gioco degli specchi in cui tutto vale e niente vale. In cui ogni posizione e ogni affermazioni sono rivedibili il giorno successivo. Così, nel cestello di questa lavatrice impazzita, anche il Pd cerca di capire se esiste il modo di ottenere vantaggi non esattamente secondari. L'idea che Renzi possa volere un governo guidato direttamente da lui - che pure ha sempre negato questa ipotesi - si fa largo tra alcuni dei suoi uomini.

Un esecutivo sostenuto da Sel, da una parte dei Cinque Stelle e persino da un pezzo di Ncd, che possa durare fino al 2018, fugando così la paura di finire nell'oblio della minoranza democrat. Fantapolitica, rilanciata però da una dichiarazione di Oscar Farinetti, patron di Eataly molto vicino al sindaco di Firenze, alla trasmissione KlausCondicio. «Vedrei bene un'alleanza Renzi-Grillo». Uscita estemporanea? La senatrice Casaletto lo gela. «Con Bersani ci avrei anche pensato, ma Renzi proprio no». Ma ciò che vale oggi, quanto conta domani?

 

 

grillo RENZIGRILLO E RENZI Patrizia Prestipino e Oscar Farinetti RENZI FARINETTI

Ultimi Dagoreport

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)